Ieri sera l’Ufficio legislativo del Ministero del Turismo ha inviato alle associazioni di categoria interessate la bozza della proposta di legge in materia di locazioni brevi con finalità turistiche che, nelle dichiarate intenzioni del ministro Daniela Santanchè, vorrebbe fornire «una disciplina uniforme a livello nazionale volta a fronteggiare il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali, a salvaguardare la residenzialità dei centri storici e impedirne lo spopolamento».
GLI ASPETTI CONTROVERSI DEL DDL SANTANCHÈ
Tra le tematiche più rilevanti, sicuramente quelle contenute negli articoli 3 e 4 della proposta di legge, che, rispettivamente prevedono un unico Codice Identificativo Nazionale (CIN) in sostituzione dei vari codici identificativi regionali (CIR) e l’introduzione della durata minima di due notti, a pena di nullità, del contratto di locazione breve per finalità turistica. Durata minima obbligatoria prevista (a eccezione dell’ipotesi in cui la parte conduttrice sia costituita da un nucleo familiare composto da almeno un genitore e tre figli) per gli immobili siti nei centri storici delle città metropolitane e rimessa alla scelta dei Comuni in una serie di altri centri.
LA NORMA DISCRIMINATORIA
Le tredici associazioni di categoria (Confedilizia, Fiaip, Prolocatur, Confassociazioni RE, PMI, Rescasa Lombardia, Host + Host, Host Italia, Bre-VE, Myguestfriend, OspitaMI, Abbav e F.A.R.E) che hanno incontrato il ministro Santanchè il 23 marzo scorso, quando sono state presentate congiuntamente cinque proposte condivise e venne accolta con favore la previsione di un unico codice identificativo nazionale in sostituzione dei vari codici identificativi regionali, pur rilevando che sarebbe necessario eliminare anche altre comunicazioni in essere. Esse hanno invece espresso forte contrarietà riguardo all’introduzione del divieto per il proprietario dell’immobile o per il suo gestore professionale di darlo in locazione per una sola notte, considerandola a tutti gli effetti una norma discriminatoria, liberticida e con profili di dubbia costituzionalità, che alimenterà forme di evasione fiscale e di illegalità varie. Il tutto, peraltro, con un arcobaleno di discipline in funzione del Comune di ubicazione dell’immobile, che produrrà un caos indescrivibile.
SI TRATTERÀ CON IL GOVERNO
«Si tratta di una proposta di legge che contiene alcuni elementi apprezzabili in accoglimento di una parte delle nostre istanze, su tutti la volontà di uniformare gli adempimenti prevedendo un unico codice identificativo nazionale – hanno dichiarato tutti i rappresentanti delle citate associazioni di categoria -, ma che nello stesso tempo presenta, sia tecnicamente che nel merito, diversi aspetti su cui riteniamo indispensabile intervenire prioritariamente eliminando la previsione di insensati limiti temporali alla libertà di affittare liberamente il proprio immobile acquistato spesso e volentieri con i risparmi accumulati in anni e anni di sacrifici. Nei prossimi giorni presenteremo un documento dettagliando le nostre osservazioni confermando la massima disponibilità, oltre che l’opportunità, a presentarle al prossimo incontro che il ministro si è detta intenzionata a organizzare con l’auspicata convinzione che possano essere integralmente recepite».