SUDAN, scontri armati. Situazione critica nel Paese africano: si prova a mediare tra i belligeranti

È in corso un tentativo di mediazione da parte dell’Egitto; l’Unione europea ha invitato le forze contrapposte a fermare immediatamente le violenze. Nel Paese africano dilaniato dagli scontri armati sono attualmente presenti alcune centinaia di cittadini italiani

A seguito delle prime ore di combattimenti nella capitale sudanese le Forze paramilitari di supporto rapido del Sudan (RSF) hanno dichiarato di aver preso il controllo del palazzo presidenziale, della residenza del comandante dell’esercito e dell’aeroporto internazionale di Khartoum. Le RSF affermano inoltre di controllare anche gli scali aeroportuali della città di Merowe (nel settentrione del Paese a 440 chilometri da Khartoum) e di quella di El-Obeid, che si trova invece nel Sudan occidentale, tuttavia, le informazioni allo specifico riguardo sono contrastanti.

SI COMBATTE NELLA CAPITALE

Dalle sette della mattina di sabato 15 aprile focolai di combattimenti interessano diversi quartieri della capitale, mentre scontri armati si sono verificati anche in alcune altri centri urbani non distanti da Khartoum. A combattersi sono i paramilitari filorussi delle RSF, guidate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo (numero due del Consiglio sovrano) che nel tentativo di assumere il potere hanno attaccato le forze armate del Consiglio sovrano medesimo, che operano al comando del generale Abdel-Fattah Al-Burhan. Il bilancio delle vittime tra la popolazione civile, ovviamente provvisorio, è di alcune persone uccise e numerosi feriti. I combattimenti hanno registrato l’intervento sia delle forze terrestri che di quelle aeree. Difficile ancora comprendere la reale situazione sul campo, anche a causa della prevedibile guerra dell’informazione dei belligeranti, che diffondono comunicati contrastanti e spesso non rispondenti a verità.

ATTACCATO L’AEROPORTO INTERNAZIONALE

Nel corso dell’attacco all’aeroporto di Khartoum i paramilitari delle RSF hanno distrutto degli aerei civili che si trovavano sulla pista, tra questi un velivolo della Saudi Airlines. Emergency è stata costretta a chiudere il suo centro pediatrico alla periferia della capitale evacuandone il personale sanitario che vi lavora. Un funzionario dell’Onu ha riferito di essere al corrente di scontri armati praticamente in tutta la città, incluso il quartiere Khartoum 2, dove ha sede l’Ambasciata d’Italia. Al riguardo, il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani i centocinquanta cittadini italiani residenti nel Paese, dei quali la metà vive nella capitale, a non abbandonare le proprie abitazioni. Numerosi gli appelli lanciati dall’estero al fine di porre fine ai combattimenti, si registrano quelli di Onu, Stati Uniti d’America, Unione europea, Unione africana, Lega araba e Federazione russa.

LA MEDIAZIONE DELL’EGITTO

L’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, ha dichiarato che «un’escalation non farà che aggravare la situazione», rassicurando contestualmente sul personale dell’Unione presente nel Paese, che afferma essere «al sicuro». Attualmente è in corso un tentativo di mediazione da parte dell’Egitto, mentre Bruxelles ha invitato le forze contrapposte a fermare immediatamente le violenze.

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