Si materializza dunque la «pace cinese», resa possibile dal consolidamento dell’asse tra Pechino e Mosca che, con ogni probabilità, vedrà la Russia dell’autocrate Putin declassata al rango di junior partner dell’intesa. Questo all’ombra di un diverso ordine mondiale con l’Occidente indebolito che perderà gradualmente influenza sulle dinamiche internazionali.
UN NUOVO GASDOTTO DALLA RUSSIA ALLO XINJIANG
La visita del presidente e capo del Partito comunista sino-popolare si conclude con dei risultati sul piano degli accordi per la fornitura di materie prime energetiche da parte russa, petrolio e, soprattutto, gas. Verrà realizzato (qualora l’accordo troverà attuazione) una gigantesco gasdotto lungo 2.600 chilometri che dalla Siberia, attraverso la Mongolia sboccherà nella provincia musulmana cinese (e ribelle) dello Xinjiang, consentendo così un flusso di materia prima energetica quasi pari a quello del North Stream fino ai punti di suo consumo nella Repubblica Popolare. A seguito delle chiusure occidentali per Mosca è divenuto giocoforza re-indirizzare la sua debole economia verso Oriente, in primo luogo in Cina. Tuttavia non sono stati resi noti tempi di massima della sua realizzazione.
LA «PAX CINESE»
Riguardo al conflitto in atto in Ucraina, nella dichiarazione congiunta di Putin e Xi si rileva come Pechino si sia detta disposta a compiere nel più breve tempo possibile sforzi per riavviare colloqui di pace. «Le parti si oppongono al fatto che qualsiasi Stato e i suoi blocchi, al fine di ottenere vantaggi militari, politici o di altra natura, danneggino i legittimi interessi di altri paesi nel campo della sicurezza. La parte cinese valuta positivamente la volontà della parte russa di impegnarsi per riavviare i colloqui di pace il prima possibile». Russia e Cina hanno infine ribadito come non potranno esserci vincitori in una guerra nucleare e che, quindi, questa non dovrà venire mai scatenata. In ogni caso, i due paesi alleati effettueranno pattugliamenti aerei e navali congiunti
LE REPLICHE DI UCRAINI E AMERICANI
Dal canto suo, il presidente ucraino Volodymir Zelensky ha replicato invitando la Cina al dialogo e ha affermato di «attendere una risposta in tal senso». Sempre ieri, da Washington il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americano John Kirby è intervenuto al fine di ribadire la posizione della Casa Bianca: «La Cina – vi si afferma – non ha una posizione imparziale sulla guerra in Ucraina e se vuole giocare un ruolo costruttivo dovrebbe sollecitare la Russia a porre fine al conflitto». Egli ha inoltre aggiunto che: «Rispettare la carta Onu significa che Mosca deve ritirarsi dall’intera Ucraina».