SOCIETÀ, cultura. Poeti di strada: Dissonanze cognitive di Giampiero Cassarà, detto «Magilla»

Si muove ancora sicuro nelle strade e nei vicoli di Trastevere, lo storico quartiere romano che quando era giovane fu teatro di momenti felici ed esistenze bruciate. La vita lo ha segnato duramente, ma con la maturità ha rinforzato la sua proverbiale serenità. Dove vorrebbe volare con la sua mente il vecchio Magilla? Dove lo trasporta il lapis sulla carta, tra una fermata del tram e una moltitudine di gente che gli passa distratta accanto? Nel giganteggiare delle sue esperienze passate e delle sue incrollabili speranze in questi ultimi decenni della sua vita ognuno potrà decifrarlo a modo suo…

Dissonanze cognitive. Mento in quel percorso senza trovare nessun indizio.

In fondo quel pensiero era solo un precipizio. Se fossi il mio vicino mi direi: in lungo o in largo non seguire l’itinerario.

E, se da quella piaga esce un intrigo cerca una traccia. Voltati nella direzione opposta, con lo sguardo nel vuoto, ma non ti ritirare mai dalla scommessa.

Troverai nei tuoi passi una scelta e ogni residuo di volontà ti mostrerà la sua tenerezza.

È questo il desiderio che smuove il mondo. Cercando degli appunti nella tua anima un po’ di intelligenza.

È così bello portarsi dietro degli errori sulle spalle. Raccontarli con quelle stupide alchimie, senza quell’apparenza che ti ubbidisce, in propositi che la gente possa considerare non onesti.

Sei costretto a giudicare il testo. Fregandosi le mani ardentemente, come tu volessi riannodare la tua mente.

I tuoi sensi capiranno quel lampo, sarà l’orgoglio che ti farà impazzire.

Nuove pagine d’impazienza saranno sempre in attesa di qualcosa. Guarda il vuoto e sogna di riempirlo. Non ritirare mai i tuoi errori, sono cangianti occasioni del mondo.

C’è un dubbioso rimorso dentro, e scompiglia i fogli della vita. In fondo, cosa sarebbe scrivere una poesia senza errori?

Come una sana ostinazione che si propaga nella perfezione e, oppresso il cambiamento se copierai te stesso.

Ma ormai è un nuovo giorno, e voi, che pure avete vegliato d’insonnia, come farete?

Poi, non deve essere male smarrirsi e prendere un’attitudine protettiva in questa voce secca, refusa di errori.

Il resto è viaggiare, dando in risate questa voce secca e tumida. Se potessi prostrarmi in reverenza userei quei spropositi perfetti. Brandirei l’obbedienza a me stesso, di non fare altri sbagli.

Ma è così bello commetterli, è provare una vertigine. Senza di loro non troverei di certo la strada giusta.

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