UCRAINA, conflitto. La guerra del grano può provocare una grave crisi alimentare

Per la terza notte consecutiva le forze armate russe hanno bombardato il porto di Odessa colpendo i depositi di grano e distruggendo conseguentemente 60.000 tonnellate di cereali. Quello degli ultimi giorni è stato l’attacco di maggiori dimensioni dall'inzio della guerra in Ucraina. Le speranze di una recupero dell’accordo risiedono probabilmente nella sua rinegoziazione

Per la terza notte consecutiva le forze armate russe hanno bombardato il porto di Odessa colpendo i depositi di grano e distruggendo conseguentemente 60.000 tonnellate di cereali. Quello degli ultimi giorni è stato l’attacco di maggiori dimensioni dall’inzio della guerra in Ucraina. È stato bombardato l’aeroporto militare di Shkolny nell’adiacente zona industriale, oltre alla zona del porto e a quella della stazione ferroviaria. Presso la città di Odessa colpiti anche i centri di Usatove, Zhytomyr e Khmelnytskyi, mentre inltre regioni del Paese le città di  Zhaporizha, Kharkiv e la capitale Kiev. Mosca si è recentemente ritirata dall’accordo e non permette alle navi cariche di grano di approdare o salpare dal porto urcaino sul Mar Nero.

PUTIN SEMPRE PIÙ DEBOLE?

Se da un lato gli americani instillano con crescente frequenza nelle opinioni pubbliche mondiali il presentimento che al Cremlino il presidente Vladimir Putin potrebbe avere, se non i giorni contati, comunque un prossimo futuro non certo facile a causa dei contrasti montanti nel variegato establishment interno russo, ad Ankara, in Turchia, ci si dice ancora possibilisti riguardo al rinnovo dell’accordo sul grano mandato a monte da Mosca. È lo stesso Recep Tayyip Erdoğan a parlarne, facendo riferimento a un vertice fissato con Putin per il mese di agosto.

IL MAR NERO AL CENTRO DEL CONFLITTO

In questo complicato quadro, con il bacino del Mar Nero che va surriscaldandosi sempre più, non tanto a causa del clima quanto delle dinamiche belliche, per quanto concerne l’accordo sul grano potrebbe trattarsi soltanto di una mera proroga di quello precedente come di una nuova intesa frutto di ulteriori negoziazioni. Tuttavia, i segnali non deporrebbero a favore di una soluzione del genere, poiché nel frattempo Mosca ha ritirato i suoi rappresentanti dal Centro di coordinamento congiunto di Istanbul, fino a ieri unico organismo (noto) composto da ucraini e russi la cui fondamentale funzione è (era) quella di permettere il transito sicuro delle navi mercantili cariche di cereali e fertilizzanti salpate dai porti ucraini e dirette fuori dal Mar Neo attraverso il Bosforo.

PROBABILE RINEGOZIAZIONE DELL’ACCORDO SUL GRANO

Le navi partite dall’Ucraina con i loro carichi venivano infatti controllate e perquisite in Turchia da team misti, ma adesso la decisione assunta dai russi, che ha fatto seguito a quella del ritiro dall’accordo sul grano, rimette tutto in discussione, seppure Ankara abbia reso noto che manterrà egualmente attivo il Centro di coordinamento congiunto. In realtà persistono comunque delle speranze riguardo alla ripresa dell’accordo, poiché Mosca ha chiaramente espresso la richiesta di poter esportare i suoi prodotti cerealicoli e i suoi fertilizzanti attraverso gli stretti turchi del Mar Nero anche e soprattutto attraverso il ricorso alle attività di una propria banca, estromessa dal circuito internazionale di trasferimento di denaro Swift nel quadro delle sanzioni imposte dall’Occidente alla Federazione Russa all’indomani dell’invasione militare dell’Ucraina ordinata dal Cremlino.

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