L’acqua è l’elemento fondamentale che predomina in questa esposizione. Lo fa davvero in tutti i sensi, poiché non è casuale la scelta del prestigioso e magico luogo per lo svolgimento di tale evento: una striscia di terra che, ormai da pochi metri, non è più rena lungo il fiume Tevere. Strappata alla caotica quotidianità di una metropoli con il suo traffico e il ssuo fracasso senza fine, notte e giorno. Un oasi di pace, una ripa dove regna la quiete: quale ambiente poteva essere maggiormente adatto a un evento del genere?
ACQUA, ELEMENTO PRIMORDIALE
Ed eccola sempre presente, assieme alla vegetazione di fiume che Liberatori ben rappresenta nelle sue opere. Eppoi la luce: il gioco e la forza e dei suoi riflessi sull’acqua e sulle piante impressiona l’osservatore che gode degli scorci fatti da pennellate e materiali studiati e quindi ricercati dall’artista allo scopo di ottenere il massimo effetto voluto alla vista. Egli assorbe in sé paesaggi ceduti in usufrutto perenne dalla natura, lo fa nei momenti di estemporanea contemplazione. Loris Liberatori non è un mistico, almeno questo parrebbe, tuttavia viene da ritenere che sia animato da impeti irresistibili quanto razionali: quella luce, quella; quelle foglie, quelle; quel boschetto, quelle pietre, e così via…
ASSENZA DI SEGNALI DI ANTROPIZZAZIONE
Polittici, si è detto. E anche questo è un elemento oltremodo stimolante: serie di pannelli sui quali è dipinta un’immagine. Una. Sola. Che tuttavia è possibile ammirare, esaminare addirittura forse, se si vuole anche uno alla volta. Tanti pannelli allineati e coperti, separati tra loro solo da una stretta equidistante fettuccia di parete bianca che non scompone affatto il complessivo. Bianca come la luce dei dipinti. Intensa come quella proiettata da un bruto sul palcoscenico di un teatro. Avvicinandosi si percepisce il particolare, la sensibilità che ha propulso la minuziosa ricerca dell’artista; ma, allontanandosi è egualmente piacevole, con l’effetto avvolgente dell’ambiente naturale ricreato (si badi bene, non riprodotto) dall’artista, luoghi nei quali non si rinviene mai la presenza di esseri umani. Un’assenza totale di segnali d’antropizzazione che non inquieta, al contrario, conferisce serenità a chi osserva.
L’ESPOSIZIONE AL CIRCOLO DEGLI ESTERI
In realtà è un assenza quasi totale di segnali d’antropizzazione, poiché in un caso, quello del trittico che raffigura il Tempio di Esculapio del Laghetto di Villa Borghese a Roma, edificio che nell’oscurità della notte è presente, pur tuttavia senza offendere la visuale. «Non demolisce il sottofondo», asserirebbe qualche architetto di oggi ricorrendo a un soltanto apparentemente elegante aforisma. Insomma, l’esposizione inaugurata venerdì scorso al Circolo degli Esteri della capitale non la si dovrebbe perdere. “Jardins d’Europe” resterà aperta al pubblico fino al prossimo 19 marzo. Si tratta, appunto, della personale di Loris Liberatori, che permette la visione di una pregevole selezione di opere, un omaggio all’acqua quale origine della vita e un messaggio in difesa dell’ambiente e del paesaggio. Nei quadri di Liberatori si coglie la meraviglia dell’artista di fronte a monumenti del verde da lui stesso visitati, quali le Jardin de Bagatelles a Parigi o Kew Gardens a Londra, e anche l’affascinante parco di Ninfa ai piedi di Sermoneta, nel Lazio.
UN VIAGGIO ONIRICO
Grandi tele con spessori e velature dipinte a olio e tecniche varie, illustrano un viaggio onirico dove protagonista è la magia dell’acqua, da sempre filo conduttore della ricerca pittorica del Liberatori. «Sono nato davanti al mare – egli afferma, infatti e spezzino -, ma l’acqua per me è un pretesto per raccontare l’energia che ci circonda e ci dà la vita. Un modo per riportare l’attenzione sull’assoluta necessità di difenderla e rispettarla». I risultati della sua pluriennale ricerca sul mondo dell’acqua e gli straordinari effetti di luce che produce sono evidenti. Si tratta di un impegno che lo ha condotto in tutto il mondo, dove ha avuto modo di rappresentare il suo Paese in occasione di una mostra a Strasburgo, al Consiglio d’Europa nell’Anno internazionale dell’acqua. Inoltre, Liberatori ha fatto da ambasciatore del Mediterraneo in Australia su invito degli Istituti italiani di Cultura di Sydney, Canberra e Melbourne.
UN INNO ALL’ACQUA COMPOSTO DAL «ESTRO DELLE ONDE»
L’artista compone un vero e proprio inno all’acqua come fonte insostituibile di vita, di energia e di ricchezza, e si conferma padrone di una tecnica finissima, che con cromatismi ora forti ora tenui trasfigura paesaggi reali in paesaggi dell’anima. Tele frammentate come polittici medievali che spezzano l’immagine e si offrono allo spettatore come finestre dalle quali è possibile ammirare lo spettacolo della natura. Una natura che si riflette nei corsi d’acqua e nei laghi. Le grandi onde, l’energia dei flutti che si innalzano al cielo, ma anche le immagini delle grandi città europee riflesse nei corsi d’acqua, la natura che prende vita e rigoglio dai fiumi, sono i temi che nel tempo lo hanno ispirato. Egli è ormai divenuto noto in Italia e all’estero con l’appellativo di «maestro delle onde».