ECONOMIA, imprese. I giovani sempre meno imprenditori: dal 2019 al 2022 calo del 9,9% (-38.793).

La percentuale di realtà gestite da giovani rispetto al totale delle imprese cala infatti dal 9,2% all’8,7%; un fenomeno meno sensibile al Nord, ma che apre delle voragini nel Centro e al Sud. I dati di tutte le regioni e il focus sull’Umbria. In poco più di dieci anni sono scomparse 174.914 imprese giovanili (-25,1%). Le regioni che dove sono state registrate le maggiori flessioni tra il 2019 e il 2022 sono Molise, Marche, Sicilia, Calabria e Abruzzo. Solo il Trentino Alto Adige Südtirol mostra il segno positivo. Emilia Romagna, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Veneto le regioni che, pur calando, vanno meglio. La percentuale delle imprese giovanili sulle imprese totali in tutte le realtà italiane. L’Umbria perde 785 imprese giovanili (-10,2%) e nel Centro fa meglio solo la Toscana. In provincia di Terni una maggiore vocazione dei giovani a fare impresa rispetto a quelli di Perugia, tuttavia, anche lì i cali sono marcati. Analizzate le possibili ragioni del fenomeno

a cura di Giuseppe Castellini e della Camera di Commercio dell’Umbria – Afferma al riguardo Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria: «I dati di questa indagine che prende in considerazione tutte le regioni italiane, fanno emergere evidenti criticità sulla vocazione imprenditoriale dei giovani. Non è la diminuzione in valore assoluto in sé a preoccupare, perché il numero dei giovani in Italia è in flessione anno dopo anno, ma il fatto che questo calo sia molto più forte dell’invecchiamento della popolazione e che prosegua in modo incessante. Le ragioni sono molteplici e vanno dai costi che sono cresciuti, anche quando non quelli diretti, certamente quello indiretti, alla tradizionale difficoltà italiana sul passaggio generazionale, ai maxi rincari. Per stare sul breve periodo 2021-22, dell’energia e non solo che, comprimendo i margini di guadagno, ha sconsigliato non pochi giovani ad aprire un’attività imprenditoriale. E c’è certamente anche da verificare la qualità e la quantità degli incentivi, sia a livello nazionale che nelle regioni. Ma la battaglia sulla propensione imprenditoriale dei giovani è anche culturale e di qualità dei servizi di supporto, tutoraggio, accompagnamento, manageriali. L’attenzione della Camera di Commercio dell’Umbria al tema dei giovani è stata sempre alta e, tra le tante iniziative che potrei menzionare, cito il fatto che nei prossimi mesi verrà rilanciata l’attività dello Sportello nuove imprese, un servizio di orientamento e supporto alla creazione di impresa rivolto in particolare ai giovani. inoltre da anni la Camera di Commercio lavora a stretto contatto con gli Istituti superiori, collaborando con i docenti nella progettazione di laboratori e percorsi di cultura imprenditoriale e avvalendosi anche della partnership di enti e associazioni che hanno specifiche professionalità in questo campo,  come per esempio Junior Achievement (JA Italia), con cui da diversi anni portiamo nelle scuole superiori il progetto ‘Impresa in azione’, che supporta gli studenti in un percorso di progettazione imprenditoriale e concorre a diffondere nelle nuove generazioni la cultura d’impresa. Credo che, a pieno titolo, in Umbria la partita dell’imprenditorialità giovanile vada inscritta in un pacchetto organico di misure a favore dei giovani sui quali deve condensare l’impegno di tutte le Istituzioni ed enti. La Camera di Commercio dell’Umbria certamente c’è».

SEMPORE MENO GIOVANI IMPRENDITORI

Giovani italiani sempre meno imprenditori: le imprese giovanili (ossia quelle con la maggioranza dei titolari o soci con meno di 35 anni) rilevate da Infocamere-Unioncamere sono 522.088 al 31 dicembre 2022, con riduzioni rilevanti rispetto agli anni precedenti: -15.829 sul 2021 (-3,4%) e -38.793 sul 2019 (-9,9%). Emerge dall’indagine svolta dalla Camera di Commercio dell’Umbria, sempre su dati Infocamere-Unioncamere, su tutte le regioni italiane. Un calo che diventa voragine se si allarga il periodo di confronto: un decennio fa, nel 2011, le imprese giovanili in Italia erano 697.000, per cui nel periodo 2011-22 sono scomparse, o sono ‘invecchiate’ (nel senso che la maggioranza dei titolari o soci ha superato i 35 anni) senza essere state rimpiazzate, 174.914 imprese giovanili (-25.1%). Flessioni, quelle sulla vocazione imprenditoriale dei giovani, che vanno ben al di là degli indici di invecchiamento della popolazione e che quindi presentano problematiche specifiche e meno immediate.

