LIBIA, Oil&Gas e sicurezza. Eni revoca lo stato di «forza maggiore» su tre asset esplorativi

Esito positivo del Security Risk Assessment posto in essere allo scopo di verificare le condizioni di sicurezza nelle aree interessate. Ora potranno riprendere le attività previste contrattualmente nei bacini onshore e offshore, alcuni dei quali in prossimità degli impianti a gas di Wafa

Il 3 agosto scorso Eni ha formalizzato alla controparte libica NOC (National Oil Company) la revoca dello stato di forza maggiore sulle aree esplorative A e B (onshore), e C (offshore), di cui il Gruppo di Piazzale Mattei è operatore con una quota del 42,5%, assieme a BP al 42,5% e Libyan Investment Authority al 15 per cento.

ESITO POSITIVO DEL SECURITY RISK ASSESSMENT

La forza maggiore, dichiarata nel 2014, viene revocata a seguito del completamento di un Security Risk Assessment da parte di Eni posto in essere allo scopo di verificare le condizioni di sicurezza nelle aree dove il programma esplorativo verrà eseguito; tale studio ha infatti dato esito positivo. Con la revoca della forza maggiore da parte della joint venture, Eni, che è operatore dei blocchi, potrà riprendere le attività previste contrattualmente nei bacini esplorativi, alcuni dei quali risultano essere vicini agli impianti a gas di Wafa.

L’ATTUALE PRESENZA DI ENI IN LIBIA

Con una quota pari all’80% della produzione nazionale (1,6 bscfd nel 2022), Eni è il primo operatore di gas nel Paese nordafricano e il primo fornitore per il mercato domestico. La società partecipata dallo Stato italiano opera in Libia dal 1959 e attualmente dispone di un ampio portafoglio di asset in esplorazione, produzione e sviluppo. Le attività produttive sono operate attraverso la società mista Mellitah Oil and Gas BV (Eni 50%, NOC 50%). Nel 2022 la produzione equity è stata di 165.000 barili di petrolio equivalente al giorno.

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