CRIMINALITÀ, organizzazioni etniche. Mafia cinese e traffico illecito di denaro: le ramificazioni del dragone

Ormai sulle attività di esercizio abusivo di attività finanziaria e bancaria poste in essere dalla cosiddetta mafia cinese si sono accesi i riflettori. Una conferma di questo deriva dalla recente inchiesta condotta dalla magistratura di Firenze assieme alla Guardia di Finanza, che ha portato all’esecuzione di un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali a carico di due cittadini della Repubblica Popolare. Una notizia che ci offre lo spunto per riprendere il tema affrontato lo scorso 8 marzo in un nostro articolo di stampa -https://www.insidertrend.it/2023/03/08/criminalita/criminalita-organizzazioni-etniche-lultima-frontiera-globale-della-mafia-cinese-il-crime-as-a-service/ -, onde approfondire ulteriormente gli aspetti relativi a questo genere di organizzazione criminale. Lo faremo avvalendoci anche di una dettagliata analisi elaborata da una branca dell’intelligence economico-tributaria francese (SIRASCO e DNRED), dettagliatamente riferita in un servizio giornalistico pubblicato da “Europe1”

L’intelligence francese ha carpito gli ultimi segreti della mafia cinese, formandosi dunque un patrimonio conoscitivo aggiuntivo relativo alle alleanze di queste organizzazioni criminali etniche con altri sodalizi mafiosi e soggetti dediti ai traffici illeciti, definendo nel dettaglio le dinamiche di scavalcamento delle dogane e dell’economia sommersa riconducibile alle comunità di immigrati cinesi. Insomma, come illustrato nel precedente articolo sul «crime as a service». In quale modo la mafia cinese si interfaccia con le altre organizzazioni criminali offrendo loro una serie articolata di servizi.

LA BANCA CLANDESTINA A FIRENZE E PRATO

Risale al 15 marzo scorso l’esecuzione di un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali emessa dal tribunale di Firenze a carico di due cittadini della Repubblica Popolare cinese ritenuti dagli inquirenti responsabili del reato di associazione per delinquere, esercizio abusivo di attività finanziaria e bancaria, oltreché sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. I due sono stati tradotti in carcere, mentre invece tredici loro connazionali, ritenuti sodali nell’organizzazione, permangono tuttora indagati dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza del capoluogo toscano. L’ipotesi accusatoria si riferisce a uno «stabile e organizzato sistema di gestione da parte di imprenditori sinici di una banca clandestina  che offriva servizi occulti di trasferimento di denaro in Cina a favore di connazionali», a fronte del pagamento quale corrispettivo del 2,5% della somma trasferita.

INTENSA, CONTINUATIVA, QUOTIDIANA RACCOLTA ILLEGALE DI DENARO

Essi avrebbero inoltre applicato tassi di cambio tra euro e yuan di poco più sfavorevoli rispetto a quelli ufficiali, aspetto che dunque non ostacolava la «intensa, continuativa, quotidiana e inequivoca attività di raccolta di denaro». Tale banca clandestina, che aveva sede a Firenze e una filiale a Prato, rinveniva quali propri clienti degli imprenditori cinesi del settore della pelletteria e dell’abbigliamento. Il sistema di trasferimento clandestino si avvaleva di due principali canali: per importi ridotti gli indagati ricorrevano alle app “We Chat” e “Alipay”, in grado di trasferire denaro associandolo a un conto mediante una o più carte di credito, dalle quali nella fase di pagamento, al ritiro veniva prelevato l’esatto importo; per importi di consistenza maggiore il meccanismo era più complesso, poiché il denaro veniva anticipato attraverso conti correnti e carte di bancarie accesi in favore di persone residenti in Cina, persone indicate ai trafficanti dagli stessi clienti.

