La ratifica del cosiddetto meccanismo europeo di stabilità (Mes, Esm secondo l’acronimo in lingua inglese) è un passaggio rispetto al quale l’unico Stato dell’Unione europea che ancora non ha proceduto alla firma è l’Italia. Al riguardo il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, che continua a ribadire pubblicamente che si tratta di un argomento «non all’orizzonte» poiché a suo avviso va subordinato alla ridefinizione dei parametri del Patto di stabilità e crescita.
NON SI SCAPPA: C’È TEMPO SOLTANTO FINO A DICEMBRE
Ma esso è comunque all’ordine del giorno della seduta della Commissione parlamentare Affari esteri della Camera dei Deputati in calendario per mercoledì 13 giugno alle ore 15:00, nel corso della quale non sono previste tuttavia votazioni. Per altro, sulla base dei lavori previsti a Monte Citorio, le discussioni in Aula della proposta di legge per la ratifica del Mes sono previste per il mese di giugno. Il Mes concerne un capitale sottoscritto pari a 704,8 miliardi di euro, dei quali 80,5 sono stati già versati, mentre la sua capacità di prestito ammonta a 500 miliardi; l’Italia ha sottoscritto il capitale del Mes per una quota pari a 125,3 miliardi versandone circa 14.
LO SPAURACCHIO DEI SOVRANISTI
I diritti di voto dei membri del Consiglio risultano proporzionali alla quota di capitale sottoscritto dai Paesi membri, con Francia, Italia e Repubblica federale tedesca che si vedono attribuiti diritti di voto superiori al 15%, dunque in grado di opporre un proprio veto anche riguardo alle decisioni assunte in condizioni di urgenza. Funzione fondamentale del Mes è quella di concedere a precise condizioni assistenza finanziaria ai Paesi membri dell’Unione europea che, pur essendo gravati da un debito pubblico sostenibile, trovino momentanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato.
ALLA FINE SI VOTERÀ
Ma, a seguito di una sua riforma il Mes assumerebbe anche l’ulteriore funzione di fornitore di una rete di sicurezza in ambito finanziario (backstop) al Fondo di risoluzione unico (Single Resolution Fund, SRF) nel quadro del sistema di risoluzione delle crisi bancarie. Su di esso, il direttore del Mes, il lussemburghese Pierre Gramegna, ha recentemente sottolineato un aspetto relativo alla tempistica, evidenziando come gli attuali accordi bilaterali scadano alla fine dell’anno in corso, rendendo così fondamentale l’entrata in vigore del trattato modificato nelle sue parti attraverso il ricorso al citato backstop entro il 2023.