L’OPINIONE, cultura e tecnologia. I giganti del settore fagocitano i piccoli editori, che, «strozzati» dalle holding, chiudono bottega

Un appassionato monologo ha visto protagonista domenica 24 settembre l’editore Fabio Croce, ultimo rampollo di una nota famiglia di librai romani, la storica Libreria Croce, appunto. Egli lo ha fatto dal suggestivo palco del Teatro di Documenti, nel quartiere romano di Testaccio, dove ha affrontato il tema della cultura e della libertà partendo dalle prime forme di espressione dell’uomo, per giungere infine, dopo aver attraversato la storia del libro con tutti i suoi addentellati, fino ai giorni nostri, nei quali la situazione è frutto della concentrazione che ha portato al fenomeno dell’industria editoriale, con un gigante (Mondadori) e un competitor che cerca di farsi strada nel mercato (Messaggerie); insidertrend.it era presente con i suoi microfoni, rendendo così disponibile la registrazione audio integrale del suo lungo intervento (A576)

Quello che è parso strano anche a un osservatore distratto è che quella domenica pomeriggio spazzata dal primo vento freddo autunnale, in quel pittoresco e ardito nelle forme teatro romano del quartiere Testaccio ad ascoltare l’appassionato monologo di Fabio Croce, storico libraio ed editore della Capitale, uomo raffinato e di profonda cultura impegnato nel sociale, non c’era neanche un piccolo editore come lui.

UNA CATEGORIA IN VIA DI ESTINZIONE

Si badi bene: Croce non era solo, egli era circondato da una moltitudine di persone, gente convenuta allo scopo di comprendere i meccanismi alla base della deriva culturale in atto, qualcosa che il nostro, nella sua spietata quanto disperata denuncia è riuscito perfettamente a rendere chiaro. Tuttavia mancavano proprio i suoi colleghi. Le vittime predestinate, in un certo senso. Egli, nella sua lunga e articolata esposizione, declamata come fosse un attor giovane sotto l’intenso e accecante raggio che il «bruto» irradia avvolgendo il palcoscenico come fosse un lampo divino, è partito da molto lontano. Dagli incunaboli di quella comunicazione che ha fatto sì che l’essere umano non si estinguesse come specie animale e, oltreché a sopravvivere, divenisse, lui sì, il Dominus del suo mondo.

LA SCRITTURA UN CAMMINO PARALLELO ALLA CIVILTÀ

Comunicare «significa cultura» (o, almeno dovrebbe significarlo) e, quindi, per giungere alla sacralità che i libri stanno perdendo, Croce ha mosso i primi passi del suo lungo discorso dal valore fondamentale della scrittura nel suo cammino parallelo con la civiltà. Egli, ultimo rampollo di una famiglia di librai romani e, a sua volta piccolo editore, ha illustrato la situazione e gli inesorabili destini di questo universo. «I libri sono importanti per questo, ma oggi le grandi case editrici si orientano quasi esclusivamente al commerciale, sottraendo spazio alla cultura». La lingua riveste una importanza basilare nello sviluppo del pensiero, poiché il numero di vocaboli di cui ha proprietà un individuo, le parole che conosce, altro non sono che strumenti che questi impiegherà per esprimere il proprio pensiero.

LIMITI DEL LINGUAGGIO QUALI LIMITI DEL PENSIERO

Ma se il lessico si riduce a dismisura anche il linguaggio evidenzia i propri limiti e questi limiti si rifletteranno sul pensiero. Nel suo monologo Croce ha indotto l’uditorio a una riflessione facendo ricorso a delle aride cifre: «Dei 270.000 lessemi esistenti nelle lingua italiana 2.000 sono quelli che vengono considerati “di base”, cioè ritenuti fondamentali ai fini lessicali. Ma, un indice della grave deriva culturale deriva dal fatto che al giorno d’oggi le statistiche riportano come i giovani studenti usino soltanto dai 600 ai 300 lessemi, con una conseguente frustrazione del pensiero». Non solo. Il cosiddetto “linguaggio di massa”, spesso scorretto e sgrammaticato, è divenuto di diuturno impiego da parte di politici e operatori dell’informazione, con il risultato che l’equazione va considerata a somma zero: pochi termini eguale meno ragionamento. E c’è un ulteriore aspetto preoccupante.

