Da Rabat si segnala il proseguimento delle operazioni antiterrorismo da parte delle forze di sicurezza del Regno, che nell’ultima settimana hanno condotto all’arresto di oltre cinquanta persone accusate di appartenere a gruppi estremisti islamisti.
RECENTI OPERAZIONI DI CONTRASTO DEL FENOMENO
L’Ufficio centrale delle indagini giudiziarie (Bcji) ha portato recentemente a termine sotto la Direzione generale della sorveglianza del territorio nazionale (Dgst) una vasta operazione di contrasto del terrorismo in diverse regioni del Regno, procedendo all’arresto di diverse persone sospettate di appartenere a organizzazioni radicali islamiste Islamico State (IS) e Al Qaeda. La scorsa settimana Rabat ha invitato il Consiglio per la pace e la sicurezza dell’Unione africana a conferire priorità a un approccio regionale al fine di affrontare efficacemente le crescenti minacce poste dal terrorismo e dell’estremismo violento, in modo particolare nel Sahel.
INTELLIGENCE: COOPERAZIONE TRA RABAT E MADRID
Rabat ha inteso sottolineare l’importanza di un approccio condiviso quale meccanismo efficace per affrontare le problematiche che interessano la regione. Il 19 luglio, il Bcji aveva inoltre reso nota la sua collaborazione con l’intelligence spagnola in una operazione che ha portato all’arresto di due sospetti membri di IS nella città marocchina di Nador e in quella spagnola di Lleida, accusati di essere collaterali a formazioni terroristiche attive in Siria. Risalendo nel tempo al 29 maggio scorso, si registra lo smantellamento di una cellula terroristica a Tangeri formata da tre membri. Un’operazione analoga era stata portata a termine alla fine di aprile, quando nelle località di Casablanca, Beni Mellal, Mohammedia, Khénifra, Témara, Tiflet, Tangeri, Ksar El Kébir, Rissani e Berkane, erano state arrestate tredici persone ritenute affiliate a IS e di avere connessioni con gi ruppi terroristici jihadisti attivi nel Sahel.
IL FORUM GLOBALE ANTITERRORISMO
Il Marocco è altresì partecipe del Forum globale antiterrorismo (Gctf), sodalizio internazionale di trenta Stati tra i quali figurano Italia, Francia, Spagna, Repubblica federale tedesca e Paesi Bassi, che si pone l’obiettivo di ridurre la minaccia a livello mondiale contrastando le azioni terroristiche e la radicalizzazione delle persone, primo passo propedeutico al successivo reclutamento da parte delle organizzazioni jihadiste. Va rilevato come in questi ultimi anni il Regno nordafricano sia andato sempre più assumendo un ruolo di rilievo, strategico nel contrasto dei gruppi terroristici di matrice islamista, non solo nell’area del Mediterraneo, ma anche sulla sponda atlantica. La centralità del Marocco si è imposta nei primi anni Duemila, quando con l’attentato alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001, gli attacchi suicidi di Casablanca del 2003 e quelli compiuti a Madrid nel 2004, l’estremismo islamista è divenuto una priorità per gli Stati Uniti d’America e per i paesi del bacino del Mediterraneo.
COALIZIONI INTERNAZIONALI
Rabat fa parte anche della coalizione internazionale anti-Daesh (acronimo arabo di Stato islamico dell’Iraq e del Levante, ISIL), costituita nel settembre del 2014 allo scopo di combattere l’organizzazione terroristica sulla base di un approccio multidisciplinare, inclusivo e olistico tra gli Stati e le Istituzioni regionali onde arginare e annichilire le aspirazioni espansionistiche del sedicente califfato, smantellandone le reti terroristiche. La Coalizione è composta da ottantaquattro Stati (tra i quali figurano Francia, Repubblica federale tedesca, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti d’America) e organizzazioni partner internazionali di diverse regioni del mondo, come la NATO, la Lega araba, l’Unione europea, l’Interpol e la Comunità degli Stati del Sahel e del Sahara (Cen-Sad).
CRITICITÀ
La regione nordafricano-saheliana si caratterizza per alcune criticità per quanto concerne la sicurezza. In particolare è quella transfrontaliera che genera maggiori inquietudini, poiché è lì che si rinvengono serie problematiche, nei flussi di migranti gestiti da organizzazioni criminali e jihadiste e nella crescente presenza sul territorio di movimenti terroristici, tutti aspetti che hanno indotto l’Unione europea a relazionarsi con la sponda sud del Mediterraneo e col Marocco in particolare, come a uno dei principali alleati nella garanzia della sicurezza regionale.
LE CONTROMISURE DI RABAT
A seguito degli attentati suicidi perpetrati a Casablanca il 16 maggio del 2003, che causarono quarantacinque vittime, il Marocco ha adottato diverse misure per contrastare le formazioni estremiste violente. Esse sono state concentrate principalmente sulle questioni relative alla sicurezza, alle disuguaglianze di natura socioeconomica e al controllo dello Stato sull’ambito religioso. Il parlamento del Regno ha quindi promulgato una legge in materia di contrasto del fenomeno che in dieci anni ha consentito l’arresto e la condanna di oltre tremila terroristi. Contestualmente, il sovrano Mohammed VI ha avviato un processo di riforma del sistema religioso allo scopo di impedire la diffusione di dottrine radicali legate al wahhabismo e salafismo, con l’obiettivo di proteggere il Regno dalla diffusione dell’estremismo violento e preservare la propria identità quale simbolo di equilibrio, moderazione e tolleranza religiosa.
RECUPERO DEGLI EX TERRORISTI: IL PROGRAMMA MOUSSALAHA
Parallelamente, nel 2017 è stato varato il programma Moussalaha, mirante alla riabilitazione e al recupero attraverso il loro reinserimento dei detenuti condannati per reati di estremismo e terrorismo che avevano espresso la loro disponibilità a parteciparvi. Finora, in totale 279 detenuti hanno potuto beneficiare del programma, secondo gli ultimi dati ufficiali diffusi da Rabat. Il programma, unico nel suo genere nella regione, si basa su alcuni pilastri fondamentali tra i quali la riconciliazione con sé stessi, con la società, con il testo religioso, con le norme che regolano i rapporti dell’individuo con le Istituzioni e con le norme etiche.