Rabat, 27 ottobre 2023, a cura di Andrea Gagliarducci, vaticanista dell’agenzia giornalistica ACI Stampa, https://www.acistampa.com/story/al-mowafaqa-laccordo-ecumenico-del-marocco-che-vive-da-dieci-anni?utm_campaign=ACI%20Stampa&utm_medium=email&_hsmi=280137438&_hsenc=p2ANqtz–wVJHmWqyQu2JP3udp4-qD3xoy-65-zXR9XH1sMpM68eTod-hpoapTG0qbCCrXFGp6bxRir4_G57hkeeQEFlB6_PU8SOJ1nHd5I8MoT0Ce5CQHUH8&utm_content=280137438&utm_source=hs_email – Si chiama al Mowafaqa, che è la parola araba che significa «accordo» , ed è un istituto teologico ecumenico, fondato nel 2012 sotto gli auspici del Ministero degli Affari religiosi e dell’Arcidiocesi di Rabat.
UN ISTITUTO ECUMENICO
Si tratta di un istituto ecumenico che ha un peso particolare in Marocco, e non a caso una delegazione di suoi studenti partecipò alla messa di Papa Francesco a Rabat nel 2019. Il cardinale Cristobal Lopez, arcivescovo di Rabat, ne è il presidente assieme al pastore Karen Smith, presidente della Chiesa evangelica del Marocco, ed ha partecipato a Roma ad un evento che puntava proprio a commemorare l’Istituto ecumenico di teologia. Ma che cosa è al Mowafaqa? È un luogo di formazione, riflessione e interreligioso, che comprende un polo universitario in cui si studiano teologia e scienze religiose e un polo culturale destinato a promuovere l’incontro delle culture, avendo anche una biblioteca specializzata.
AL MOWAFAQA
Installato a Rabat nei locali dell’ex centro di documentazione La Source, l’Istituto ha accolto i suoi primi studenti nel 2012. Dopo un anno di attività è stata inaugurata ufficialmente venerdì 19 settembre e sabato 20 settembre 2013 alla presenza di personalità marocchine e straniere, dall’Africa e dall’Europa. La sua esistenza, in Marocco, ha un peso non indifferente, e non a caso era il sogno dell’arcivescovo emerito di Rabat Vincent Landel e dell’ex presidente della Chiesa evangelica in Marocco, Samuel Amedro. Perché l’unità tra cristiani è una necessità, in una terra un cui le Chiese cattoliche e protestanti insieme rappresentano meno dello 0,2% della popolazione e sono quasi tutte composte da stranieri, principalmente cittadini di diversi paesi dell’Africa sub-sahariana. L’Istituto al Mowafaqa è aperto a tutte le Chiese cristiane. La formazione teologica è in francese, e punta anche al dialogo con l’Islam. La formazione viene fornita sotto forma di sessioni intensive con insegnanti in visita provenienti dall’Europa e dall’Africa a cui si aggiungono, per il campo dell’Islam, gli accademici marocchini.
FORMAZIONE DELLE COMUNITÀ
Ogni anno, più di ottanta studenti seguono corsi presso l’Istituto, a tempo pieno o parziale. Sono comunità cristiane giovani, dell’età media di trentacinque anni, con il 70% che addirittura è al di sotto dei trent’anni. Sono quasi tutti studenti, molti sono arrivati in Marocco per studiare nelle scuole e nelle università, a volte sono di passaggio e altre volte invece si stabilizzano nel paese. L’Istituto beneficia di tre convenzioni con l’Istituto Cattolico di Parigi, con l’Università di Strasburgo e con l’Università Cattolica dell’Africa Centrale (Yaoundé). I corsi sono a due voci, con un insegnante cattolico e uno protestante, e spaziano dall’Europa all’Africa sub-sahariana, da lingua araba ad islamologia. La licenza teologica si ottiene in quattro anni, e i diplomi arrivano dalla facoltà di teologia protestante dell’Università di Strasburgo e dall’Istituto Cattolico di Parigi, ma c’è anche un diploma conseguito in quattro mesi che è l’al Mowafaqa Certificate for the Dialogue of Cultures and Religions e un seminario islamico di dieci giorni in estate.
TEOLOGIA E DIALOGO INTERCULTURALE
Ci sono prevede tre tipologie di formazione: un primo ciclo di teologia (centottanta crediti), un certificato di il dialogo delle culture e delle religioni (un semestre pari a trenta crediti) laurea magistrale in religioni, società e dinamiche transnazionali. L’Istituto offre anche corsi di lingua araba (classica e Darja). L’Istituto offre inoltre un seminario di islamologia ogni anno a luglio. Anche lui può rispondere a richieste di formazione nell’ambito delle proprie competenze (ad esempio, formazione dei dirigenti delle Chiese domestiche). Il centro culturale è il punto di ancoraggio dell’Istituto nella società marocchina. Ha lo scopo di farlo diventare un luogo di creazione artistica in sintonia con la scena marocchina e aperto al resto del continente africano.