Purtroppo il suo frequente abuso da parte di molti lo ha fatto divenire un gargarismo retorico, ma l’assunto che Roma sia il comune italiano con la maggiore estensione di territorio destinato a usi agricoli risulta essere l’incipit più adeguato per avviare lo svolgimento di una serie di considerazioni sul tema.
PARADOSSI ROMANI
Tuttavia, attualmente Roma è anche il comune italiano che cresce di più in termini di consumi di suolo, non soltanto a causa dell’edilizia (cioè la costruzione di nuovi edifici e fabbricati in genere), ma anche dei cantieri e delle infrastrutture, della crescente impronta marcata in questo senso dalla logistica e, financo, dal fotovoltaico a terra. Scompaiono dunque sempre più i terreni agricoli e con essi la biodiversità, di pari passo sul mercato si registrano incrementi dei valori degli immobili nonostante il contestuale sensibile decremento demografico. L’impatto di questo incremento del consumo dei suoli ha degli impatti in grado di generare dissesti idrogeologici.
DISSESTO IDROGEOLOGICO E RISCHI CORRELATI
La catastrofe romagnola è sotto gli occhi di tutti. L’impermeabilizzazione dei suoli derivante dalla loro cementificazione, che ostacola o addirittura impedisce un regolare ciclo delle acque, è potenziale causa di aggravamento del rischio di eventi critici. Non solo. Nei centri urbani il consumo eccessivo di suolo è anche fonte di aumento della temperatura, aspetto che provoca il formarsi di isole di calore. senza contare poi la tropicalizzazione del clima e il correlato fenomeno della siccità, con il cuneo salino che dai mari penetra sempre più in profondità nei corsi d’acqua dolce. Dalla foce tra Ostia e Isola Sacra si registra una crescente risalita del fiume Tevere dell’acqua salmastra. Fino a oggi essa è giunta a dieci chilometri dalla costa, ancora altri quattro chilometri verso la città di Roma e il cuneo salino avrà raggiunto Ponte Galeria, punto di captazione delle acque destinate all’irrigazione dei terreni agricoli della zona e della ex Bonifica fino oltre Maccarese.
CHE FARE?
Due i temi di fondo analizzati nel corso del convegno che ha avuto luogo il 25 maggio 2023 a Palazzo Valentini, sede della Città Metropolitana di Roma Capitale: i rischi che corre l’Agro romano e la rigenerazione della città storica. Nel primo caso si sta verificando una erosione dei suoli generalmente in zone periurbane e nelle zone di contatto con i comuni contermini, contestualmente si registra il fenomeno di abbandono delle attività agricole, complice anche l’installazione di impianti fotovoltaici sui terreni agricoli. Inoltre, pende sull’Agro il disposto del precedente piano regolatore, con le cubature derivanti dai cosiddetti diritti edificatori che possono ricadere sulla campagna consumandola. in quest’ultimo caso, un’alternativa viene indicata nell’indirizzo di queste cubature verso aree già edificate ma da recuperare.
CITTÀ STORICA E SUA RIGENERAZIONE
Nel corso del convegno di Palazzo Valentini è stato altresì sottolineato come la città storica non coincida con il centro storico. Non si tratta di un aspetto meramente nominalistico, poiché i tessuti della prima si estendono ben oltre le Mura aureliane, costituendo un immenso patrimonio, un «imprinting» – per usare le parole dei relatori – di natura sociale, storica, economica e spaziale della città. Nella città storica è anche possibile demolire e ricostruire (appunto la rigenerazione urbana), ma soltanto rispettando questi tessuti, altrimenti si creerebbe una situazione paradossale che vedrebbe un incremento pari al 20% di superficie utile nei termini di valore immobiliare al di fuori dei centri storici che rileverebbe, però, meno che all’interno del perimetro aureliano.
LA PERICOLOSA DIVARICAZIONE
Bed & breakfast, alberghi di lusso, gentryfication (o gentrizzazione), investimenti speculativi nel campo immobiliare potrebbero condurre a una marcata divaricazione, con una periferia degradata che non si riesce a recuperare e questo centro storico. In questo senso giunge la proposta di Italia Nostra Roma, tesa a rafforzare l’identità agricola e paesaggistica dei luoghi anche attraverso un nuovo patto tra la città e la campagna. Mediante la sua mozione “L’Agro romano rivive”, Italia Nostra Roma ritiene che la Capitale, con la sua unica e straordinaria estensione agricola, debba essere candidata a pieno titolo a divenire polo internazionale di riferimento per lo studio, la ricerca, la sperimentazione produttiva e il dibattito sulla sostenibilità alimentare di eccellenza.
L’AGRO ROMANO RIVIVE
Italia Nostra sottolinea infatti la necessità di avviare con urgenza, attraverso la tutela e la corretta gestione attiva delle aree agricole e dei beni diffusi, un processo di rigenerazione del tessuto periurbano della città. Un obiettivo conseguibile ricorrendo alla valorizzazione da parte di Roma Capitale delle ampie proprietà agricole già pubbliche, ma attualmente inutilizzate, provvedendo mediante bandi all’assegnazione, ai sensi della normativa vigente in materia, di terre agricole ai giovani agricoltori. Insomma, un nuovo patto fra la città e la campagna che punti a una centro urbano più rurale e al tempo stesso più urbano, in grado di offrire servizi ecosistemici e nuovi modelli di vita basati su valori culturali diffusi, migliorando al contempo la biodiversità e limitando il consumo di suolo per l’edilizia.