SOCIETÀ, terza età. Emilia Romagna: senza aiuti strutture per anziani a rischio chiusura

L’allarme lanciato da Anaste Bologna-Emilia Romagna, Uneba e Lega Coop ER nel corso dell’incontro organizzato dall’Associazione nazionale strutture della terza età di Bologna a Palazzo Segni Masetti, con l’interessamento delle altre associazioni, istituzioni locali e ordini professionali sanitari. Presenti numerosi gestori e imprenditori delle strutture socioassistenziali e che rappresentano un anello fondamentale nella catena delle cure ai più fragili e un punto di riferimento per tutta la comunità

Secondo il dottor Gianluigi Pirazzoli, presidente di Anaste Emilia-Romagna, «senza un aiuto dalla Regione e dal Governo le strutture della terza età, sono diverse decine quelle rappresentate da Anaste, Uneba e Lega Coop a Bologna, rischiano la chiusura. Ciò significa non poter più accogliere e dare la dovuta assistenza sociosanitaria agli anziani più gravi, cioè non autosufficienti».

LE STRUTTURE SOCIO-ASSISTENZIALI

È quanto è emerso dall’incontro organizzato dall’Associazione nazionale strutture della terza età di Bologna a Palazzo Segni Masetti, con l’interessamento delle altre associazioni, delle istituzioni tra le quali l’ASL, l’Università di Bologna e gli ordini professionali sanitari. Presenti numerosi gestori e imprenditori delle strutture socioassistenziali e che rappresentano un anello fondamentale nella catena delle cure ai più fragili e un punto di riferimento per tutta la comunità. Il grido d’allarme è stato lanciato dalle tre associazioni in occasione del convegno voluto da Anaste Emilia-Romagna che a livello regionale rappresenta la voce di 38 strutture delle quali a Bologna e provincia. La situazione preoccupa per diverse congiunture: la forte inflazione (si stima un 20% in più di aumenti), la cronica carenza di personale e in particolare di medici, infermieri e operatori sociosanitari. «Mancano i fondi e gli investimenti – denuncia Anaste -, da dodici anni non si muove nulla e le rette sono ferme. Guardando al presente e alle opportunità del PNRR, non si rintraccia tra i beneficiari il sociosanitario. Sono a rischio chiusura le strutture medio piccole perché non possono affrontare le sfide complesse che appartengono alla terza età. I bisogni dei nostri anziani diventano sempre più complessi e richiedono figure sanitarie altamente formate e competenti, integrate in equipe multiprofessionali e multidisciplinari».

CARENZA DI INVESTIMENTI

Gianluigi Pirazzoli, presidente di Anaste ER aggiunge: «La preoccupazione è distribuita ampiamente tra tutte le strutture della regione – ha egli pubblicamente dichiarato -, alcune di queste hanno chiuso per il secondo anno di fila il bilancio in rosso. Inoltre i fornitori pretendono il riconoscimento dell’inflazione e stiamo parlando di aumenti medi del 10% su tutti i servizi di cui le strutture necessitano (lavanderia, cucina, ausili medicali, eccetera). Dalla Regione non abbiamo ricevuto alcun riconoscimento, né sugli aumenti inflattivi né sui costi energetici e del personale. Chiediamo proprio alla Regione un tavolo urgente e non più rinviabile perché nessun progetto domiciliare potrà sostituire l’organizzazione sanitaria complessa di una CRA o RSA. I nostri anziani, soprattutto quelli che sono anche malati hanno diritto ad essere curati e assistiti a 360 gradi. Non possiamo trattarli come vasi da riempire, quindi limitarci ad assecondare le loro funzioni biologiche e fisiologiche. Prendersi cura degli anziani significa per noi mettere più vita nei loro giorni e non semplicemente aggiungere più giorni alla loro vita».

IL FONDO PER LA NON AUTOSUFFICIENZA

Queste invece le dichiarazioni condivise da Alberto Alberani Responsabile Area Welfare Legacoop Emilia-Romagna e Fabio Cavicchi Commissario Uneba Emilia-Romagna: «Pur riconoscendo l’impegno della Regione Emilia-Romagna nel mantenere il Fondo per la non autosufficienza che garantisce i servizi a oltre 25.000 persone, ci preme sottolineare che in questo ultimo triennio, dopo l’aumento dei costi connesso al Covid e l’aumento dei costi relativo ai costi energetici e all’ inflazione, le tariffe definite all’ inizio dell’accreditamento stanno determinando gravi perdite economiche ai gestori dei servizi. Questi aumenti hanno determinato una situazione che dopo tre anni di perdite non può perdurare oltre. È urgente quindi un adeguamento delle tariffe per evitare la chiusura di servizi che si configurano come servizi essenziali per le persone anziane e le persone con disabilità non autosufficienti».

LE SFIDE CHE PERMANGONO APERTE

Permane aperta una grande sfida: mettere contenuti e proposte concrete alla nuova Legge delega sulla non-autosufficienza, recentemente approvata dal Parlamento, che può rappresentare una pietra miliare nel percorso del riconoscimento della specifica condizione di dipendenza di molti anziani. In particolare le strutture della terza età di Bologna e della Regione Emilia-Romagna al Governo chiedono la certezza di avere un personale adeguato sia dal punto di vista numerico sia della qualità della formazione e preparazione; la garanzia di una sostenibilità economica attraverso cui articolare progetti e iniziative; avere una reale integrazione pubblico-privato a beneficio del comparto. «L’indifferenza della politica – essi concludono – non avrebbe le peggiori conseguenze solo sugli anziani malati, che sono pur tra i soggetti più deboli della popolazione da proteggere e tutelare. Si tratta infatti di un problema sociale che ha ripercussioni negative sui lavoratori, i fornitori, le famiglie degli anziani. In altre parole è a rischio l’equilibrio e la salute della società».

MONITORAGGIO DEI PROGETTI PNRR

Intanto, sempre a Bologna la Guardia di Finanza e l’Azienda Usl hanno definito i termini di un protocollo d’intesa finalizzato al monitoraggio dei progetti da realizzare nel quadro del Piano nazionale di resilienza e ripresa (Pnrr). Esso concerne il rafforzamento del sistema di monitoraggio e di vigilanza relativo a quaranta progetti presentati dall’Azienda Usl di Bologna, per un ammontare complessivo di 94 milioni di euro. Il Protocollo verrà firmato il prossimo 5 giugno alle ore 11:00 presso la Sala Roberto Ragazzi, dal generale Carlo Levanti, comandante provinciale del Corpo, e da Paolo Bordon, direttore generale Azienda Usl di Bologna.

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