ne ha riferito Marco Mancini dell’agenzia giornalistica ACI Stampa – «Marsiglia – ha dichiarato il Pontefice –, presenta un carattere composito e cosmopolita, accoglie le ricchezze del mare e dona una patria a chi non l’ha più. Marsiglia ci dice che, nonostante le difficoltà, la convivialità è possibile ed è fonte di gioia».
IL MARE, IL PORTO E IL FARO
Bergoglio ha fatto ricorso a tre parole chiave al fine di articolare il proprio discorso, esse sono il mare, il porto e il faro. Il mare, poiché «gli scambi intercorsi tra i popoli hanno reso il Mediterraneo culla di civiltà. Il mare nostrum è spazio di incontro: tra le religioni abramitiche, tra il pensiero greco, latino e arabo, tra la scienza, la filosofia e il diritto e tra molte altre realtà. Il mare nostrum, al crocevia tra Nord e Sud, tra Est e Ovest, concentra le sfide del mondo intero, come testimoniano le sue cinque rive: Nord Africa, vicino Oriente, Mar Nero-Egeo, Balcani ed Europa latina. È avamposto di sfide che riguardano tutti. Pensiamo a quella climatica, con il Mediterraneo che rappresenta un hotspot dove i cambiamenti si avvertono più rapidamente. Siamo qui per valorizzare il contributo del Mediterraneo, perché torni a essere laboratorio di pace. Perché questa è la sua vocazione, essere luogo dove paesi e realtà diverse si incontrino sulla base dell’umanità che tutti condividiamo, non delle ideologie che contrappongono».
MEDITERRANEO «MARE MORTUUM»
Francesco invita a ripartire dai poveri perché sono volti e non numeri: «Il cambio di passo delle nostre comunità – ha egli affermato – sta nel trattarli come fratelli di cui conoscere le storie, non come problemi fastidiosi; sta nell’accoglierli, non nel nasconderli; nell’integrarli, non nello sgomberarli; nel dar loro dignità. Oggi il mare della convivenza umana è inquinato dalla precarietà, che ferisce pure la splendida Marsiglia. E dove c’è precarietà c’è criminalità: dove c’è povertà materiale, educativa, lavorativa, culturale e religiosa, il terreno delle mafie e dei traffici illeciti è spianato. L’impegno delle sole istituzioni non basta, serve un sussulto di coscienza per dire no all’illegalità e sì alla solidarietà. Il vero male sociale non è tanto la crescita dei problemi, ma la decrescita della cura. Ma il Mediterraneo, purtroppo, ormai è mare mortuum, da culla della civiltà a tomba della dignità, è il grido soffocato dei fratelli e delle sorelle migranti».
PORTI CHIUSI
«Marsiglia – ha proseguito Papa Francesco – ha un grande porto ed è una grande porta che non può essere chiusa. Vari porti mediterranei, invece, si sono chiusi. E due parole sono risuonate, alimentando le paure della gente: invasione ed emergenza. Ma chi rischia la vita in mare non invade, cerca accoglienza. Quanto all’emergenza, il fenomeno migratorio non è tanto un’urgenza momentanea, sempre buona per far divampare propagande allarmiste, ma un dato di fatto dei nostri tempi, un processo che coinvolge attorno al Mediterraneo tre continenti e che va governato con sapiente lungimiranza: con una responsabilità europea in grado di fronteggiare le obiettive difficoltà. Il mare nostrum grida giustizia, con le sue sponde che da un lato trasudano opulenza, consumismo e spreco, mentre dall’altro vi sono povertà e precarietà. Anche qui il Mediterraneo rispecchia il mondo, con il Sud che si volge al Nord, con tanti paesi in via di sviluppo, afflitti da instabilità, regimi, guerre e desertificazione, che guardano a quelli benestanti, in un mondo globalizzato nel quale tutti siamo connessi ma i divari non sono mai stati così profondi».
AD AVVISO DI BERGOGLIO «LA SOLUZIONE NON È RESPINGERE»
«Sono sotto gli occhi di tutti – sottolinea Francesco – le difficoltà nell’accogliere, proteggere, promuovere e integrare persone non attese, però il criterio principale non può essere il mantenimento del proprio benessere, bensì la salvaguardia della dignità umana. Coloro che si rifugiano da noi non vanno visti come un peso da portare: se li consideriamo fratelli, ci appariranno soprattutto come doni. La storia ci interpella a un sussulto di coscienza per prevenire un naufragio di civiltà. Il futuro non sarà nella chiusura, che è un ritorno al passato, un’inversione di marcia nel cammino della storia. Contro la terribile piaga dello sfruttamento di esseri umani, la soluzione non è respingere, ma assicurare, secondo le possibilità di ciascuno, un ampio numero di ingressi legali e regolari, sostenibili grazie a un’accoglienza equa da parte del continente europeo, nel contesto di una collaborazione con i paesi d’origine. Dire basta è chiudere gli occhi. L’integrazione è faticosa, ma lungimirante: prepara il futuro che, volenti o nolenti, sarà insieme o non sarà. Abbiamo bisogno di fraternità come del pane».
L’INCONTRO CON IL PRESIDENTE MACRON
Bergoglio non esclude «una conferenza ecclesiale del Mediterraneo che permetta ulteriori possibilità di scambio e dia maggiore rappresentatività ecclesiale alla regione. Il faro fa pensare soprattutto ai giovani: sono loro la luce che indica la rotta futura. Le università mediterranee siano laboratori di sogni e cantieri di futuro, dove i giovani maturino incontrandosi, conoscendosi e scoprendo culture e contesti vicini e diversi al tempo stesso. Così si abbattono i pregiudizi, si sanano le ferite e si scongiurano retoriche fondamentaliste. Giovani ben formati e orientati a fraternizzare potranno aprire porte insperate di dialogo. La sfida è anche quella di una teologia mediterranea, che sviluppi un pensiero aderente al reale». Dopo aver pronunziato questo discorso il Pontefiice ha incontrato il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron.