SPAGNA, dopo elezioni. Analisi di scenario: incertezze e tattiche nei laboratori politici di Madrid e Barcellona

«La politica - sovente si afferma - è l’arte del possibile», un assunto popolare che non è mai stato così vero come nel caso della Spagna di oggi, che dopo le elezioni si presenta come un Paese allo medesimo tempo sempre più bipolarizzato e privo di soluzioni tipo “Große Koalition”. Tuttavia un laboratorio politico, nel quale si sperimentano potenziali dinamiche future da attualizzare poi, magari, a Strasburgo e Bruxelles, stregonerie che in alcuni casi si rivelano poi “Große Delusionen” per gli apprendisti stregoni che le hanno manipolate. Intanto a Madrid lo scaltro e astuto Sánchez fa il bis lucrando sull’apertura di una crisi di un proprio governo (lo aveva fatto anche nel 2019) e, almeno per il momento «tira a campare», poiché il suo Psoe nelle urne è andato bene, a differenza dell’estrema destra di Vox. Ma, a questo punto, i partiti regionalisti tornano a essere l’ago della bilancia, catalani in primis e, tra un ricorso respinto e un mandato di cattura richiesto, gli esuli di Waterloo rifanno capolino con vigore nella politica locale e nazionale. Come si risolverà la crisi? Ad avviso di Luca Bellizzi, Delegato della Generalitat de Catalunya in Italia intervistato da insidertrend.it (A558), «lo scenario è sicuramente incerto, tuttavia non è chiuso, ma ci vorrà del coraggio»

A insidertrend.it è parso opportuno raccogliere l’opinione di una personaggio qualificato, un insider a tutti gli effetti, Luca Bellizzi, cittadino italiano che da venti anni vive a Barcellona e che attualmente è il Delegato della Generalitat de Catalunya (il Governo della Catalogna) a Roma. Infatti, la Regione autonoma spagnola con le sue pulsioni costituisce un osservatorio privilegiato ai fini di una migliore comprensione di quelle che potranno essere le dinamiche politiche nell’immediato futuro nel Paese iberico, che per altro attualmente è presidente di turno dell’Unione europea. Già, poiché all’esito dell’ultima consultazione elettorale, le urne hanno sancito un sostanziale rafforzamento del bipolarismo tra Partido Popular e Psoe, oltreché una limatura dell’estrema destra di Vox, che i sondaggi inopinatamente davano lanciata al successo.

LO SPREGIUDICATO E IL PREGIUDICATO

«Sánchez – esordisce ai microfoni di insidertrend.it il Delegato della Generalitat de Catalunya in Italia -, che era stato considerato da molti uno spregiudicato nel provocare le elezioni anticipate, dato che la scadenza naturale della legislatura avrebbe dovuto essere in inverno, al massimo nel gennaio 2024, ha agito in conseguenza delle ultime consultazioni amministrative e municipali, nelle quali si erano affermati il Partito popolare e Vox, con la contestuale perdita di consensi del Partito socialista. Ebbene, egli ha saputo utilizzare quel risultato, perché da esso si è compreso che il Partito popolare per poter governare, come nelle Isole Baleari, a Valencia, in Estremadura e in altre comunità autonome spagnole, avrebbe avuto bisogno del sostegno dell’estrema destra di Vox. Quindi Sánchez ha impostato la propria campagna elettorale esattamente sullo scontro tra il centro-sinistra e centro-destra, con quest’ultimo necessariamente appoggiato dall’ala più estrema della destra. Il risultato delle elezioni gli ha dato ragione, con l’incremento dei consensi al “voto utile” socialista».

TIRA A CAMPARE

Non era la prima volta che lo scaltro e abile leader socialista aveva tentato di tirare a campare politicamente in questo modo, poiché già nel 2019 egli prevenne una pericolosa usura del suo partito a seguito della mancata fiducia al suo governo votata dalle Cortes, preferendo anticipare le elezioni mediante un’apertura della crisi, pur potendo secondo il dettato della Costituzione spagnola protrarre fino alla scadenza naturale la legislatura. Ora, copione di un film già visto, si ripropone la dialettica centro-periferia tra un Psoe alla ricerca di sostegni in parlamento dai partiti autonomisti regionalisti, in particolare quelli catalani. Serviranno dunque i voti alle Cortes, questo nella eventualità (in verità neanche troppo remota) che il candidato (che in Italia definiremmo colui che ha ricevuto il mandato esplorativo per formare un nuovo esecutivo) del Partito popolare non ce la faccia a ottenere la fiducia. È evidente che Sánchez dovrà rifare necessariamente affidamento ai partiti catalani, sia Esquerra Republicana (ERC) che Juns por Catalunya, la formazione politica del leader latitante (in esilio a Waterloo) Carles Puigdemont.

ALCHIMIE POLITICHE TRA CENTRO E PERIFERIA

Insomma, se vale l’assunto che sulle dinamiche politiche interne hanno sempre inciso quelle in atto a Madrid, oggi è anche possibile argomentare a contrariis, affermando senza tema di smentita che sulle dinamiche madrilene nelle prossime settimane incideranno quelle di Barcellona e, soprattutto, di Waterloo, dove attualmente si trovano gli europarlamentari catalani a carico dei quali la Procura presso la Corte suprema spagnola ha richiesto al giudice istruttore competente l’emissione di un mandato di cattura europeo e internazionale, dopo che il Tribunale dell’Unione europea aveva loro revocato l’immunità parlamentare. A questo punto bisognerà attendere l’elezione del presidente del Parlamento spagnolo e, se questo sarà un socialista, stare a vedere cosa succederà in seguito.

SÁNCHEZ POTREBBE FARCELA

Poiché se l’assegnazione dell’incarico di formare un nuovo governo controfirmata dal sovrano, Re Filippo VI, andrà (come prevedibile) al leader del Partito Popolare, ma questi non otterrà la fiducia dal parlamento a maggioranza qualificata, si passera, nel termine ultimo di sessanta giorni, a un candidato alternativo. In quel momento sarà in grado Pedro Sánchez di venire eletto primo ministro con i voti del Psoe, di Sumar e della galassia di partiti regionalisti che temono il centralismo e il neofranchismo (non soltanto sociologico)? Al secondo scrutinio al presidente uscente basterà una maggioranza semplice, quei 172 voti in Aula che tutto sommato non sono così impossibili da ottenere, catalani permettendo …ovviamente.

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il tema relativo alla situazione politica spagnola è stata affrontata in modo approfondito dal Delegato del Governo della Catalogna (Generalitat de Catalunya), Luca Bellizzi, nel corso di un’intervista rilasciata a insidertrend.it (A558), la cui registrazione audio integrale è possibile ascoltare di seguito

A558 – SPAGNA, ANALISI DI SCENARIO NEL DOPO ELEZIONI: INCERTEZZE E TATTICHE NEI LABORATORI POLITICI DI MADRID E BARCELLONA. «La politica – sovente si afferma – è l’arte del possibile», un assunto popolare che non è mai stato così vero come nel caso della Spagna di oggi, che dopo le elezioni si presenta come un Paese allo medesimo tempo sempre più bipolarizzato e privo di soluzioni tipo “Große Koalition”.
Tuttavia un laboratorio politico, nel quale si sperimentano potenziali dinamiche future da attualizzare poi, magari, a Strasburgo e Bruxelles, stregonerie che in alcuni casi si rivelano poi “Große Delusionen” per gli apprendisti stregoni che le hanno manipolate. Intanto a Madrid lo scaltro e astuto Sánchez fa il bis lucrando sull’apertura di una crisi di un proprio governo (lo aveva fatto anche nel 2019) e, almeno per il momento «tira a campare», poiché il suo Psoe nelle urne è andato bene, a differenza dell’estrema destra di Vox. Ma, a questo punto, i partiti regionalisti tornano a essere l’ago della bilancia, catalani in primis e, tra un ricorso respinto e un mandato di cattura richiesto, gli esuli di Waterloo rifanno capolino con vigore nella politica locale e nazionale. Come si risolverà la crisi? Ad avviso di LUCA BELLIZZI, Delegato della Generalitat de Catalunya in Italia intervistato da insidertrend.it, «lo scenario è sicuramente incerto, tuttavia non è chiuso, ma ci vorrà del coraggio». (27 luglio 2023)
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