a cura di Cristina May Patucchi – Partendo quindi da questa domanda e dai vari interventi tecnici di questa kermesse, si è scelto di fare anche il 5 sera, una sfilata narrata, seguendo la ricerca degli stilisti verso la transizione ecologica. Ogni brand era presente con un solo abito, o accessorio, di cui, la voce narrante, ne ha spiegato la genesi e l’impatto ambientale misurato, in modo scientifico, attraverso i parametri del rilascio di carbonio nell’atmosfera (carbon footprint) durante la produzione e distribuzione.
UNA OCCASIONE PER RIFLETTERE
C’era l’abito il cui tessuto deriva dalla lavorazione di scarti di mela o arancia, come quello che nasce da scarti di lavorazione ovina, ottenendone una ecopelle morbida, e particolarmente gradevole in quanto affine alla pelle del corpo umano. Si è strizzato l’occhio anche alla realtà virtuale e a un possibile futuro, portando in passerella un giubbotto smanicato, su cui veniva proiettato continuamente un ologramma. Più che una sfilata tradizionale, si è trattato perciò di una sorta di meditazione contro gli sprechi e di come sia possibile ottenere lo stesso capi di alto livello. Scopo del Phygital Sustainability Expo è stato quindi dimostrare, e spingere i creatori di moda, a cambiare atteggiamento, pur mantenendo la loro creatività. Lasciare da parte tessuti, la cui produzione implica forte consumo di acqua ed energia, così come lo è il loro trasporto, per spingersi su nuovi percorsi altamente tecnologici e contemporaneamente cercando di mantenere l’artigianalità di una lavorazione tradizionale.
ALTISSIMI RISULTATI
Altissimi risultati da alta moda che esaltano i movimenti del corpo e creano effetti sorprendenti. La conclusione dei lavori nella serata del 6 luglio, con i dibattiti, i panel dimostrativi, e dopo la visibilità della sfilata della prima giornata, ci spingono sempre più a dichiarare, insieme ad Harper’s bazaar, che si tratta dell’evento principe di rilevanza internazionale per il settore di riferimento. Notevole la partecipazione di pubblico e delle autorità, ministri, politici, tecnici di settore e giornalisti dedicati. Lanciata, a conclusione, la sfida ai produttori mondiali, di inviare nuove soluzioni tecniche e stilistiche per l’Expo del prossimo anno. (nell’immagine un momento della due giorni romana: la fashion journalist Barbara Odetto a confronto con il global influencer Khabi Lame)