VATICANO, diplomazia pontificia. Emirati Arabi Uniti: si parla di un viaggio del Pontefice

In una recente intervista, Papa Francesco ha palesato la possibilità di un proprio viaggio in Papua Nuova Guinea, un viaggio che era progettato per il 2020 che in seguito non aveva però avuto luogo a causa della diffusione della pandemia. In un’altra occasione, egli aveva ventilato un suo viaggio in Kosovo nel mese di novembre, seppure nulla al riguardo fosse stato allora ancora deciso. Tuttavia, egli potrebbe recarsi in visita negli Emirati Arabi Uniti. In questo caso si tratterebbe di un ritorno, poiché dopo la Laudate Deum parteciperebbe personalmente alla COP28, evento al quale è stato ufficialmente invitato. Oltre Tevere la proposta verrebbe dunque presa seriamente in considerazione

a cura di Andrea Gagliarducci, vaticanista dell’agenzia giornalistica ACI Stampa, articolo pubblicato il 22 ottobre 2023, https://www.acistampa.com/story/diplomazia-pontificia-il-papa-negli-emirati-arabi-uniti?utm_campaign=ACI%20Stampa&utm_medium=email&_hsmi=279332901&_hsenc=p2ANqtz-_gx2uWl9BfevlyMRrlzo9HojB4lU3DBTHvOoVjYUERzRM0CXuj99-BpgUIko6Ns0LPDPBsw3HvRfKyZfRBERF4YBta7CSxVgsRJPWIMQVTAuFMJmw&utm_content=279332901&utm_source=hs_email In una recente intervista, Papa Francesco ha palesato la possibilità di un proprio viaggio in Papua Nuova Guinea, un viaggio che era progettato per il 2020 che in seguito non aveva però avuto luogo a causa della diffusione della pandemia. In un’altra occasione, egli aveva ventilato un suo viaggio in Kosovo nel mese di novembre, seppure nulla al riguardo fosse stato allora ancora deciso. Tuttavia, egli potrebbe recarsi in visita negli Emirati Arabi Uniti. In questo caso si tratterebbe di un ritorno, poiché dopo la Laudate Deum parteciperebbe personalmente alla COP28, evento al quale è stato ufficialmente invitato. Oltre Tevere la proposta verrebbe dunque presa seriamente in considerazione

LA NUOVA FRONTIERA DIPLOMATICA VATICANA

Gli Emirati Arabi Uniti sembrano essere la nuova frontiera diplomatica di Papa Francesco. Perché è lì che dal 30 al 12 dicembre si terrà la COP28, la 28 Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico, un appuntamento cui il Papa tiene così tanto che lo ha preparato con una esortazione, la Laudate Deum. E dato che ad Abu Dhabi si terrà i prossimi 6 e 7 un vertice aperto a tutti i leader religiosi sul cambiamento climatico, promosso da Papa Francesco e dal Ahmad al-Tayyb, Grande Imam di al ìAzhar. D’altronde, proprio con al Tayyb Papa Francesco firmò, ad Abu Dhabi, la Dichiarazione sulla Fraternità Umana. Non sorprende dunque, che gli EAU abbiano invitato il capo della Chiesa cattolica a partecipare alla COP28, magari solo per dare un indirizzo. L’invito è giunto ufficialmente lo scorso 11 ottobre, quando, a una settimana esatta dalla promulgazione della Laudate Deum, Sultan al-Jaber, presidente designato della COP 28, ha fatto visita a Papa Francesco; al-Jaber è stato anche intervistato dai media vaticani, discettando a lungo di mutamenti climatici e obiettivi condivisi con la Santa Sede.

CORONAMENTO DI UN PERCORSO

Papa Francesco avrebbe già voluto partecipare alla COP26 di Glasgow, nel novembre 2021, ma il viaggio non ebbe mai luogo. Potrebbe farlo ora andando ad Abu Dhabi, magari anche per vedere l’Abrahamic Center che è nato dopo la Dichiarazione della fraternità umana. Sarebbe un bel colpo per gli Emirati, che stanno lavorando da anni sul concetto di fraternità, promuovendosi nella regione come sostenitori di un Islam tollerante e in dialogo con le altre fedi. Quando il Pontefice visitò gli Emirati per la prima volta nel 2019 si era al culmine di questo percorso portato avanti dagli Emirati Arabi Uniti. Papa Francesco andava a parlare ad una Conferenza Internazionale sulla Fraternità Umana. E la stessa conferenza era parte di un lavoro che puntava a trasformare Abu Dhabi nella “città della tolleranza”, e diede inizio ad un anno chiamato “Anno della Tolleranza” che vuole proiettare gli Emirati tra gli Stati che intrattengono il dialogo. Gli Emirati Arabi Uniti avevano istituito un Ministero per la Tolleranza già nel 2016, mentre l’Istituto internazionale della Tolleranza sarebbe stato fondato nel 2017. Nel 2015 il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, aveva quindi visitato il Paese.

