Uomo di estrema apertura mentale, persona di profondissima cultura, innovativo stampatore di libri (fu lui a coniare il termine «editoria»), Angelo Fortunato Formìggini attraversò appieno quella fase felice vissuta dagli ebrei italiani dopo l’unificazione del Paese compiuta nel 1870 con la presa di Roma.
ANGELO FORTUNATO FORMÌGGINI
Formìggini, infatti, nacque nella campagna del Modenese nel 1878 da una nota famiglia ebraica i cui membri nel passato avevano prestato la propria opera in qualità di raffinati gioiellieri per gli Estensi. Oggi un saggio biografico ne ripercorre l’esistenza, rappresentando anche attraverso gli occhi del protagonista, le vicende che il Paese attraversò in quel lasso di tempo che, dagli ultimi decenni del XIX Secolo giunse fino alla Prima guerra mondiale e al fascismo. Il volume si intitola “Il fuoriuscito: storia di Formìggini, l’editore suicida contro le leggi razziali di Mussolini”, l’autore è il giornalista e saggista Marco Ventura, la prefazione del collega Aldo Cazzullo.
GLI ANNI FELICI DELL’ASSIMILAZIONE
Egli visse dunque un periodo felice per gli ebrei italiani, quello che seguì il coronamento del sogno risorgimentale e la libertà. Lui stesso fu tra i numerosi convinti assimilati alla cultura del Paese di allora, quando quel termine, a differenza di oggi, non assumeva affatto significati deteriori. Persona di estrema apertura mentale, antidogmatico, non fu particolarmente attratto dalla religione, ma mantenne i suoi saldi legami culturali con l’ebraismo. Tratto caratteristico della sua personalità fu l’ironia, espressa sovente mediante la battuta salace. Divenuto massone di rito scozzese accettato, percorse molti gradi della piramide, ebbe tutti i brevetti fino al XXX Grado. Nel saggio scritto da Ventura questa sua scelta personale viene ripercorsa integralmente, corroborata dalla parallela descrizione delle vicende della massoneria di allora fino al momento in cui Mussolini nel 1923 decise di scioglierla.
LA CONVIVENZA COL REGIME FASCISTA
Fu sostanzialmente un liberale, «né fascista e neppure antifascista» afferma Ventura, anche se non guardò con disappunto al primo fascismo, quello che propugnava «l’ordine» e che faceva arrivare i treni in orario, pur non vendendosi mai a esso e non beneficiandone quindi delle provvidenze clientelari. Purtroppo mal gliene incolse, poiché già con la messa la bando della massoneria iniziò a rendersi conto della stretta liberticida che lievitava in simbiosi col regime che la stava generando ed ebbe una chiara lettura dei fatti. Assieme a sua moglie, donna non ebrea di orientamento socialista, una pedagogista, attraverso la partecipazione alle attività svolte dal loro figlio adottivo previste dal partito al potere per i bambini, del quale chiesero l’esenzione, si rese conto del livello raggiunto dalla propaganda nella persuasione delle giovani generazioni. Conseguentemente convissero faticosamente con il fascismo. «Ideatore dell’Enciclopedia italica – prosegue l’autore del saggio -, dopo la sua estromissione dall’Istituto per la propaganda della Cultura italiana, si vide scippare questo suo progetto da Giovanni Gentile, che in seguito la pubblicherà da Treccani».
MASSONERIA ATEA E RELIGIOSITÀ NATURALE
Formìggini aveva anche dei detrattori, che ovviamente non versarono lacrime quando questi finì in disgrazia. Come quegli ambienti interni alle Mura leonine che lo criticarono aspramente perché aveva posto sullo stesso piano tutte le religioni abramitiche: «Quest’individuo ha la presunzione di pontificare sull’esistenza di Dio», si disse con acrimonia. Ma egli, in realtà, speculò anche sul significato concreto e diverso di ateismo, interrogandosi sulla massoneria atea, sostenendo altresì l’esistenza di «una religiosità naturale che, però, viene contraddetta dalle religioni costituite», e proprio tale religiosità egli la riteneva il “cuore” del credo massonico. Poi, nel 1938 arrivarono le leggi razziali varate da Mussolini e controfirmate da Re Vittorio Emanuele III, con tutto il loro corollario di discriminazioni e sofferenze.
IL TRAUMA E IL TERRORE DELLE LEGGI RAZZIALI
Per lui fu un corto circuito. Era e si sentiva convintamente un assimilato, il suo era un ebraismo non convenzionale che fino a quel momento lo aveva indotto a vivere la propria identità ebraica in maniera molto particolare. Si pensi al suo matrimonio: si unì a una gentile (non ebrea) e, le testimonianze riferiscono che per lui non fu facile convincere la sua famiglia di origine che si trattava di un «matrimonio giusto». E qui riemerse il suo antidogmatismo, poiché non era né un religioso praticante, né un sionista, ma un assimilazionista. Il volume di Marco ventura è un libro sull’uomo Formìggini, sulla sua parabola esistenziale fino ai tormenti che condurranno a porre tragicamente fine alla sua vita, quella mattina del 29 novembre 1938, quando si gettò dalla torre del Duomo di Modena, la cosiddetta «Ghirlandina», precipitando sul selciato. Per sua volontà il suo corpo venne poi cremato.
LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO A VILLA IL VASCELLO
“Il fuoriuscito: storia di Formìggini, l’editore suicida contro le leggi razziali di Mussolini”, saggio biografico scritto da Marco Ventura e prefato da Aldo Cazzullo, edito per i tipi di Piemme, è stato presentato a Roma il 22 settembre 2023 presso Villa il Vascello, sede dell’obbedienza massonica del Grande Oriente d’Italia, nel quadro delle celebrazioni del XX Settembre e dell’Equinozio d’Autunno. All’evento sono intervenuti Stefano Bisi (giornalista e scrittore, attuale Gran maestro del Grande Oriente d’Italia) e Marco Ventura (giornalista, autore del volume).