BALCANI, sviluppi. L’Europa pone sotto esame i Paesi balcanici e l’Italia organizza una importante cooperazione con l’Albania

Nell’analisi dei processi di integrazione di questi Stati in vista della possibile adesione all’Unione europea si registrano delle sensibili differenze da candidato e candidato

a cura di Giuseppe Morabito, generale in ausiliaria dell’Esercito italiano attualmente membro del Direttorio della NATO Defense College Foundation; le considerazioni espresse nell’articolo rispecchiano esclusivamente le opinioni personali dell’autore – A tutti i governi dell’Europa unita la cooperazione regionale con e tra i paesi dei Balcani occidentali (Macedonia del Nord, Albania, Serbia, Montenegro e Cossovo) appare fondamentale ai fini dei loro processi di pace e integrazione europea. Essa riveste una importanza centrale nel mantenimento della stabilità regionale, nei rapporti tra gli Stati stessi dei Balcani occidentali e nel loro basilare percorso verso Bruxelles. Va ricordato, inoltre, come l’entusiasmo dei governi della regione per le riforme e un ampio coinvolgimento della società dei Balcani occidentali risulti ancora più essenziale per un processo di adesione significativo e realmente trasformativo.

VIAGGIO DI BORRELL NEI BALCANI

L’alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, ha presieduto il mese scorso l’incontro tra l’Unione europea e i ministri degli esteri degli Stati balcanici. Borrell ha posto l’accento sull’importanza dell’unità e della forte cooperazione con i partner locali per rafforzare la resilienza e promuovere pace e stabilità nel continente.  Egli ha inoltre sottolineato che l’Unione europea conta sui paesi candidati quali partner affidabili nella politica estera, di sicurezza e di difesa, anche quando si tratta di allineamento con le decisioni di Bruxelles in questi settori. Mai in come in questo momento, a più seicento giorni dall’aggressione russa all’Ucraina e da più di un mese dall’attacco terroristico che ha scatenato il conflitto in Medio Oriente, essere «allineati» all’Europa democratica permane importante. Dal comunicato stampa emesso a seguito dell’incontro è emersa altresì l’opportunità di scambiare opinioni sulle sfide della regione e sul suo futuro europeo in un momento in cui la politica di allargamento dell’Unione ha acquisito un nuovo slancio.

CHI CAMBIA E CHI NO

Il Commissario europeo ha ribadito il continuo e forte sostegno dell’Unione sui piani politico, tecnico e finanziario, fornito a tutti i candidati (e potenziali candidati) per aiutarli nel processo che dovrebbe portare al varo delle principali riforme necessarie: politiche, istituzionali, sociali ed economiche. I rapporti annuali recentemente pubblicati dalla Commissione europea mostrano come in questo percorso, rispetto al 2022, l’Albania abbia incrementato il proprio livello di preparazione in sei capitoli negoziali, mentre il Cossovo li ha incrementati in cinque; la Macedonia del Nord e la Serbia hanno aumentato il loro livello di preparazione di un capitolo ciascuna, mentre in Montenegro e in Bosnia-Erzegovina non è stato registrato alcun cambiamento. Ciascuna relazione della Commissione ricorre a una scala al fine di descrivere lo stato dei lavori in ciascuno dei trentatré capitoli negoziali: fase iniziale, un certo livello di preparazione, moderatamente preparato, buon livello di preparazione e ben avanzato; tale scala è spesso graduata in maniera informale e a ogni livello vengono assegnati i numeri da uno a cinque.

IL LAVORO DI TIRANA

L’Europa ha quindi calcolato il livello medio di preparazione su questa scala per ciascun paese della regione e ne è risultato che, nonostante alcun significativo miglioramento, il Montenegro permane al primo posto nella regione, con un voto medio di 3,12, la Serbia ha aumentato il suo livello di preparazione e anche la Macedonia del Nord ha ottenuto lo stesso miglioramento in termini di livello di preparazione. L’Albania, nello specifico ha aumentato il voto complessivo da 2,64 a 2,74 nella scala da uno a cinque; infine, la Bosnia-Erzegovina non ha registrato alcun cambiamento e il voto medio è rimasto lo stesso dell’anno scorso, 1,67. L’Albania in queste settimane si trova al centro dell’attenzione dell’Italia in queste ore, ha avuto progressi limitati nella stragrande maggioranza dei settori, e questo indica che Tirana deve lavorare di più per raggiungere l’obiettivo, che è l’Unione europea.

SE I CENTRI MIGRANTI IN ALBANIA DOVESSERO FUNZIONARE

L’accordo raggiunto questo mese dall’Italia con l’Albania per la realizzazione di centri per i migranti che sbarcano via mare «potrebbe servire da modello per altri paesi dell’Unione europea», ha dichiarato il Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, che ha aggiunto come «questo possa essere un esempio che altri paesi potrebbero seguire, soprattutto se funzionerà bene», ha poi ella aggiunto al riguardo durante la sua visita in Croazia. Risale infatti all’inizio del mese l’annuncio fatto dalla Meloni e dal primo ministro albanese Edi Rama relativo a un nuovo programma concepito allo scopo di cercare di ridurre, o quantomeno limitare, il numero di migranti in arrivo in Italia attraverso la costruzione di due centri di accoglienza in Albania, strutture che dalla prossima primavera dovrebbero ospitare all’incirca tremila persone.

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