Il giornalista Andrea Purgatori, volto celebre dei teleschermi e cortese divulgatore dei misteri d’Italia, si è spento all’età di settant’anni a seguitodi una breve quanto fulminante malattia a Roma. Aveva lavorato per anni al Corriere della Sera, alla redazione romana per volere dell’allora direttore Piero Ostellino, nella sua lunga e intensa carriera si è occupato di terrorismo, servizi segreti, criminalità e politica, quella politica della prima repubblica che in questi ultimi anni definiva sovente come «un mondo che non c’è più».
GIORNALISMO, INCHIESTE, CINEMA E TELEVISIONE
Nato a Roma, professionista dal 1974 con alle spalle un master in giornalismo alla Columbia University di New York nel 1980, dal 1976 è stato inviato in aree di crisi per il quotidiano di via Solferino: in Libano nel 1982, nel corso della lunga «guerra dimenticata» che oppose Iran e Iraq negli anni Ottanta, nel Golfo a seguire il conflitto del 1991 e in Palestina quando ci fu l’Intifada, quindi in Tunisia e in Algeria durante le rivolte. Collaborò con l’Unità, Vanity Fair, Le Monde Diplomatique e Huffington Post. Tra i suoi impegni maggiori figura la sua tenace inchiesta sulla strage di Ustica del 1980, sulla quale sceneggiò anche un film, “Il muro di gomma”; un’altra sua fortunata sceneggiatura riguardò un’opera su un fatto parimenti drammatico, la vicenda del collega Giancarlo Siani, assassinato giovanissimo dalla camorra a Napoli, del quale venne tratto il film “Fortapasc”, entrambi i film diretti da Marco Risi, ma anche “Il giudice ragazzino”, pellicola sulla vita e la tragica fine del magistrato Rosario Livatino. Egli fu anche un appassionato d’arte, raffinato conoscitore delle opere pittoriche e del loro, a volte torbido, mercato.
UNA VITA DENSA DI ESPERIENZE
Autore di reportage e di inchieste giudiziarie, condusse “Atlantide”, trasmissione di successo mandata in onda da La7, che tra le sue ultime realizzazioni annovera la partecipazione al docu-film “Vatican Girl” sulla scomparsa della giovane figlia di un dipendente del vaticano, Emanuela Orlandi, altro misterioso caso di cronaca la quale Purgatori si applicò con interesse e pervicacia. Nella sua vita di giornalista Andrea Purgatori si occupò di delitti di mafia, di terrorismo, del caso Moro e degli anni di piombo, oltreché delle stragi del 1992. Inoltre l’impegno civile: dal 2014 al 2020 fu presidente di Greenpeace. Amico personale di Corrado Guzzanti e suo coautore, nel 2002 partecipò al programma televisivo “Il caso Scafroglia”, trasmesso da Rai3, prestando la sua voce fuori campo; sempre al fianco di Guzzanti, nel 2006 prese parte al film “Fascisti su Marte” ricoprendo il ruolo del camerata Fecchia, quindi realizzò Aniene per Sky Uno. Recitò inoltre nella serie cult “Boris”, ma anche nei film di Carlo Verdone “Posti in piedi in paradiso” e “L’abbiamo fatta grossa”.