IL QUADRO NAZIONALE DELLA SITUAZIONE

Il quadro delle regioni: flessioni meno forti delle imprese giovanili al Nord, voragini nel Centro-Sud. Rispetto al 2019 con il segno ‘più’ solo il Trentino Alto Adige Südtirol. Una tendenza netta che coinvolge tutto il Paese (rispetto al 2019 le imprese giovanili aumentano solo in Trentino Alto-Adige Südtirol), ma con valori molto diversi: meno colpite sono le regioni del Nord (Trentino Alto Adige +6,4%, Emilia Romagna -1,5%, Piemonte -1,5%, Friuli Venezia Giulia -1,7%, Lombardia -2%, Veneto -3,1%, Liguria -4,7%, Valle d’Aosta-5,5%), mentre sia le regioni del Centro (Toscana -9%, Umbria -10,2%, Lazio -10,3%, Marche -14,3%) che quelle del Mezzogiorno (Sardegna -7,3%, Puglia -7,3%, Basilicata -8,5%, Campania -9,2%, Abruzzo -11%, Sicilia -11,8%, Calabria -13%, Molise -16,5%) mostrano cali molto consistenti. La percentuale delle imprese giovanili sul totale delle imprese dal 2019 al 2022, sia a livello nazionale che nelle singole regioni indica che nel 2019 era “giovanile”, quindi con la maggioranza dei titolari o soci con meno di 35 anni, il 9,2% delle imprese, con cali anno dopo anni che, al 31 dicembre 2022, ‘fotografano’ una situazione di 8,7% di imprese giovanili sul totale delle imprese. In testa, nonostante i cali più marcati, restano le regioni del Mezzogiorno (le prime cinque posizioni vedono Campania (11,3% di imprese giovanili sul totale), Calabria (11%), Sicilia (10,1%), Puglia (9,9%), Basilicata (9,5%). In coda, le regioni con meno spinta sull’imprenditoria giovanile sono Marche (7,1%), Emilia Romagna (7,1%), Friuli Venezia Giulia (7,3%), Veneto (7,3%) e Umbria (7,3%).

SETTORI MAGGIORMENTE INTERESSATI

Nelle imprese giovanili prevalgono di gran lunga quelle individuali. Oltre il 25% opera nel commercio, il 12% nelle costruzioni, l’11% nella ristorazione e il 10% nell’agricoltura e così via. E proprio il commercio tra il 2011 e il 2020 ha registrato uno dei cali più significativi nel numero di imprese under 35 (-25%) anche perché, rilevano gli esperti, si tratta di un settore in cui le aggregazioni e la presenza di piattaforme globali hanno creato vantaggi competitivi spesso insuperabili per un giovane che entra nel mercato. Quanto al grado di imprenditorialità giovanile, ossia all’intensità della presenza di under 35 tra i titolari o soci dell’impresa giovanile, al 31 dicembre 2022 per 5.884 aziende è esclusivo (ossia il titolare e gli eventuali soci sono under 35), mentre per 838 è forte, infine, per 178 è maggioritario.

RAGIONI DEL CALO

Oltre all’andamento demografico negativo (la popolazione invecchia, ci sono sempre meno giovani), che può giustificare solo una parte della flessione delle imprese giovanili, nel breve periodo – rilevano gli esperti del quotidiano “Il Sole 24 Ore” – sui dati 2021 e 2022 hanno inciso i maxi rincari, a cominciare da quelli energetici (con la conseguenza di forti riduzioni di margini di guadagno in imprese già fragili da questo punto vista), mentre un tema strutturale di difficoltà è «il sempre complesso ricambio generazionale nelle aziende italiane, molte delle quali sono medie o piccole imprese a proprietà familiare». E un ruolo ce l’hanno anche la quantità e la qualità degli incentivi messi in campo, tanto che almeno una parte della diversità di andamento tra una regione e l’altra della stessa circoscrizione territoriale potrebbe derivare dalla diversa quantità/qualità degli incentivi previsti.

FOCUS SULL’UMBRIA

Tra il 2019 e il 2022, a fronte di una flessione media nazionale del 6,8%, le imprese giovanili in Umbria sono scese del 10,2%, con la contrazione di 785 aziende. Più pesante della media nazionale anche la variazione 2022-21, che in Umbria è stata del 3,5% (-249 imprese giovanili), a fronte del -2,9% del dato italiano. L’Umbria tuttavia non sfigura affatto nel Centro: solo la Toscana fa meglio (-9% tra il 2009 e il 2012), mentre Lazio (-10,3%) e soprattutto Marche (-14,3%) presentano flessioni più pesanti. Quanto alla percentuale di imprese giovanili sul totale delle imprese, l’Umbria mostra una minore spinta sulla vocazione imprenditoriale degli under 35 (7,3% nel 2022, sedicesimo posto in graduatoria nazionale a pari merito con la Toscana, a fronte dell’8,7% del dato nazionale). Nel Centro, tuttavia, fa meglio solo il Lazio (8,6%), con la Toscana che si attesta sul valore dell’Umbria e le Marche fanno da fanalino di coda (7,1%). Da evidenziare che l’Umbria in soli tre anni ha visto scendere dall’8,1% al 7,3% la percentuale delle imprese giovanili sul totale delle imprese. La vocazione imprenditoriale giovanile è più marcata in provincia di Terni (8,1% la percentuale delle imprese giovanili sul totale delle imprese) che in quella di Perugia (7%). Ma va anche detto che, nel periodo 2019-2022, la flessione della percentuale delle imprese giovanili è più forte in provincia di Terni (da 9,3% a 8,1%) che in quella di Perugia (da 7,8% a 7%). Guardando ai valori assoluti, tra il 2019 e il 2022 le imprese giovanili calano in provincia di Perugia da 5.643 a 5.085 (-558, -9,9%) e da 2.042 a 1.815 in provincia di Terni (-227, -11,1%).

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