Federpesca, presente a Bruxelles con l’Alleanza europea per la pesca a strascico (EBFA) per ribadire che il Piano d’azione “Proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente” presentato dalla Commissione europea rappresenta un attacco frontale alla pesca e mette a repentaglio l’approvvigionamento, sicurezza e autosufficienza alimentare dell’Unione europea.
L’IMPATTO DELLE POLITICHE COMUNITARIE SULLA PESCA
L’EBFA si è riunita il 20 marzo scorso a Bruxelles per un incontro con le autorità nazionali competenti in materia di pesca, tra cui la Rappresentanza italiana presso l’Unione europea, per discutere la portata, il percorso e l’impatto delle politiche della pesca proposte dalla Commissione. L’incontro si è tenuto a seguito del Consiglio Agricoltura e Pesca dell’Unione europea, durante il quale il pacchetto pesca presentato dalla Commissione il 21 febbraio scorso, è stato al centro della discussione. Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste italiano ha sottolineato la «necessità di rivedere il Piano di azione», in particolare per quanto riguarda il rispetto dell’obbligo di sbarco delle catture involontarie e l’eliminazione graduale della pesca a strascico.
ELIMINARE LA PESCA A STRASCICO
«L’obiettivo di eliminare gradualmente i pescherecci a strascico da tutti i SIC/Natura 2000 (in espansione) e che, in prospettiva annunciata, riguarderà anche le aree al di fuori di quelle marine protette – ha dichiarato la direttrice di Federpesca, Francesca Biondo – va a colpire direttamente un settore che in Europa contribuisce per il 25% agli sbarchi totali di prodotti ittici e al 38% dei ricavi, con settemila imbarcazioni, delle quali duemila italiane. La domanda che non viene soddisfatta dal prodotto nazionale verrebbe colmata dal prodotto importato, da paesi in cui vigono regole meno rigide sulla gestione della pesca».
ELIMINARE LA PESCA A STRASCICO
Conclude la Biondo che «l’obiettivo della Commissione europea di eliminare gradualmente la pesca a strascico è chiaramente sproporzionato, ingiustificato e non basato su dati scientifici aggiornati e verificati, oltre ad essere una politica assolutamente miope per garantire l’approvvigionamento alimentare dei Paesi membri dell’Unione. Per questo nella giornata di lunedì abbiamo voluto essere a Bruxelles per difendere il settore e far sentire la nostra voce».