L’evento ha avuto luogo in occasione della presentazione del volume “Religioni e pandemia in Italia: dottrina, comunità e cura”, opera edita per i tipi di Rubettino e curata da Emanuela Claudia Del Re e da Paolo Naso, un testo che raccoglie le testimonianze di diversi esponenti religiosi italiani appartenenti a diverse confessioni, tutte persone che hanno vissuto in prima persona quei drammatici mesi con le connesse limitazioni che le autorità di governo per necessità imposero. Il dibattito si è svolto a Roma presso la Sala del Refettorio della Biblioteca della Camera dei Deputati, a Palazzo San Macuto, il 27 giugno 2023.
LA DIFFICILE FASE DEI «DPCM»
È noto come le restrizioni alle libertà di movimento e di riunione dei cittadini in Italia siamo previste dalle Leggi sulla base del dettato della Costituzione della Repubblica, e quando l’esecutivo allora in carica si trovò improvvisamente di fronte alla diffusione del coronavirus fece tuttavia ricorso allo strumento del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che da allora nel suo acronimo «DPCM» divenne un termine oltremodo diffuso sia dalla stampa che dalle persone comuni. Si trattò di un provvedimento per alcuni necessitato ma da non pochi criticato, un tema che inevitabilmente è ritornato anche negli interventi del dibattito del 27 giugno scorso, non ultimi quelli del senatore Lucio Malan e di Giuseppe Conte, che al tempo era a capo del governo e che fu l’artefice del discusso provvedimento.
GARANZIE DEI DIRITTI ED ECCEZIONI
In quella sede infatti, dibattendo della relazione tra i diritti costituzionalmente garantiti e il diritto alla salute (anch’esso per altro statuito nella Carta costituzionale), si è eccepito come neppure durante la tremenda epidemia di influenza spagnola del secolo scorso si registrarono particolare limitazioni delle attività sociali, in particolare di quelle religiose. Una delle repliche è stata che quella del Covid-19 fu una tragica esperienza del tutto nuova, che comunque l’esecutivo fu in grado di affrontare anche grazie a protocolli che introducevano nuove sperimentali forme di relazione. Ha affermato al riguardo l’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che «la pandemia, con le sue difficoltà fino a quel momento inimmaginabili, impose queste sperimentazioni, anche perché nessuno di noi, dovendo scrivere una trama del genere sarebbe potuto arrivare a tanto».
UNO SPARTIACQUE PER IL PAESE
«La pandemia e le sue conseguenze per il Paese hanno costituito uno spartiacque che ha imposto un ripensamento della vita relazione allo scopo di fare fronte comune alla situazione. Un destino comune nel quale le Istituzioni e la Comunità seppero esprimere una forte capacità di reazione, oltre alla consapevolezza che nessuno avrebbe potuto farcela da solo». Conte ha infine concluso sottolineando che «la lezione che la pandemia ci ha trasmesso è quella relativa all’importanza del dovere della memoria, seppure, comprensibilmente, si vorrebbero rimuovere quei terribili momenti. Infatti, il benessere del Paese deriva dal destino comune e dalla coesione della società».
di seguito la registrazione audio integrale dell’evento (A547)