a cura di Giuseppe Morabito, generale in ausiliaria dell’Esercito italiano attualmente membro del direttorio NATO Defence College Foundation – Il 5 maggio scorso l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato ufficialmente chiusa l’emergenza sanitaria che si era aperta l’11 marzo del 2020 con la dichiarazione d’inizio pandemia. Tre lunghi anni durante i quali il virus proveniente dalla Cina Popolare ha causato (secondo le stime) venti milioni di decessi e un domino incalcolabile di problematiche sui piani sociale ed economico.
CESSATA EMERGENZA
Oggi che l’emergenza è stata dichiarata terminata, per l’OMS il CV-19 permane tuttavia una patologia da monitorare e gestire al pari di tutte le altre importanti malattie infettive. La maggior parte delle restrizioni alle frontiere è stata revocata e la governance sanitaria globale è passata dalla risposta alla pandemia alla ripresa post-pandemica. Gli Stati di tutto il mondo hanno intensificato gli sforzi per raggiungere un livello di salute e benessere per tutti, favorendo il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDG) posti dalle Nazioni Unite, i cui progressi sono stati però condizionati dalla pandemia.
I PROGETTI DELL’OMS
L’anno scorso, il direttore generale dell’OMS aveva fissato cinque priorità per i successivi cinque anni: promozione della salute, fornitura di servizi sanitari,0 protezione della salute, potenziamento del progresso, prestazioni. Inoltre, il progetto dell’OMS Achieving well-being – A draft global framework for integrating well-being into public health utilizing a health promotion approach, dimostra ulteriormente l’impegno dell’organizzazione per una sanità per tutti i paesi del mondo. Purtroppo va rilevato che la Cina Popolare, dopo aver causato la crisi mondiale, continua a esercitare il suo soft power sia per minimizzare le sue responsabilità in ordine al propagarsi della pandemia CV-19, che per ostacolare la Repubblica di Cina – Taiwan in ambito sanitario internazionale.
SANITÀ: RPC CONTRO TAIWAN
Taiwan non viene invitata all’Assemblea mondiale della Sanità dal 2017, ma ora che la pandemia CV-19 è stata dichiarata cessata e il dialogo sul rafforzamento dei sistemi sanitari in tutto il mondo sta accelerando, questo Stato democratico non dovrebbe venire ancora escluso, poiché le sue capacita nello specifico settore potrebbero essere di aiuto al fine di evitare il ripetersi di quanto prese avvio nel centro ricerche di Wuhan. Durante la pandemia, le strutture sanitarie e di protezione civile di Taipei sono state in grado di mitigare la diffusione del virus facendo ricorso all’efficace sistema sanitario pubblico, al personale specializzato e adeguatamente formato contro le pandemie, nonché ai sistemi di sorveglianza, indagine e analisi epidemiologica. Il modello di risposta anti-pandemica dell’isola includeva un dispiegamento anticipato e meccanismi di reazione rapida. Altre misure includevano poi politiche di controllo delle frontiere, distribuzione coordinata di risorse mediche e un sistema di trasferimento dei pazienti per prevenire e contenere la pandemia in un momento in cui vaccini e farmaci antivirali non erano disponibili.
L’ESCLUSIONE DI TAIPEI DALLA CONFERENZA OMS DI GINEVRA
Tra pochi giorni, dal 21 al 30 maggio prossimi, avrà luogo a Ginevra la Conferenza annuale dell’OMS, sarebbe stato quindi utile al mondo intero una presenza dei rappresentanti sanitari di Taiwan. Il governo di Taipei ha esortato l’OMS e tutte le parti interessate a sostenere la propria inclusione all’Assemblea mondiale della Sanità, anche soltanto in qualità di Paese osservatore, oltre alla piena partecipazione alle riunioni, ai meccanismi e alle attività previste. Malgrado la posizione di chiusura della Cina Popolare, Taipei ha reso noto che continuerà a lavorare con il resto del mondo al fine di contribuire a garantire il diritto fondamentale alla salute sancito dalla Costituzione dell’OMS.
NESSUNO DEVE ESSERE LASCIATO INDIETRO
Nello spirito degli SDG nessun paese dovrebbe essere lasciato indietro, soprattutto quelli come Taiwan, che hanno fornito un contributo importante alla salute pubblica globale. Per fortuna il CV-19 è ora assimilabile a un bruttissimo ricordo, ma non si dovrebbe dimenticare così rapidamente quanto è avvenuto negli anni scorsi e le vere origini, perché non è giusto che venti milioni di morti vengano dimenticati per interessi strategici e geopolitici.