VATICANO, cristiani e conflitto in Palestina. Attuale stato delle relazioni tra Santa Sede e Israele

Il 14 ottobre scorso Eli Cohen, ministro degli Esteri dello Stato di Israele, ha avuto una conversazione telefonica con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati. Se il tema e i toni dell’incontro avvenuto in occasione della visita di Cohen in Vaticano qualche mese fa erano stati cordiali, e mostravano anche una volontà dello Stato di Israele a superare alcuni problemi interni (in particolare, gli attacchi di radicalisti ebraici nei confronti di cristiani), la conversazione telefonica del 14 ottobre faceva seguito a diverse rimostranze da parte dell’Ambasciata di Israele presso la Santa Sede aventi a oggetto le posizioni e le dichiarazioni dei Patriarchi di Terrasanta riguardo alla situazione nella striscia di Gaza

Il 14 ottobre scorso Eli Cohen, ministro degli Esteri dello Stato di Israele, ha avuto una conversazione telefonica con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati. Se il tema e i toni dell’incontro avvenuto in occasione della visita di Cohen in Vaticano qualche mese fa erano stati cordiali, e mostravano anche una volontà dello Stato di Israele a superare alcuni problemi interni (in particolare, gli attacchi di radicalisti ebraici nei confronti di cristiani), la conversazione telefonica del 14 ottobre faceva seguito a diverse rimostranze da parte dell’Ambasciata di Israele presso la Santa Sede aventi a oggetto le posizioni e le dichiarazioni dei Patriarchi di Terrasanta riguardo alla situazione di Gaza. Neppure la condanna ferma e inequivocabile delle azioni di Hamas da parte del Segretario di Stato, cardinale Parolin, erano riuscite a porre fine alla polemica.

ATTUALI RAPPORTI TRA VATICANO E ISRAELE

Nella telefonata – ha sottolineato il ministero degli Esteri di Gerusalemme in un comunicato diffuso il 15 ottobre scorso – Cohen ha affermato che Israele «si aspetta che il Vaticano venga fuori con una chiara e inequivocabile condanna delle azioni omicide e terroristiche di Hamas, che ha messo in pericolo donne, bambini e anziani per il solo fatto che questi sono ebrei e israeliti». Secondo gli officiali del ministero degli Esteri, Cohen avrebbe definito «inaccettabile tirare fuori una dichiarazione che esprime prima di tutto preoccupazione per i civili di Gaza mentre Israele sta seppellendo 1.300 persone uccise». Il riferimento è, appunto, alla penultima dichiarazione dei patriarchi e capi delle Chiese di Terrasanta relativa alla striscia di Gaza. Prima dell’inizio della crisi, l’arcivescovo Gallagher stava preparando la prima visita bilaterale in Israele da parte di un ministro degli Esteri vaticano, che avrebbe dovuto avere luogo il mese prossimo. Il 16 ottobre, in un incontro con i giornalisti, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca latino di Gerusalemme, ha dichiarato di aver firmato la dichiarazione dei patriarchi contestata da Israele, sebbene non abbia partecipato alla stesura del documento, mettendo in luce alcune perplessità. «Il Ministro degli Esteri israeliano è molto irritato e io comprendo il loro ragionamento» ha egli rilevato, condannando allo stesso tempo «la barbarie di Hamas» definendola «inaccettabile e incomprensibile».

ALLA RICERCA DI INTERLOCUTORI PER UN NEGOZIATO

Il Patriarca latino di Gerusalemme ha anche dato voce alla preoccupazione riguardo quello che potrebbe accadere nella striscia di Gaza, sottolineando come  siano attualmente 1.300 i cristiani nella parte settentrionale del Territorio palestinese alla ricerca di rifugio nelle chiese, persone che si rifiutano di lasciare la striscia così come richiesto dal governo israeliano in vista di un massivo attacco terrestre, poiché non sanno dove andare. Pizzaballa si è anche detto disponibile a offrirsi come ostaggio in cambio dei bambini detenuti da Hamas, dichiarazione che è stata molto apprezzata dall’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Rafael Schutz. Il cardinale ha anche notato che la situazione in Terrasanta rischia di espandersi al mondo intero, e che «per avere una mediazione occorrono interlocutori, ma questi sono difficili al momento, in quanto nell’attuale ambiente di ostilità c’è una grande durezza di spirito». Il 15 ottobre scorso, al termine dell’Angelus in Piazza San Pietro, il Pontefice aveva chiesto la cessazione del «diabolico odio, terrorismo e guerra» in Terrasanta, proponendo altresì che venissero garantiti dei corridoi umanitari al fine di aiutare coloro che stanno fuggendo dal conflitto.

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