«SPALLONI» E PROVVISTE

Il denaro raccolto agli sportelli della banca clandestina in Toscana veniva poi trasportato fisicamente in Cina con varie modalità a seconda dei casi, oppure, in alternativa, l’organizzazione criminale poneva a disposizione, sempre in Cina, proprie provviste di denaro, ma a fronte del pagamento di un’ulteriore commissione. In altri casi ancora, la banca clandestina rendeva disponibili alla sua clientela il denaro contante dopo avere ricevuto un bonifico sui propri conti correnti nella Repubblica Popolare. Le criticità insorte per effetto delle restrizioni ai movimenti imposte durante la pandemia, che tra le conseguenze ebbero anche la limitazione negli spostamenti transfrontalieri degli «spalloni» e la cancellazione dei voli da e per la Repubblica Popolare, costrinsero i trafficanti agli spostamenti via terra in automobile all’estero, in paesi dove la legislazione antiriciclaggio è meno stringente e, quindi, da dove si potevano effettuare i versamenti del denaro in banche che lo avrebbero poi fatto pervenire in Cina. Un’altra soluzione di ripiego fu quella dell’invio dei soldi in Cina per nave all’interno di container.

UNA MINACCIA SOTTOTRACCIA A LUNGO SOTTOVALUTATA

Le organizzazioni criminali cinesi attive in paesi europei come l’Italia e la Francia sono state ritenute, a torto, per molto tempo una minaccia secondaria rispetto ad altri sodalizi, sia autoctoni che stranieri, operanti sul territorio. La ragione di questa sottovalutazione va rinvenuta principalmente in una delle caratteristiche peculiari della mafia cinese, quella della ridotta visibilità della propria azione. Ma grazie a una serie di indagini condotte da diverse forze di polizia e da servizi di intelligence, si iniziano ad accendere i riflettori su di essa. Da un recente rapporto elaborato congiuntamente dai servizi di intelligence doganale (Direction Nationale du Renseignement et des Enquêtes Douanières, DNRED) e da quelli preposti al contrasto del crimine organizzato (Service d’information, de renseignement et d’analyse stratégique sur la criminalité organisée, SIRASCO), emerge la «straordinaria capacità di resilienza e adattamento» della mafia cinese in Francia.

SPECIALIZZAZIONE: RICICLAGGIO DI DENARO

Sempre secondo l’intelligence d’oltralpe, il riciclaggio di denaro costituirebbe il core business di queste organizzazioni, divenute nel giro di pochi anni in grado di offrire i loro servizi ai sodalizi criminali locali ovunque siano presenti comunità immigrate di cinesi, notoriamente difficili da penetrare dall’esterno. Tuttavia, lo sviluppo delle tecnologie ha consentito agli investigatori di monitorare i traffici telefonici e la messaggistica dei mafiosi, aprendo così dei varchi attraverso i quali comprendere le varie connessioni e i meccanismi alla base delle attività di riciclaggio. Ad esempio la consolidata liason con i cartelli sudamericani e caraibici del narcotraffico, che ha trovato un puntuale riscontro negli esiti di una recente inchiesta condotta dall’antidroga francese (l’Office anti-stupéfiants della Direction Centrale de la Police Judiciaire, OFAST) su alcuni appartenenti alla comunità asiatica residente in Guyana, risultati dediti al riciclaggio di denaro per conto dei narcos, che a loro volta inviavano i carichi di cocaina in Europa occidentale via mare, imbarcandoli a Dégrad des Cannes, principale porto del Dipartimento d’oltremare francese.

