È senza dubbio una notizia quella relativa al contratto miliardario stipulato dall’industria israeliana con la Difesa della Repubblica federale tedesca per la fornitura dei sistemi anti-missile balistico Arrow-3, non soltanto per l’entità dell’affare, pari a oltre quattro miliardi di dollari, ma anche per le implicazioni di natura politica che esso comporta. La stampa locale – qui si rinvia a un articolo pubblicato nel pomeriggio di ieri dal quotidiano “Jerusalem Post”, https://www.jpost.com/israel-news/article-746500 – ha dato ampio risalto alla notizia, sottolineando la particolarità dell’acquirente, la Germania, paese con il quale lo Stato ebraico ha da decenni consolidati rapporti in vari campi (non esclusi quelli della Difesa e dell’intelligence), che tuttavia riporta a un passato oscuro. Il Bundestag ha approvato lo stanziamento di 560 milioni di euro a copertura delle spese di acconto del sistema d’arma, che si prevede verrà schierato in linea entro la fine del 2025.
LA GERMANIA SI DOTA DI ARROW-3 E IRON DOME
All’Arrow-3 verrà associato un altro prodotto dell’industria della difesa israeliana, il radar dell’ormai noto sistema anti-razzo/missile Iron Dome, utilizzato continuamente da Tsahal negli ultimi anni a seguito dei ripetuti lanci di ordigni dalla Striscia di Gaza. La Bundeswehr installerà questi apparati in tre differenti siti sul territorio tedesco, al fine di fornire una copertura radar dell’intero spazio aereo nazionale, oltreché – si afferma – di quello di Polonia, Stati baltici e Romania. Anche altri paesi in passato non del tutto vicini a Israele hanno comunque fatto egualmente ricorso ai sistemi d’arma prodotti da quest’ultimo, infatti, se nel 2022 il 29% delle esportazioni di sistemi d’arma israeliani è stato diretto in Europa, un 24% delle cessioni ha registrato quali clienti i Paesi che hanno aderito agli Accordi di Abramo, cioè Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Marocco, che nel 2021 avevano pesato solo per il 7% sul complesso dell’export dell’armiero di Gerusalemme. Vi sono paesi come l’Azerbaigian e l’India che attualmente rappresentano dei veri e propri «mercati chiave» per Israele, con le intuibili ricadute in termini di relazioni internazionali.
ARMI E RELAZIONI INTERNAZIONALI
Lo scorso anno le esportazioni israeliane di materiali d’armamento hanno registrato il sensibile incremento pari al 400% rispetto ai primi anni Duemila e del 120% degli ultimi quindici anni, portando l’ammontare alla cifra record di 12,5 miliardi di dollari. A Gerusalemme si sottolinea come lo Stato ebraico riscontri la necessità di esportare il 70% dei sistemi d’arma che vengono prodotti dalle industrie sul suo territorio allo scopo di porsi nelle condizioni di continuare a finanziare le attività di ricerca ai livelli attuali, che sono necessari alla propria sopravvivenza. Israele ha raggiunto picchi di eccellenza nell’high tech al punto di venire inclusa tra le prime start up nations del mondo, inoltre conta sulle sue future esportazioni di gas naturale all’Europa. Ora, col perdurare del conflitto in Ucraina e le sue conseguenze sull’approntamento delle difese dei Paesi europei, il mercato delle forniture militari high tech è divenuto vieppiù interessante.