Sei minuti dopo le nove della sera, il 6 maggio del 1976 in Friuli la terra tremò devastando quel fazzoletto tra pianura e Prealpi che di lì a poco avrebbe assunto la denominazione di quadrilatero del sisma di Gemona, Venzone, Buia e Majano.
IL DEVASTANTE SISMA DEL 1976
Fino a qualche generazione fa, se si andava per la strada a chiedere a un friulano quale fosse a suo avviso l’evento centrale vissuto negli ultimi cento anni, egli avrebbe risposto le due guerre mondiali e il terremoto. Fu un evento davvero tremendo, un sisma di magnitudo 6.5 della scala Richter che viene ricordato come il quinto peggior evento sismico che abbia colpito l’Italia nel XX secolo, seguito solo a quello di Messina del 1908, della Marsica del 1915, dell’Irpinia del 1980 e dell’Irpinia e del Vulture del 1930. «La notte dell’orcolat» come si usava dire ai bambini che domandavano il perché di tutto quello sfacelo, le ragioni di quello che ai loro occhi ingenui appariva come il frutto dell’azione maligna di un’entità cattiva.
LA NOTTE DELL’ORCOLAT
«L’orco che vive nella montagna si è arrabbiato e ha scosso la terra facendo venire giù tutto», questa era la risposta che sovente ricevevano. E, in effetti, quella sera i massicci rocciosi parvero avanzare scuri incombendo sui paesi a valle come se fossero dei terribili orchi. Quando le montagne si colorarono di rosso, La notte dell’orcolat è anche un libro, un romanzo storico scritto da una donna che quell’evento (così come le altre due scosse che si verificarono negli stessi luoghi quattro mesi dopo, l’11 e il 15 di settembre) lo visse in prima persona, quando era bambina. Stefania Pittino Nosnan, questo il nome dell’autrice, racconta la tragedia e i problemi che allora afflissero la sua, come le altre famiglie friulane colpite dal sisma.
IL DRAMMA ATTRAVERSO GLI OCCHI DI MICHELA DEGANO
Ella lo fa attraverso un personaggio apparentemente di fantasia, la signora Michela Degano, che tuttavia assorbe nella sua figura tante vicende di tante persone e di tante famiglie accomunate da un drammatico destino. La Nosnan ricorre a questo artificio anche per descrivere i luoghi, lo fa volutamente per non imprimere la narrazione su di un solo paese o un solo villaggio, dunque descrive un paese prendendone un pezzetto da tutti gli altri colpiti dal terremoto, volta per volta e senza ricorrere mai alla toponomastica, proprio perché tutti quanti li si potranno facilmente riconoscere tra le righe del racconto. Lo stesso vale per le storie degli esseri umani, dove la sua penna entra in punta di piedi.
TRANQUILA QUOTIDIANITÀ FINO A UN ISTANTE PRIMA
Chi sono costoro? Ovviamente i terremotati, ma non soltanto loro, poiché quello della Nosnan è un romanzo corale definito da un susseguirsi continuo di personaggi che ruotano attorno alla figura principale della protagonista. Nella narrazione, che durerà fino alla fine dello sfollamento, nel 1980, Michela verrà in contatto con le perone più disparate: soccorritori, militari, alpini delle caserme lesionate dei paraggi, vigili del fuoco, albergatori. Una umanità variegata formicolante tra le macerie e i disastrati. Tutto inizia un minuto prima della scossa, è il prologo, quando in quella caldissima serata lei e la sua famiglia vivono gli ultimi secondi di normalità, una quotidianità turbata soltanto dall’anomalo comportamento degli animali, indice incompreso di qualcosa che inesorabilmente stava per arrivare.
UN SURREALE SILENZIO
Poi, all’improvviso il terremoto. La tragedia dura l’arco di un attimo. È tanto fulminea quanto dilatato sarà il dolente futuro di Michela. La paura. La fuga dalla casa; quella strana atmosfera che seguì la scossa, che si può descrivere come caratterizzata dal rumore nel silenzio. «Un surreale silenzio che non viene rotto dal fracasso – testimonia l’autrice -, poiché a esso si fonde, in una cacofonia mai ascoltata in precedenza che è fatta di rumori sinistri, cedimenti, motori di macchine che si avviano e salgono dalle rampe delle rimesse per allontanarsi velocemente dai centri abitati, lamenti di gente ferita. Poi, piano piano si realizza quello che è davvero successo. Prima si cercano i vivi sotto le macerie, poi si seppelliscono i morti, quindi si pensa a ricostruire: le fabbriche, le case e infine le chiese.
PRESENTAZIONE AL FOGOLÂR FURLAN DI ROMA
Lo scorso venerdì 17 novembre Stefania Pittino Nosnan ha presentato il suo libro al pubblico convenuto presso il Fogolâr Furlan di Roma, dove nella Sala Roma dell’Unar (Unione nazionale associazioni regionali) è stata intervistata dall’avvocato Gianluca Ruotolo, che del sodalizio friulano della Capitale è consigliere; all’evento, che è stato introdotto dal presidente di quest’ultimo, Francesco Pittoni, è intervenuto anche l’architetto Roberto Dionisi.
di seguito è possibile ascoltare la registrazione integrale dell’audio dell’evento (A594)
INFO
Titolo: Quando le montagne si colorano di rosso. La notte dell’orcolat;
genere: romanzo storico;
autrice: Stefania Pittino Nosnan;
editore: edizioni Convalle;
collana: Collana Sole;
pagine: 234;
prezzo: euro 16,00;
ISBN: 979-12-81038-16-5