Pioggia, correnti fredde e neve sull’Italia dal prossimo fine settimana saranno ininfluenti sulla siccità che attanaglia da mesi l’agricoltura del Paese. Il settore, già sotto di sei miliardi di euro per la crisi idrica, è destinato a una nuova estate di grande deficit con crolli produttivi del 10% per gli ortaggi e fino al 30%, in alcune zone, per colture importanti come mais e riso. Un allarme lanciato dal periodico online agricultura.it, settimanale dell’agricoltura italiana – https://www.agricultura.it/2023/02/24/siccita-cia-a-rischio-fino-a-30-prodotti-agricoli-aspettiamo-piano-concreto-da-incontro-governo-1-marzo/ -, nel quale si reclama l’intervento dell’esecutivo in carica.
NECESSARIO UN URGENTE PIANO DI INTERVENTI
Bene, quindi, per Cia-Agricoltori Italiani che sia stato convocato l’incontro interministeriale del primo marzo da parte di Palazzo Chigi. Un’occasione importante la volontà del Governo di affrontare l’emergenza siccità e varare un piano di interventi a breve, medio e lungo termine. Infatti, secondo la Confederazione italiana agricoltori (Cia), come sollecitato nella sua ultima (la IX) Conferenza economica, occorre finalizzare un piano infrastrutturale di piccoli laghetti e invasi da affiancare alle azioni già previste con il Piano nazionale di resilienza e ripresa (PNRR) e per il riutilizzo a uso agricolo delle acque reflue depurate. Inoltre, occorre avviare urgentemente la sperimentazione in pieno campo delle nuove tecniche di miglioramento genetico (New Breeding Techniques, NBT) e dare al Paese una legge nazionale contro il consumo di suolo. Le aree perse, dal 2012 a oggi, avrebbero garantito l’infiltrazione di 360 milioni di metri cubi di pioggia.
LA SICCITÀ COLPISCE L’ITALIA
«Le proposte avanzate sottolinea la Cia in una propria nota – sono essenziali per affrontare una siccità ormai strutturale, con il 45% di neve in meno sulle Alpi, rispetto al 2022 e invasi che riescono a trattenere non più dell’11% di acqua, quando servirebbe arrivare almeno al 30% per iniziare a ragionare, soprattutto al Nord. Dal Piemonte all’Emilia Romagna, con il Po a secco, la crisi idrica potrebbero arrivare a togliere fino a 8.000 ettari di riso, visto l’abbandono già in atto, mentre le semine di mais, strategico per gli allevamenti, sono già scese al minimo storico nazionale di 564.000 ettari, oltre il 30% solo in Veneto, e registrano un calo di 21 milioni di tonnellate a livello europeo. Si tenta un cambio di coltura con la soia o il frumento». Inoltre, il 2023 sarà difficile anche per gli ortaggi in pieno campo dove si conta un 10% in meno di prodotti, legato a siccità, caldo di inizio inverno e freddo improvviso. In particolare, le carote nel Lazio stanno costando care ai produttori, costretti a irrigazione continua, visti i terreni sabbiosi. Per innaffiare i prodotti di stagione, qui si ricorre spesso ai pozzi e tutto si ripercuoterà sulla bolletta energetica.
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