a cura di Giuseppe Morabito, generale in ausiliaria dell’Esercito italiano e membro del Direttorio NATO Defence College Foundation – Sullo sfondo della guerra in Ucraina, la sicurezza, la difesa e il futuro della comunità euroatlantica permangono al centro dell’agenda politica internazionale e del dibattito mediatico. La NATO ha avviato una profonda revisione strategica per far fronte alle crescenti incognite che presenta l’attuale scenario globale, essa verrà discussa e approfondita l’anno venturo a Washington nel corso del LXXV anniversario dell’Alleanza atlantica.
IL VERTICE NATO DI VILNIUS
Il vertice NATO tenutosi a Vilnius ha avuto quattro aspetti importanti sia dal punto di vista dell’Alleanza intesa nel suo complesso di Stati membri che dell’Italia. Si tratta dell’allargamento a trentadue membri con l’ingresso della Svezia e della decisione di continuare a sostenere lo sforzo bellico dell’Ucraina senza indugi, prospettandole altresì un futuro quale membro della NATO, oltre ai possibili sviluppi delle relazioni con la Cina Popolare e alla situazione nel Mediterraneo. In primo luogo l’ingresso dichiarato della Svezia nell’Alleanza atlantica: ebbene, si suppone che il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan abbia “ceduto” alla logica, ma non è chiaro cosa bisognerà dargli quale contropartita. Per ora ci si deve rallegrare di quanto deciso, salvo ripensamenti nell’immediato (leggasi mancata concessione in ottobre da parte del parlamento di Ankara del nulla osta all’adesione di Stoccolma).
LE INCERTEZZE DI KIEV
Il presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, il secondo giorno del vertice ha chiarito il percorso ucraino verso la membership dell’Alleanza, con le annesse preoccupazioni della stessa Kiev, elemento dominante nell’agenda di quel vertice. Logicamente, Washington tende a mostrare coesione nell’Alleanza a seguito dell’invasione militare russa. Il comunicato finale del vertice ha rimosso una barriera all’ingresso, e chi ha rilasciato dichiarazioni in merito ha affermato con chiarezza che l’Ucraina non si unirà alla NATO nelle vesti di membro. Tuttavia si riscontrano pochi passi concreti, o scadenze, offerte quale significativa dimostrazione di sostegno al paese impegnato a difendersi dall’aggressione. La presenza del presidente ucraino in Lituania ha rappresentato certamente un segnale di unità. Egli ha preso atto delle conclusioni, rammentando che l’Ucraina ha bisogno di certezze, in particolare istituzionali.
IL PERCORSO DA SEGUIRE PER L’ADESIONE ALLA NATO
L’ideale per Kiev sarebbe che il Consiglio NATO-Ucraina le fornisca la necessaria certezza istituzionale, cosi come è importante che funga da strumento di integrazione e non solo di partenariato. L’Ucraina continua a chiedere efficaci misure di sicurezza sulla strada in direzione della NATO, affermando di poter offrire già ora delle garanzie nel percorso verso l’adesione, questo nella piena consapevolezza di non poterne divenire membro mentre la guerra è in corso. In definitiva, gli Alleati inviteranno l’Ucraina a unirsi all’Alleanza quando le condizioni verranno soddisfatte. Il presidente americano ha altresì sottolineato che Kiev non è pronta per entrare nella NATO perché la guerra scatenata dalla Russia dovrà cessare prima che l’Alleanza prenda in considerazione la sua candidatura. Biden ha espresso il suo pieno sostegno all’Ucraina che «a tempo debito» potrà aderire alla NATO. Gli Stati Uniti, insieme ai loro alleati hanno confermato l’intenzione di aiutare il paese aggredito a costruire un esercito in grado di difendersi e scoraggiare un attacco futuro. Soltanto dopo questa decisione si avvierà un processo di negoziati bilaterali con Kiev. La NATO aveva accolto per la prima volta le aspirazioni di una sua adesione nel 2008 a Bucarest, mentre a Vilnius si è definito il percorso da seguire.
