L’investimento nelle otto Zone economiche speciali (Zes) nel Mezzogiorno d’Italia in due anni ha portato a un significativo impatto economico, sia su quei territori che sul resto dell’economia. In particolare, da uno studio condotto da The European House-Ambrosetti, introdotto da Cetti Lauteta (Head of Scenario Sud della nota organizzazione di analisi e consulenza aziendale) è emerso come dall’avvio dell’operatività nel 2021 Campania e Calabria si siano collocate ai primi posti nella graduatoria della distribuzione dei fondi stanziati a copertura delle spese del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Dunque, si tratta di una iniziativa che colma una lacuna sulla quale nel recente passato non pochi, e non a torto, avevano sollevato dubbi, lamentando, appunto, la carenza di analisi riguardo ai risultati di questo strumento, in particolare per quanto concerneva la Campania.
ESEMPIO CAMPANIA
Nel corso del convegno che ha avuto luogo lo scorso 9 novembre presso la Terrazza Civita di Piazza Venezia a Roma, si è affermato che, qualora tutte le Zes dell’Italia meridionale seguissero l’esempio della Campania, si potrebbero porre nelle condizioni di allocare risorse per investimenti (in maniera diretta ovvero indotta) per un totale di 83 miliardi di euro, cioè una quota pari al 23% del valore aggiunto complessivo generato nell’intero Sud del Paese. Questa è la stima elaborata dagli analisti che si sono recentemente applicati alla materia, partendo dalle esperienze maturate in questo paese nel quadro del più ampio contesto delle Zes in Europa.
I DUBBIOSI E I DETRATTORI
Tema attorno al quale si è articolato il dibattito romano (del quale nella sua massima parte è possibile ascoltarne la registrazione audio – A590) è stato quello relativo all’opportunità dell’accentramento dei poteri in una cabina di regia che consegnerebbe nelle mani dell’esecutivo una direzione strategica da attuare mediante strutture di missione. Detrattori e dubbiosi riguardo alla istituzione per effetto del cosiddetto «Decreto Sud» della Zes Unica sottolineano il fatto che non sia affatto casuale che il progetto origini da un governo di destra-centro a trazione Fratelli d’Italia. Essi inoltre argomentano le loro perplessità ricorrendo a un semplice quesito: è opportuno modificare uno strumento che sulla base dei risultati si è rivelato addirittura più efficace di quanto previsto?
IL MANTRA E LE CONVINZIONI
In effetti, se il mantra è quello della «burocrazia soffocante per le imprese» e del «basta con le resistenze degli amministratori pubblici, che non vogliono perdere il loro potere di controllo», va tuttavia rilevato che, soltanto con riferimento ai mesi trascorsi del 2023, il numero di autorizzazioni rilasciate in queste Zes, dunque corrispondenti ad altrettanti investimenti, non sono state di certo limitate, mentre invece per quegli interventi che non sono stati realizzati la responsabilità andrebbe rinvenuta in capo ai soggetti attuatori, che non sono stati in grado di rispettare i tempi. Ora, anche i relatori del convegno romano organizzato da Ambrosetti convengono che le Zes rappresentano un esempio di semplificazione attuata che consente la realizzazione di operazioni smart, si dicono altresì convinti della scelta in direzione della Zes Unica.
CENTRALIZZARE AI FINI DI UNA STRATEGIA DI RESPIRO NAZIONALE
Essi sono dell’avviso della necessità di una strategia di respiro nazionale definita a monte delle otto Zes attualmente esistenti, un sistema nel quale le singole regioni sposano l’indirizzo nazionale approvando il piano strategico e, successivamente, perimetrando le aree di interesse. Conseguentemente, sull’aspetto della strategia unica quale somma di più strategie regionali si è andata sviluppando parte della discussione, con un focus concentrato sulle tre linee di intervento indicate dagli organizzatori dell’evento quali prioritarie ai fini del successo della Zes Unica. Si tratta di governance centrale e operatività locale, certezza e coesistenza temporale degli incentivi fiscali; realizzazione di una Zes mista.
RISULTATI E PREVISIONI
La Campania, è stato illustrato, è riuscita ad attrarre investimenti per un ammontare di circa novecento milioni di euro, risorse indirizzate in particolare verso i servizi della logistica e della farmaceutica, per il tramite dell’Autorizzazione unica, mentre 1,1 miliardi di euro attraverso il ricorso allo strumento del credito di imposta, generando così una ricaduta positiva sull’occupazione locale della quale hanno beneficiato più di ottomila persone. Gli analisti di The European House Ambrosetti hanno stimato che gli investimenti attratti dalla Zes Campania genereranno ventitré miliardi di euro in termini di valore aggiunto, oltre a ventimila posti di lavoro.