RELAZIONI TRA SANTA SEDE ED EAU

Santa Sede ed Emirati Arabi Uniti hanno stabilito rapporti diplomatici nel 2007 allo scopo di sviluppare «reciproca amicizia» e approfondire la «cooperazione internazionale». La più alta delegazione degli Emirati Arabi Uniti mai accreditata in Vaticano è stata quella guidata da Abdul Aziz al-Ghurair nel 2008, che già in quell’occasione sottolineò come gli EAU volessero stabilire una forte relazioni con il Vaticano, migliorando i contatti sul piano civile e religioso. Tra le varie iniziative intraprese ad Abu Dhabi, nel 2010 è stato organizzato dal centro degli Affari di informazione un simposio dal tema “Il ruolo del Vaticano nel diffondere i principi della coesistenza nel mondo e la tolleranza religiosa negli Emirati Arabi Uniti”, forum al quale intervennero Paul-Mounged el Hachem e il vescovo Paul Hinder, al tempo alla guida del vicariato dall’Arabia Settentrionale. Nel 2010, gli EAU nominarono poi la prima donna ambasciatore in Vaticano, la signora Hissa Abdulla Ahmed al-Otaiba.

LE ATTENZIONI RIVOLTE DA BERGOGLIO AGLI EMIRATI

Ci sono due motivi per cui Papa Francesco guarda con attenzione agli Emirati. Il primo riguarda il fatto che negli Emirati l’Islam maggioritario è quello sunnita. Papa Francesco aveva avviato questo dialogo con l’Islam sunnita nel 2016, quando furono riaperti i colloqui con l’università al Azhar del Cairo. L’Islam sunnita, tra l’altro, ha avviato da tempo un percorso di «modernizzazione», in particolare con un lavoro sul concetto di cittadinanza. Per il mondo musulmano, solo i seguaci del Profeta sono cittadini a tutti gli effetti, ma questa nozione era stata scardinata con la Dichiarazione di Marrakech del 2016, quella di Islamabad del 2019 e anche nell’Incontro internazionale per la Pace del Cairo del marzo 2017, cui Papa Francesco ha partecipato. Il secondo motivo riguarda la disponibilità degli Emirati, che hanno messo in campo molte energie. Dopo la Dichiarazione della fraternità umana, è stato stabilito l’Alto comitato per la fraternità umana e, ad Abu Dhabi, è stata costruita la Abrahamic Family House, dove una si trovano sulla stessa piazza una sinagoga, una moschea e una chiesa dedicata a San Francesco.

DIALOGO CON L’ISLAM SUNNITA E VIAGGIO IN MAROCCO

C’è comunque il rischio di sbilanciarsi verso l’Islam sunnita. Non è un caso che, quando Papa Francesco ha visitato l’Iraq nel 2021, sia stato incluso un incontro con il Grande ayatollah al-Sistani aprendo un nuovo canale di dialogo con l’Islam sciita che ha portato, in Iraq, a stabilire la Giornata della Coesistenza. Il tema della fratellanza è stato poi anche parte del viaggio di Papa Francesco in Bahrein. Sembra, invece, rimanere fuori da questo sforzo di dialogo con l’Islam il Marocco. Il Marocco ha una tradizione islamica diversa, che vede nel Re del Marocco il capo dei credenti. Visitando il Marocco nel 2019, tra l’altro, Papa Francesco firmò con il sovrano una dichiarazione su Gerusalemme che ha oggi una sua importanza cruciale, considerando quello che accade in Terrasanta. Sono tutte tradizioni islamiche che hanno il loro peso, e che potrebbero sentirsi trascurate da questo attivismo del Papa insieme all’Islam sunnita, favorito anche dai buoni rapporti con il Grande Imam al Tayyeb.

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