Il Bollettino Excelsior di Unioncamere e Anpal monitora i fabbisogni occupazionali delle imprese, che esprimono le proprie previsioni sulle chiamate al lavoro che prevedono di effettuare nei mesi successivi.
LE CIFRE FORNITE DA UNIONCAMENRE E ANPAL
In Umbria nel trimestre maggio-luglio 2023 previste +1.120 assunzioni nell’industria e -2.550 nei servizi, di cui -410 nel commercio (pesa il calo del reddito reale delle famiglie a causa della forte inflazione), con una flessione del 16%. La voce ristorazione+servizi turistici avanza ancora (nel trimestre +160 avviamenti, +4,5% sul 2022). Aumentano solo le medie imprese, arretramenti occupazionali per piccole e grandi aziende. Ad avviso di Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, «i nuovi dati del sistema informativo Excelsior evidenziano tre cose: da un lato, con la crescita delle assunzioni nell’industria, che gli imprenditori del comparto sono più ottimisti di quanto gli ultimi dati sulla produzione industriale potessero far immaginare, visto che da tre mesi sono in flessione; dall’altro, che l’erosione del reddito delle famiglie provocato dall’alta inflazione si fa sentire sulla dinamica del comparto servizi: terzo, che nell’ambito dei servizi l’unico settore che continua a mostrare una crescita occupazionale è il settore ristorazione e servizi turistici».
UN ANDAMENTO DUALE
«Da qui un andamento duale – prosegue Mencaroni -, con il Nord industriale dove le assunzioni crescono e un Centro-Sud complessivamente meno industriale, dove l’incremento degli avviamenti al lavoro in questo settore non riesce a compensare il calo nei servizi. Sul turismo, poi, le cose potrebbero risultare ancora migliori di quanto le previsioni di assunzioni già non dicano. Non sarebbe la prima volta, infatti, che a consuntivo si scopre che, in corso d’opera, le cose sul fronte turistico sono andate meglio di quanto previsto e questo un po’ dappertutto ma soprattutto in Umbria, come l’esperienza insegna. Per il resto, la nostra continua ad essere una delle regioni con la percentuale più alta di aziende che hanno difficoltà a reperire il personale di cui hanno bisogno: nella regione, infatti, a maggio in 53 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati, contro una media nazionale di 46 casi su cento. Un problema che va affrontato con misure di medio e lungo periodo, ma che necessita anche di interventi a breve come un taglio più coraggioso del cuneo fiscale. Come restano tali altri problemi strutturali, come il fatto che la percentuale di offerte di lavoro provenienti dalle imprese per i laureati in Umbria sia di un terzo inferiore a quella media nazionale, spingendo i nostri giovani più istruiti ad andare fuori regione quando non fuori dall’Italia».
PIÙ OCCUPATI NELL’INDUSTRIA
L’industria (sia la manifattura in senso stretto che le costruzioni) accresce l’occupazione, i servizi invece la riducono. Il risultato in Italia è di una crescita occupazionale inferiore a quella dei mesi e trimestri scorsi, ma comunque senza perdere il segno più, mentre in Umbria e in tutte le regioni del Centro-Sud ora c’è il segno meno. Ed è questo l’altro dato rilevante: il fatto che, in termini di andamento dell’occupazione, il fossato si allarga tra Nord (dove tutte le regioni hanno il segno più ad eccezione della Valle d’Aosta) e il Centro-Sud (vedere Tabella 1), dove tutte le regioni hanno il segno meno a causa del fatto che la crescita occupazionale nell’industria non riesce a compensare la flessione nei servizi. A delineare questo scenario sulle assunzioni previste dalle aziende per il mese di maggio e per il trimestre maggio-giugno è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, con i dati che si basano su un ampio e continuo monitoraggio del sistema imprenditoriale: ben 110.000 le imprese interessate, che esprimono le proprie previsioni sulle chiamate al lavoro che prevedono di effettuare nei mesi successivi.
LE PREVISIONI DI ASSUNZIONI
Le possibili ragioni del dualismo settoriale, che diventa dualismo territoriale Nord-CentroSud, alla luce dei dati sulle previsioni di assunzioni da parte delle aziende. Il primo elemento che emerge, come detto, è l’avanzata delle assunzioni previste nell’industria e la flessione in quella dei servizi. A livello nazionale, sulla base delle dichiarazioni delle imprese, si prevede nel mese di maggio 2023, rispetto a maggio 2022, un aumento delle assunzioni nell’industria del 33,1% (+33.000 ingressi), mentre i servizi marcano una flessione del 3% (-10.000 ingressi), ma è positivo il contributo del turismo (+2,5%, +2.600 ingressi). Stesse tendenze nel trimestre maggio-giugno, dove l’industria italiana segna previsioni di ingressi al lavoro del +24,2% (+78.000) rispetto allo stesso trimestre 2022, mentre per i servizi la previsione è -5,1% (-62.000 ingressi al lavoro). In sostanza, l’aumento delle assunzioni nell’industria più che compensa il calo dei servizi, per cui il bilancio per l’Italia è di +22.440 assunzioni a maggio (rispetto a maggio 2022) e +16.080 nel trimestre maggio-giugno.
