«Un incontro certamente positivo che ora però deve tradursi in azioni concrete da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti rispetto agli impegni assunti, sui quali anche il Ministero del Lavoro e quello dell’Economia e delle Finanze hanno dato ampia disponibilità». Questo il commento espresso ieri mattina dal segretario generale di Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, e da quello nazionale Marco Odone, nonché da Marco Lupi della Uil, a seguito dell’incontro che ha avuto luogo al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) tra i sindacati e le associazioni datoriali con il viceministro Edoardo Rixi e i rappresentanti dei dicasteri del Lavoro e del Mef sul tema della sicurezza nei porti.
IL FONDO PER L’ESODO ANTICIPATO
«Gli impegni presi – hanno proseguito i sindacalisti – riguardano innanzitutto l’attuazione del fondo per l’esodo anticipato dei lavoratori dei porti, un provvedimento importante considerato che l’età anagrafica aumenta il rischio di esposizione agli infortuni, e l’attuazione della norma presente nell’ultima legge di bilancio che mette a disposizione risorse per la formazione degli operatori portuali». Ad avviso di Tarlazzi, Odone e Lupi, quello della sicurezza in ambito portuale è un tema molto importante che necessita di interventi di estrema urgenza. «I porti sono luoghi dove persistono situazioni interferenziali tra dipendenti di aziende diverse – essi sottolineano -, dove i lavoratori sono sottoposti a condizioni microclimatiche estreme e dove ancora oggi i lavoratori, nonostante l’avvento delle tecnologie, sono esposti a rischi importanti dovuti alla pericolosità delle operazioni portuali che richiedono formazione continua per una più efficace prevenzione».
LEGGE 272/1999 E INFORTUNI SUL LAVORO
«Inoltre – proseguono – si rende altrettanto necessaria l’emanazione dell’aggiornamento della legge 272/1999 quale disciplina di coordinamento tra il testo unico per la sicurezza sul lavoro e la normativa relativa alle attività lavorative in ambito portuale. Un provvedimento che attendiamo da oltre dieci anni, sul quale le stesse parti sociali hanno lavorato insieme ai ministeri competenti, ma che inspiegabilmente non è mai stato varato. Abbiamo poi chiesto al Governo l’adozione di un sistema di monitoraggio ed estrapolazione dei dati infortunistici del comparto portuale che li distingua, con un proprio codice Ateco, dal più ampio settore trasporti e magazzinaggio per consentire una rilevazione più puntuale. Infine, abbiamo manifestato la necessità che vengano attivati in tutti i porti e convocati i Comitati di igiene e sicurezza, come luoghi di confronto e partecipazione attiva sulle misure da adottare per contrastare il rischio di infortuni nei porti».
UN TAVOLO DI CONFRONTO
Nella medesima sede, il viceministro Edoardo Rixi si è impegnato ad attivare un tavolo strutturale sulla sicurezza del lavoro portuale e un tavolo di confronto con le parti sociali sui temi della riforma della disciplina portuale che crea i presupposti per lo sviluppo economico del paese e incide sulle attività portuali e in particolare sul lavoro portuale e marittimo per i quali è necessario attuare in modo uniforme norme a tutela dei lavoratori.