LIBIA, Italia. Haftar a Roma: ieri ha incontrato Tajani; stamani (forse) vedrà la Meloni

Il generale libico che controlla la Cirenaica è giunto nella capitale italiana, dove nella serata di ieri ha incontrato il Vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro degli Affari esteri Antonio Tajani. Nella mattinata di oggi potrebbe essere ricevuto dalla Presidente del Consiglio

Il generale Khalifa Haftar, attuale «uomo forte» della Cirenaica che un tempo fu alto ufficiale nell’esercito della Jamahiriyya libica  del colonnello Muhammar Gheddafi (si ricordano in particolare le operazioni da lui condotte tra Libia e Ciad), è giunto nella capitale italiana, dove nella serata di ieri ha incontrato il Vicepresidente del Consiglio dei ministri nonché ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, e dove, con ogni probabilità, nella mattinata di oggi verrà ricevuto dall’inquilina di Palazzo Chigi, Giorgia Meloni.

LA MISSIONE DI TAJANI AL CAIRO E I «BUONI UFFICI» DI AL-SISI

Haftar è un alleato fondamentale dell’Egitto del presidente Abdel Fatah al-Sisi (militare come lui), che in precedenza, nel corso di una visita ufficiale effettuata al Cairo, incontrando lo stesso Tajani aveva da questi ricevuto la richiesta di una interposizione dei propri buoni uffici sul generale libico di Bengasi allo scopo di facilitare una composizione pacifica e definitiva della crisi libica e, inoltre, per arrestare il flusso di migranti irregolari che in massa salpano anche dalle coste della Cirenaica.

HAFTAR, L’INTERLOCUTORE FONDAMENTALE

Una situazione oltremodo complicata e controversa quella libica, che registra da qualche mese un formale accordo tra Haftar e il premier (internazionalmente riconosciuto) che sta a Tripoli, cioè il misuratino Abdelhamid Dabaiba. Il generale è dunque, di fatto, tornato a porsi quale uno degli interlocutori fondamentali nelle critiche dinamiche del paese nordafricano, questo malgrado dal 2019 avesse ripetutamente tentato con il suo esercito e le milizie sue alleate, tuttavia senza successo, di ottenere in qualche modo il controllo della capitale Tripoli, scatenando mesi di guerra civile.

LA VISITA UFFICIALE DELLA MELONI A TRIPOLI IN GENNAIO

La Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni si era recata in visita ufficiale a Tripoli il 28 gennaio scorso, accompagnata da una delegazione formata, tra gli altri, dal titolare della Farnesina Tajani e da quello del Viminale Matteo Piantedosi, oltreché dall’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi. Si era trattato di una prima presa di contatto del nuovo governo di destra italiano con le frammentate autorità libiche, seppure in quell’occasione la Meloni non aveva però incontrato il generale Haftar, ufficialmente in quel periodo fuori dalla Libia. La Meloni aveva comunque incontrato il  premier Dabaiba, mentre Piantedosi il suo omologo Emad Trabelsi.

LA LOTTA PER IL CONTROLLO DEI RUOLI CHIAVE NEL SETTORE ENERGETICO

Descalzi aveva invece avuto modo di negoziare proficuamente con il presidente della National Oil Company libica (NOC), Farhat Omar Bengdara, stipulando un accordo del valore di otto miliardi di dollari finalizzato alla messa in esercizio (ex novo) di due giacimenti di idrocarburi al largo delle coste del Paese nordafricano, una iniziativa che nei progetti dovrebbe comportare la messa in opera di impianti di estrazione e la connessione di essi con il terminale costiero di Mellitah (da alcuni giorni non in funzione), infrastruttura dalla quale origina il gasdotto sottomarino collegato con il terminale siciliano di Gela.

IL CONTROLLO DEI RUOLI CHIAVE NEL SETTORE OIL&GAS

La visita dei massimi esponenti del Governo italiano aveva avuto luogo in una fase delicata, caratterizzata dai contrasti tra il ministro del petrolio del Governo di Tripoli, Mohamed Aoun, e del primo ministro designato dalla Camera dei Rappresentanti di Tobruk, Fathi Bashaga, che avevano entrambi criticato quell’accordo tra NOC ed Eni, Aoun addirittura in modo plateale, disertando la cerimonia della stipulazione. Si afferma che questi sia stato marginalizzato dall’azione accentratrice del premier di Tripoli, che di recente ha riorganizzato il Supremo consiglio dell’energia allo scopo di assumere il sostanziale controllo del settore degli idrocarburi nel Paese.

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