ESPANSIONE DELLA DOMANDA INTERNA
Per l’industria si vedrà quanto l’espansione sia dovuta alla domanda interna, e a quali componenti della domanda interna (gioca anche la spinta dei bandi legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza) e quanto a quella estera (sulla scorta del fatto che nel 2022, nonostante i timori dopo l’invasione russa dell’Ucraina, l’export italiano è cresciuto di ben il 20% sul 2021). E si vedrà come si mette insieme il fatto che la produzione industriale è negativa da tre mesi, ma gli imprenditori del comparto mettono in programma un aumento degli assunti. Sul calo dei servizi appare evidente che l’elevata inflazione ha intaccato e sta intaccando i redditi reali degli italiani, che per far quadrare i conti tirano la cinghia, come dimostrano le anticipazioni sulle vendite nel commercio al dettaglio, che in volume registrano un calo non marginale. Sul turismo invece l’Italia sorride perché, qualora quello interno dovesse non performare troppo bene sempre a causa della riduzione del reddito reale delle famiglie, è in netta crescita quello straniero, che peraltro ha una propensione alla spesa decisamente più elevata rispetto al turismo italiano. Le previsioni di assunzioni hanno il segno positivo al Nord, dove la base industriale è più forte, e presentano il segno meno nel Centrosud, dove la base industriale è minore e maggiore invece la quota dei servizi (spesso a basso valore aggiunto, specie nel Mezzogiorno) nella formazione del prodotto interno lordo. Il dualismo settoriale diventa quindi anche dualismo territoriale.
FOCUS SULL’UMBRIA
Come detto, come tutte le regioni del Centrosud l’Umbria presenta, rispetto al 2022, un calo delle assunzioni previste delle imprese sia a maggio che nel trimestre maggio-luglio. A maggio le assunzioni previste dalle aziende nella regione sono 5.020 (-180, ossia -3,5%, rispetto a maggio 2020), mentre nel trimestre maggio-giugno gli ingressi al lavoro previsto saranno 16.940 (-930, -5,2% sullo stesso trimestre 2022). Nel trimestre maggio-luglio le aziende della regione tirano con forza il freno degli avviamenti nel commercio (-16%), mentre le aziende della voce ristorazione più servizi turistici hanno programmato il 4,5% di inserimenti lavorativi in più rispetto allo stesso trimestre 2022. Pesante caduta degli ingressi al lavoro nei servizi alle imprese e in quelli alle persone. Le imprese umbre dell’industria volano nelle previsioni delle assunzioni: +52,3% a maggio, cifra che equivale a 680 ingressi al lavoro in più su maggio 2022, mentre nel trimestre maggio-luglio 2023 l’aumento è del 36,9% (+1.620 assunzioni rispetto allo stesso trimestre 2022). Più in dettaglio, all’interno del comparto industria quella manifatturiera fa in Umbria +41,1% a maggio e +37,1% nel trimestre, con un incremento rispettivamente di 390 e 1.120 avviamenti al lavoro, mentre le aziende delle costruzioni hanno programmato di assumere 650 persone a maggio (+300 rispetto a maggio 2022, con un incremento dell’85,7%) e 1.870 nel trimestre (+500 rispetto allo stesso trimestre 2022, con una crescita del 36,5%).
TERZIARIO IN REGIONE
Sul fronte dei servizi le imprese dichiarano di aver programmato 3.040 ingressi al lavoro a maggio (-860 ingressi rispetto a maggio 2022, -18,9%) e 10.930 per il trimestre (-2.550 rispetto al trimestre maggio-luglio 2022, -18,9%). All’interno dei servizi da evidenziare la caduta del commercio (-20,3% avviamenti al lavoro a maggio e -16% nel trimestre rispetto agi stessi periodi del 2022, lasciando rispettivamente sul campo 160 e 410 assunzioni), mentre la voce “Servizi di alloggio e ristorazione, servizi turistici” mostra un calo a maggio (-60 avviamenti, -6,1%), ma un incremento nel trimestre (+160, +4,5%). Flessioni sensibili per i servizi alle imprese (-27% nel trimestre, con una riduzione di 1.240 avviamenti rispetto al 2022) e per i servizi alle persone (-37,3%, -1.040 avviamenti).
CALO DELLE ASSUNZIONI NELLE PICCOLE E GRANDI IMPRESE
Calo delle assunzioni nelle piccole e nelle grandi imprese in regione, mentre le medie accelerano gli inserimenti lavorativi. Per quanto concerne la dimensione aziendale, la frenata delle assunzioni riguarda le piccole imprese da 1 a 49 dipendenti (nel trimestre -630 avviamenti, -5,1% sullo stesso trimestre 2022) e le grandi imprese da 250 dipendenti in su (-410 avviamenti, -15,8%). Ad aumentare solo le medie aziende, quelle da 50 a 249 dipendenti, che nel mese di maggio prevedono +50 assunzioni rispetto a maggio 2022 (+6,2), mentre nel trimestre maggio-luglio l’incremento previsto è di 110 inserimenti lavorativi (+3,7%).
BASSA OCCUPAZIONE DI LAUREATI
La percentuale di assunzioni di laureati in Umbria è un terzo più bassa della media nazionale, peggiorando i dati degli scorsi trimestri. Si aggrava, a maggio 2023, il problema strutturale dell’Umbria sulla sua capacità di offrire lavoro per i laureati. Le imprese della regione, infatti, su 100 assunzioni prevedono di inserire al lavoro solo 8 laureati, contro i 12 della media nazionale (che peraltro è già assai bassa rispetto alla media dell’Unione europea e a quelle dei grandi Paesi dell’Unione europea). In altre parole, nella regione la domanda di lavoro per i laureati è di un terzo inferiore rispetto alla media nazionale. Dati, quelli umbri, che peraltro sono peggiori di quelli registrati negli scorsi trimestri.