Lo rende noto Veronica Giacometti in un articolo pubblicato ieri dall’agenzia giornalistica ACI Stampa – https://www.acistampa.com/story/sotto-il-segno-dellincontro-la-santa-sede-torna-alla-biennale-di-venezia?utm_campaign=ACI%20Stampa&utm_medium=email&_hsmi=254748812&_hsenc=p2ANqtz–ZM8ipSlMDK9eJd-stAb6mBYmD9ks7HPTDAf988XOjBD6UIeoQTtKYHmVhkoAvXOVKbWK47tT442GiXvdPmkzeis5ttF8cALwWJNkRY5X0rjMSWy8&utm_content=254748812&utm_source=hs_email -; il nuovo Dicastero per la cultura e l’educazione prenderà dunque parte alla XVIII Mostra internazionale di architettura alla Biennale di Venezia, dedicando il padiglione della Santa Sede al tema dell’incontro. “Amicizia Sociale: incontrarsi nel giardino” sarà la denominazione della mostra che avrà luogo presso l’Abbazia di San Giorgio Maggiore.
CELEBRARE LA CULTURA DELL’INCONTRO
«Prendersi cura del pianeta come ci prendiamo cura di noi stessi e celebrare la cultura dell’incontro». Con queste parole il curatore, l’architetto Roberto Cremascoli, ha sintetizzato gli insegnamenti del Pontefice, tratti dalle sue encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti, che a loro volta si pongono quale guida del percorso espositivo. Già nel 2018 la Santa Sede aveva partecipato all’evento veneziano, un momento nel quale convergono fede, architettura, arte, ecologia. «Il commissario, il cardinal José Tolentino de Mendonça, e il curatore hanno invitato a esporre nel Padiglione della Santa Sede una figura dal prestigio indiscutibile nel panorama artistico e architettonico internazionale, come l’architetto portoghese Álvaro Siza (Premio Pritzker nel 1992), insieme al collettivo italiano Studio Albori (Emanuele Almagioni, Giacomo Borella, Francesca Riva). Quest’ultimo, grazie allo sviluppo di una pratica multidisciplinare, frequenta la realtà del progetto mescolando le attività di architettura a processi partecipativi ed ecologici», si legge nella nota ufficiale emessa dal Dicastero di oltre Tevere.
LA VISIONE SOCIALE DEL PONTEFICE
Dall’incontro tra le encicliche del Papa con gli architetti invitati e i diversi contribuiti scientifici nasceranno le installazioni che risponderanno al tema “Il Laboratorio del Futuro”, proposto dalla curatrice generale della XVIII Mostra internazionale di Architettura, Lesley Lokko. «L’installazione “O Encontro” di Álvaro Siza accoglie il visitatore e lo conduce, in un dialogo tra le “figure” disegnate dal maestro, fino agli spazi esterni; grandi presenze, le cui geometrie e dinamicità di movimento alludono plasticamente alla coraggiosa visione sociale di Papa Francesco», si afferma altresì nel comunicato ufficiale. «Concepita come spazio a disposizione di tutti, la nuova conformazione permette di camminare tra gli orti, il pollaio, il deposito dei semi e le zone di riposo, in una pratica di riconoscimento e contemplazione. Uno scenario materiale e spirituale che avvicina alla vita quotidiana del monastero benedettino, alla sua Regola, aprendo la possibilità a un dialogo attuale con quegli spazi emblematici della tradizione architettonica», concludono dal Dicastero, presentando la mostra che sarà visitabile dal 20 maggio al 26 novembre 2023.
LA CHIAVE DEL DIALOGO
Il Padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia Architettura 2023 è stato presentato alla Sala stampa vaticana dal cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione. «In coincidenza con il X anniversario dell’elezione di Papa Francesco, la Santa Sede torna alla Biennale di Venezia. La coincidenza di questi due eventi apre alla possibilità di un dialogo che reputiamo importante: costatare come alcune delle linee principali di questo pontificato possono essere chiave di un dialogo con l’architettura contemporanea e convergere in una visione che assuma il rischio di pensare un futuro diverso – ha dichiarato nel corso della conferenza stampa in Vaticano il Prefetto del Dicastero – è perciò sotto il segno dell’amicizia sociale e dell’incontro che la Santa Sede torna, in questo anno 2023, alla Biennale di Venezia».
UN’ARCHITETTURA CHE SI «DISLOCA»
«L’architetto Álvaro Siza, che all’età di novant’anni si presenta come una riserva di giovinezza per il mondo, scommette su un’architettura che non si fissa tra quattro mura, ma si disloca. È un’architettura viva, figurale, in uscita. Un intenso manifesto politico e poetico su cosa sia o possa diventare l’incontro tra gli esseri umani. Dall’atra parte la proposta complementare dello Studio Albori pone dentro l’architettura tutti i viventi, rendendoci tutti corresponsabili della nostra casa comune. Álvaro Siza e il collettivo di architetti dello Studio Albori sono la garanzia di proposte allo stesso tempo magistrali e innovative che fanno riflettere sul contributo dell’architettura, presentandola come pratica laboratoriale di futuro e alla fine non lontana dagli interrogativi tipicamente spirituali», ha quindi concluso il cardinale Tolentino de Mendonça.