LA NOTTE CHE BRUCIAMMO CHROME

Con l’aspetto preoccupante che, nel frattempo, la tecnologia più avanzata sta gradualmente sostituendo figure primarie nella produzione di cultura, come i giornalisti e gli scrittori. Per il momento le capacità delle macchine rinvengono ancora dei notevoli limiti, tuttavia già hanno sostituito non pochi esseri umani nel lavoro. Un aspetto tanto più vero se dalla creatività si passa a considerare l’organizzazione aziendale e logistica delle grandi imprese, quali appunto i giganti dell’editoria (in Italia sono sostanzialmente due a controllare capillarmente il mercato), che ora dispongono di uno strumento formidabile quanto sovente ottuso: l’intelligenza artificiale. Ma torniamo al monologo di Fabio Croce al Teatro di Documenti di Roma e al percorso dei libri nella storia dell’umanità.

DIFENDERE L’IDEA DELLA BIBLIOTECA DI ALESSANDRIA

Come affermato in precedenza, la scrittura nasce con le civiltà e, la prima traccia testimoniale di una forma di aggregazione del pensiero la si rinviene nella Biblioteca di Alessandria, che, manco a pensarci, andò bruciata per ben tre volte: la prima nella battaglia seguita all’invasione romana di Giulio Cesare nel 48 a.C., la seconda sempre a causa di una guerra romana (stavolta dell’imperatore Claudio) nel 40 d.C e infine per un devastante incendio divampato nel 270. Croce afferma che il principio informatore dovrebbe essere quello della «difesa dell’idea della Biblioteca di Alessandria», questo al fine di contrastare l’ignoranza. Ora un piccolo salto temporale: il nostro affabulatore trascina il suo pubblico al 1455, quando un orafo di Magonza dopo avere inventato i caratteri mobili ebbe la fortunata idea di stampare la Bibbia.

UNO INVENTÒ LA STAMPA, L’ALTRO L’INDICE PROIBITO

A Johannes Gutenberg viene attribuito questo primato, seppure qualcuno affermi che a Venezia i Giunti avevano già stampato volumi prima di lui. Ma poi, alcuni decenni dopo, qualche mente fine comprese immediatamente che i libri, costituendo un veicolo di diffusione delle opinioni potevano divenire fonti di preoccupazioni, ergo, nel 1559 Papa Paolo IV pensò bene di castrare le idee e promulgò per decreto l’Index librorum prohibitorum, soppresso dalla Congregazione per la dottrina della fede soltanto a distanza di quattro, il 4 febbraio del 1966, quando allo scranno petrino era assiso Paolo VI. Chissà cosa c’è d’interessante al riguardo da sbirciare negli archivi segreti custoditi nel perimetro interno delle Mura leonine…

HIRSCHFELD E RÖHM ALL’ELDORADO

Siamo giunti al XIX secolo, e il pubblico nel Teatro di Documenti permane magnetizzato dalle parole dell’oratore. Inghilterra, rivoluzione industriale: nasce la popular fiction, pubblicazione delle grandi opere classiche a puntate, una divulgazione culturale a prezzi contenuti che incontra un notevole favore del pubblico. il progresso è inarrestabile e con lui anche la repressione delle idee. XX secolo, Germania: Repubblica di Weimar, nel 1919 confluiscono a Berlino le menti più brillanti dell’epoca, tra queste anche quella di Magnus Hirschfeld, medico e scrittore tedesco, sessuologo (si applica alla disforia di genere) e militante del primo movimento omosessuale. Assieme ad altre personalità del tempo frequenta l’Eldorado, locale ritrovo di intellettuali caratterizzato dai fermenti culturali. All’Eldorado si reca spesso anche Ernst Röhm, comandante delle SA naziste, che incontra e discute con Hirschfeld.

IL «ROGO PURIFICATORE» DEL 1933

Per i cinefili, l’Eldorado è quel locale ricostruito da Luchino Visconti nel suo film “La caduta degli dei”, ambientato in quel periodo e interpretato tra gli altri da Helmut Berger, attore recentemente scomparso. Nel 1933 Adolf Hitler conquista il potere in Germania e, nell’attuazione del suo programma di annientamento delle diversità, il 6 maggio di quello stesso anno fa assaltare dai giovani dell’Unione universitaria nazionalsocialista l’Istituto fondato da Hirschfeld, dando luogo al noto rogo dei libri, nel quale verrà incenerita anche la vasta biblioteca di psicologia dell’Istituto. Da quell’evento, ricorrendo all’artificio del salto temporale, Croce nella sua articolata esposizione riporta il pubblico nell’Italia di oggi, tornando a concentrare il focus del discorso sulle dinamiche che hanno avviato la piccola editoria verso l’estinzione.

L’ERA DELL’INDUSTRIA EDITORIALE

È il 1989 e Silvio Berlusconi ha appena vinto la causa per il cosiddetto «lodo Mondadori», epilogo del suo lungo scontro sui piani finanziario e giudiziario con l’avversario Carlo De Benedetti, e decide di affidare la propria casa editrice a Franco Tatò. «In seguito questi spazzerà via tutti gli storici editori italiani, mutando radicalmente il ruolo dell’editoria, che finisce nelle mani delle holding». Siamo dunque giunti all’era dell’industria editoriale, una fase nella quale il vecchio sistema sopravvivrà a fatica soltanto nelle piccole case editrici. Secondo Croce, una delle conseguenze di questa dinamica sarà la graduale compressione degli spazi espressivi, con il libro che assume gli esclusivi connotati di un prodotto commerciale, al pari di un detersivo o di un filetto di merluzzo surgelato.  

IL GIGANTE E L’AGGREGATO

In Italia adesso il gigante è la Mondadori di Berlusconi, a Roma c’è però Messaggerie, che tenta di aggregarsi a questo nuovo sistema attraverso una serie di accordi stipulati con buona parte di quei marchi editoriali che non fanno capo a Segrate. Tuttavia, continuano a rimanere fuori dal gioco i piccoli editori che lavorano ancora alla vecchia maniera, rigettati dal nuovo sistema. «La reazione di Mondadori – testimonia Croce – è quella di creare una catena che soffochi il  mercato, che lo fagociti grazie agli immensi mezzi dei quali dispone la holding». Non solo: nel frattempo si sviluppa vorticosamente anche la tecnologia e si impone l’intelligenza artificiale. «Messaggerie fonda la Città del libro di Stradella, quindi, mediante la totale informatizzazione dei processi produttivi, supera addirittura l’esternalizzazione alle cooperative del precariato».

STROZZATI I PICCOLI

A questo punto mutano ulteriormente i rapporti con i piccoli editori, «che vengono strozzati e finiscono sempre più fuori gioco». Non c’è più spazio per loro: i frutti dell’intelligenza artificiale conducono ben presto ai call center digitali e alla flexible business intelligence. I sofisticati algoritmi a disposizione dei giganti dell’editoria «elaborano gli ordinativi, tuttavia non sono informati alla pratica comune, alla elasticità degli esseri umani nelle piccole transizione. La conseguenza è che, quando viene forzato, questo sistema risponde negativamente e blocca in giacenza i libri proposti dai piccoli editori, ai quali viene fatto carico di tutte le spese».

HOLDING DEL LIBRO E «BIG» DELLA LOGISTICA

«Ormai ci guadagnano soltanto le holding dell’editoria e i big della logistica – conclude Fabio Croce -, mentre sotto rimane il “mondo da basso”, fatto di piccoli imprenditori e trasportatori (furgonisti, runner, magazzinieri, eccetera) e, nel frattempo, il fisco incamera l’imposta sul valore aggiunto (Iva) su tutta la filiera (…)

di seguito è possibile ascoltare la registrazione audio integrale dell’appassionato monologo dello storico editore romano (A576)

A576 – CULTURA E TECNOLOGIA, LIBRI: I GIGANTI DEL SETTORE FAGOCITANO I PICCOLI EDITORI, che «strozzati» dalle holding si vedono costretti a chiudere bottega.
Domenica 24 settembre 2023 un appassionato monologo ha visto protagonista l’editore FABIO CROCE, ultimo rampollo di una famiglia di librai romani, la storica Libreria Croce, appunto.
Egli lo ha fatto dal suggestivo palco del Teatro di Documenti, nel quartiere romano di Testaccio, dove ha affrontato il tema della cultura e della libertà partendo dalle prime forme di espressione dell’uomo, per giungere infine, dopo aver attraversato la storia del libro con tutti i suoi addentellati, fino ai giorni nostri, nei quali la situazione è frutto della concentrazione che ha portato al fenomeno dell’industria editoriale, con un gigante (Mondadori) e un competitor che cerca di farsi strada nel mercato (Messaggerie).
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