LA SFIDA SINOPOPOLARE
Sul terzo specifico argomento del vertice va sottolineato che Pechino ha reagito con rabbia al comunicato della NATO che definiva la Cina Popolare come una «grande sfida per gli interessi e la sicurezza dell’Alleanza». Nel testo dai toni forti i leader della NATO hanno affermato che la Cina ha sfidato gli interessi, la sicurezza e i valori dell’Alleanza con le sue «ambizioni dichiarate e politiche coercitive». Ad avviso della NATO, la Repubblica Popolare Cinese ricorre a un’ampia gamma di strumenti politici, economici e militari al fine di incrementare la sua impronta globale e il suo potere di progetto, pur permanendo oscura la sua strategia, le intenzioni e il rafforzamento militare, nonché le operazioni ibride e informatiche dannose che pone in essere in parallelo alla sua retorica conflittuale e alla disinformazione che prende di mira l’Alleanza atlantica danneggiandone la sicurezza. Nella citata dichiarazione si afferma inoltre che Cina Popolare e Federazione Russa sono coinvolte in un «partenariato strategico approfondito», apparendo coinvolti in «tentativi di rafforzamento reciproco per indebolire l’ordine internazionale basato sulle regole».
PREOCCUPAZIONE ED ESORTAZIONI DI BRUXELLES
I leader alleati hanno infine esortato Pechino e a svolgere un ruolo «costruttivo» in qualità di membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che in virtù di questo detiene il diritto di veto e dovrebbe condannare la «guerra di aggressione all’Ucraina» della Russia. Pechino ha stigmatizzato i commenti, accusando la NATO di distorcere la sua posizione nel deliberato tentativo di screditarla. Al riguardo basterà ricordare quanto minacciato di recente in merito all’aggressione alla Repubblica di Cina – Taiwan, oppure la repressione in atto a Hong Kong, elementi utili alla comprensione della fondatezza delle preoccupazioni della NATO. Dalle conclusioni del Vertice emerge una rinnovata attenzione al fianco sud dell’Alleanza, cioè al Mediterraneo, che è importante sia per le gestione delle crisi in atto, soprattutto in Libia e Siria, che per la tragica e incontrollata immigrazione clandestina. Quanto precede è rafforzato dall’intesa a livello europeo sulla gestione dell’immigrazione nel Mediterraneo, raggiunta in queste ore nella riunione degli ambasciatori dei paesi membri dell’Unione europea, malgrado il voto contrario del blocco sovranista formato da Polonia e Ungheria, con Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia che si sono astenute.
MEDITERRANEO: CRISI IN ATTO E IMMIGRAZIONE
Per l’approvazione sarebbe occorsa la maggioranza qualificata, ossia il «sì» di almeno quindici Paesi in rappresentanza del 65% della popolazione europea. In ogni caso, grande soddisfazione è stata espressa negli ambienti diplomatici a seguito del raggiungimento di questa intesa, che permette di procedere nei negoziati con il Parlamento e con il Consiglio europei. Venerdì 6 ottobre, a partire dalle ore 14:30, alla Farnesina avrà luogo la VII conferenza organizzata dalla NATO Defense College Foundation sulla sicurezza transatlantica, evento che vedrà la partecipazione di diciotto personalità di rango internazionale specializzate nella specifica materia. Un primo panel analizzerà le grandi questioni della ripartizione di responsabilità, costi tra alleati e il tema cruciale del potenziamento della deterrenza; il secondo come rivitalizzare le partnership in Medio Oriente e Nord Africa, il rapporto tra questi partenariati e il teatro dell’Indo-Pacifico, la collaborazione tra NATO e Gulf Cooperation Council, il contrasto alle minacce esterne nella fascia tra Siria e Sahel.
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diretta streaming: il link sarà disponibile a ridosso dell’evento sul sito web della Fondazione: https://bit.ly/nato-2023-info