LA RETE GLOBALE

Un’altra rotta dei traffici illeciti è quella terrestre attraverso l’Europa orientale, come nel caso scoperto lo scorso anno che vedeva la mafia cinese servirsi di società di trasporto merci polacche i cui autocarri, partiti da Aubervilliers, in Francia, raggiungevano poi la Polonia passando per la Repubblica Ceca. Le stesse organizzazioni criminali che collaborano con quelle turche e della Corsica. L’intelligence francese definisce l’attività asiatica controllata dalla mafia cinese come una «economia grigia al servizio della criminalità organizzata». A venire presi in considerazione dagli inquirenti sono stati i centri commerciali all’ingrosso di prodotti tessili, particolarmente idonei al riciclaggio di denaro sporco, dei quali ne hanno individuati undici, indicati come «principali», in Europa. Tre di essi si trovano in Francia, a Parigi, Marsiglia e nella citata Aubervilliers. Si tratta di grandi complessi commerciali gestiti da grossisti cinesi della comunità di Whenzhou o da vietnamiti di origine cinese, questi ultimi con collegamenti con le loro rispettive comunità sia in Francia che nell’Europa ex comunista.

ALTRI CANALI E COMPLICITÀ

Si tratta delle note «tesorerie» attraverso le quali la mafia raccoglie il denaro in contanti prima del suo trasporto fisico nella Cina Popolare. Come trattato nel precedente articolo, viene fornito anche un servizio di compensazione finanziaria alle altre organizzazioni criminali, ad esempio sfruttando le possibilità offerte dal commercio di tessuti dal Marocco a fronte del contante frutto dello spaccio di droga nelle città francesi, scambio che avviene attraverso le enclave spagnole di Ceuta e Melila sulla costa nordafricana. Inoltre, i casinò hanno sempre rappresentato un valido canale per il «lavaggio» del denaro sporco. Infine il sistema del «daigou», cioè l’acquisto per altri reso possibile dalla complicità (o dalla costrizione) dei turisti cinesi usufruenti dai rimborsi fiscali in quanto non residenti nell’Unione europea. In sostanza, la mafia gli fa acquistare prodotti di lusso per suo conto. In questo caso, tale pratica viene resa possibile dai legami tra la mafia, alcune agenzie viaggi e le compagnie che trasportano turisti cinesi in Francia.

INVESTIMENTI NELLE INFRASTRUTTURE: PORTI E FERROVIE

Il progetto della Nuova via della seta, varato nel 2013 da Xi Jinping ha l’obiettivo di integrare la Cina Popolare in un ampio sistema eurasiatico includente 68 paesi, 4 miliardi di persone e più del 60% del prodotto interno lordo mondiale. Allo specifico scopo, Pechino ha investito moltissimo nella realizzazione di infrastrutture portuali e ferroviarie, e ora possiede quote di controllo sugli scali marittimi europei Dunkerque, Le Havre e Nantes. Tuttavia, i porti del vecchio continente attualmente sono saturi, mentre il tasso massimo di controlli sulle merci in transito è stato fissato dall’Unione europea al 5% per non ostacolare la fluidità dei traffici. Appare evidente come queste condizioni costituiscano una enorme opportunità per coloro i quali intendono frodare i dazi doganali. Riguardo alla rete di comunicazioni terrestri, i cinesi sono intervenuti finanziariamente allo scopo di ridurre i tempi di percorrenza delle merci spostate per via ferroviaria dalla Repubblica Popolare all’Europa.

IL DANNO ARRECATO ALLE CASSE DEI PAESI EUROPEI

Il conflitto in corso nell’Ucraina ha però imposto una revisione dei tracciati, con il conseguente abbandono di quelli settentrionali attraverso Russia, Bielorussia e, ovviamente, Ucraina, e il passggio al corridoio centrale che attraversa l’Asia centrale (Kazakistan e Azerbaigian) per giungere in Georgia e Romania. Si stima che ai controlli doganali, normalmente i container recanti merci per valori dichiarati di 8.000 euro ne contengano in realtà anche per 200.000, che in termini di riscossione dell’imposta sul valore aggiunto (Iva), l’ammanco alle casse statali dei Paesi membri dell’Unione europea ammonti complessivamente a 140 miliardi di euro (13 miliardi per la sola Francia). Una evasione su larga scala e di proporzioni gigantesche che costituisce una delle maggiori minacce sul piano criminale. (2 – fine)

Condividi: