a cura di Giuseppe Morabito, generale in ausiliaria dell’Esercito italiano attualmente membro del Direttorio NATO Defence College Foundation – Dopo lunghi colloqui, il 18 marzo scorso il presidente serbo Aleksandar Vučić e il primo ministro cossovaro Albin Kurti si sono incontrati a Ohrid (Ocrida, nella Macedonia del Nord) per discutere riguardo all’attuazione dell’accordo la cui bozza è stata elaborata lo scorso febbraio, avente a oggetto la normalizzazione delle relazioni bilaterali.
VERSO UNA PROLUNGATA IMPASSE
Al termine del vertice, che era stato organizzato dall’Unione europea, tuttavia non è stato ottenuto alcun risultato concreto, lasciando così nell’incertezza l’esito dei negoziati tra Serbia e Kosovo (Republika e Kosovës; Kosova secondo la denominazione albanese, Kosovo i Metohija secondo quella serba). Nonostante l’accettazione della proposta di Bruxelles, la mancanza di una firma in calce al documento fa ritenere che l’impasse tra le parti probabilmente persisterà. L’accordo in undici punti, raggiunto lo scorso febbraio, include il riconoscimento reciproco di documenti e simboli nazionali, quali passaporti, diplomi, targhe e timbri doganali. Di seguito se ne elenca il testo articolo per articolo.
IL TESTO DELL’ACCORDO ANCORA IN ATTESA DI STIPULAZIONE
Articolo 1 – Le Parti svilupperanno tra loro relazioni normali e di buon vicinato sulla base della parità di diritti. Entrambe le Parti riconoscono reciprocamente i rispettivi documenti e simboli nazionali, inclusi passaporti, diplomi, targhe e timbri doganali.
Articolo 2 – Entrambe le Parti saranno guidate dagli obiettivi e dai principi stabiliti nella Carta delle Nazioni Unite, in particolare quelli dell’uguaglianza sovrana di tutti gli Stati, il rispetto della loro indipendenza, autonomia e integrità territoriale, il diritto all’autodeterminazione, la protezione dei diritti umani e non discriminazione.
Articolo 3 – In conformità con la Carta delle Nazioni Unite, le Parti risolveranno qualsiasi controversia tra di loro esclusivamente con mezzi pacifici e si asterranno dalla minaccia o dall’uso della forza.
Articolo 4 – Le Parti procedono sul presupposto che nessuna delle due possa rappresentare l’altra in ambito internazionale o agire per suo conto. La Serbia non si opporrà all’appartenenza del Kosovo a nessuna organizzazione internazionale.
Articolo 5 – Nessuna delle parti bloccherà, né incoraggerà altri a bloccare, i progressi dell’altra parte nel rispettivo percorso verso l’Unione europea sulla base dei propri meriti. Entrambe le parti rispettano i valori di cui agli articoli 2 e 21 del trattato sull’Unione europea.
Articolo 6 – Sebbene il presente accordo costituisca un passo importante verso la normalizzazione, entrambe le parti proseguiranno con nuovo slancio il processo di dialogo guidato dall’Unione europea, che dovrebbe portare a un accordo giuridicamente vincolante sulla normalizzazione globale delle loro relazioni. Le parti convengono di approfondire la futura cooperazione nei settori dell’economia, della scienza e della tecnologia, dei trasporti e della connettività, delle relazioni giudiziarie e delle forze dell’ordine, delle poste e delle telecomunicazioni, della salute, della cultura, della religione, dello sport, della protezione dell’ambiente, delle persone scomparse, degli sfollati e di altre simili aree attraverso la stipulazione di apposite convenzioni. I dettagli saranno concordati in ulteriori accordi agevolati dal dialogo guidato dall’Unione europea.
Articolo 7 – Entrambe le parti si impegnano a stabilire disposizioni e garanzie specifiche, in conformità con i pertinenti strumenti del Consiglio d’Europa e attingendo alle esperienze europee esistenti, per garantire un livello adeguato di autogestione per la comunità serba in Kosovo e la capacità di fornire servizi in aree specifiche, compresa la possibilità di un sostegno finanziario da parte della Serbia e un canale di comunicazione diretto per la comunità serba con il governo del Kosovo. Le Parti formalizzeranno lo status della Chiesa ortodossa serba in Kosovo e offriranno un forte livello di protezione ai siti del patrimonio religioso e culturale serbo, in linea con i modelli europei esistenti.
Articolo 8 – Le Parti si scambieranno Missioni permanenti. Saranno stabiliti presso la sede del rispettivo Governo. Le questioni pratiche relative all’istituzione delle missioni saranno trattate separatamente.
Articolo 9 – Entrambe le parti prendono atto dell’impegno dell’Unione europea e di altri donatori a istituire uno speciale pacchetto di investimenti e sostegno finanziario per progetti congiunti delle parti in materia di sviluppo economico, connettività, transizione verde e altri settori chiave.
Articolo 10 – Le parti istituiscono un comitato misto, presieduto dall’UE, per monitorare l’attuazione del presente accordo. Entrambe le Parti confermano il loro obbligo di attuare tutti gli accordi di dialogo passati, che rimangono validi e vincolanti.
Articolo 11 – Entrambe le parti s’impegnano a rispettare la tabella di marcia per l’attuazione allegata al presente accordo. Inoltre, dall’esame degli articoli sopra citati si evidenzia che entrambe le parti hanno concordato di scambiarsi missioni permanenti e di non ostacolarsi reciprocamente nei rapporti con l’Unione europea.
IL NODO DELLA MINORANZA SERBA
Belgrado ha anche accettato di non opporsi all’appartenenza del Kosovo a nessuna organizzazione internazionale. L’accordo sostiene la creazione di un’associazione di comuni a maggioranza serba in Kosovo, con un adeguato livello di autogestione per la comunità serba in Kosovo e un canale di comunicazione diretto per la comunità serba con il governo del Kosovo. Il recente incontro di Ohrid, durato più di dodici ore, è stato definito storico da Bruxelles. Tuttavia, come già indicato, nessun accordo è stato firmato da Vučić e Kurti, suggerendo che il processo di normalizzazione tra Serbia e Kosovo potrebbe richiedere più tempo ed essere più difficile di quanto previsto dalla diplomazia dell’Unione europea. Nonostante ciò, l’Alto Rappresentante dell’Unione europea Josep Borrell, che sta lavorando per il dialogo tra Belgrado e Pristina, ha confermato che entrambe le capitali hanno implicitamente concordato il cosiddetto “Allegato di attuazione dell’Accordo sul percorso verso la normalizzazione delle relazioni tra Kosovo e Serbia ”, che ora costituisce parte integrante dell’intesa. Tuttavia, lo stesso Borrell ha ammesso che le parti non sono state in grado di trovare una soluzione reciprocamente accettabile cosi come originariamente proposta da Bruxelles.
SOSPESA L’INTEGRAZIONE NELL’UNIONE EUROPEA
L’accordo di attuazione discusso a Ohrid chiede specificamente al Kosovo di avviare immediatamente i negoziati nell’ambito del Dialogo facilitato dall’UE per stabilire accordi e garanzie precise per garantire un livello adeguato di autogestione (dunque non autogoverno) per la comunità serba in Kosovo. Belgrado spinge per la creazione di un’associazione di comuni a maggioranza serba in Kosovo, già concordata da Serbia e Kosovo nel 2013. Tuttavia, Pristina si rifiuta di attuarla, temendo la creazione di una «nuova Republika Srpska» in Kosovo, a similitudine di quanto avvenuto de facto in Bosnia. Altrettanto importante è che entrambe le parti abbiano accettato che l’accordo di febbraio e l’allegato di attuazione di marzo diventino parte integrante dei rispettivi processi di adesione all’Unione europea. Il mancato rispetto e attuazione dell’accordo comporterebbe quindi una sospensione del processo d’integrazione per entrambi i paesi. I leader serbo e cossovaro hanno riconosciuto i progressi, ma si sono reciprocamente criticati per non aver firmato il documento. Kurti ha dichiarato di essere pronto a firmare, tuttavia ha accusato Vučić di non aver firmato per la seconda volta dopo la riunione di Bruxelles di febbraio. Dal canto suo, Vučić ha confermato di non aver firmato e non firmerà alcun accordo con Pristina a breve, aspetto che induce a sospettare che voglia soltanto guadagnare tempo durante i colloqui.
STANTE LO STALLO NEGOZIALE, LIBERALIZZAZIONE DEI VISTI PER L’EUROPA
Senza firme, restano i dubbi sulla validità degli accordi raggiunti a Bruxelles e a Ohrid, dunque lo stallo potrebbe continuare. C’è comunque una buona notizia, soprattutto per i giovani cossovari, poiché la Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo ha approvato la concessione ai cittadini del Cossovo dell’esenzione dal visto per soggiorni di breve durata nel territorio dell’Unione europea per complessivi novanta giorni in un periodo di centottanta giorni. Le nuove regole dovrebbero entrare in vigore nel 2024, intanto, all’inizio del mese corrente i ministri responsabili degli affari interni dell’Unione europea hanno avviato la liberalizzazione dei visti. La sessione plenaria del Parlamento europeo deve ancora adottare ufficialmente l’esenzione in argomento, ma questa sarà solo una formalità data l’approvazione del Comitato e l’accordo delle istituzioni di Bruxelles raggiunto già a dicembre.