CIPRO, elezioni presidenziali. Si va al ballottaggio

Nulla di fatto a Cipro, poiché dalle urne non è uscito un risultato tale da attribuire la maggiornaza assoluta dei consensi a uno dei quattordici candidati presentatisi alle consultazioni per l’elezione del presidente della repubblica di quest’isola del Mediterraneo orientale membro dell’Unione europea e divisa da decenni a seguito dell’occupazione militare turca di parte del suo territorio. L’approccio del nuovo presidente alle varie questioni riconducibili al confronto con la Turchia di Erdoğan inciderà notevolmente anche sulla stabilità nel Mediterraneo

Nulla di fatto a Cipro, poiché dalle urne non è uscito un risultato tale da attribuire la maggioranza assoluta dei consensi a uno dei quattordici candidati presentatisi alle consultazioni per l’elezione del presidente della repubblica di quest’isola del Mediterraneo orientale membro dell’Unione europea e divisa da decenni a seguito dell’occupazione militare turca di parte del suo territorio.

SI VA DUNQUE AL BALLOTTAGGIO

Al primo turno, che ha avuto luogo nella giornata di ieri, i due candidati più votati sono risultati il centrista già ministro degli esteri, Nikos Christodoulides, e l’esponente della sinistra Andreas Mavroyiannis. Essi hanno ottenuto rispettivamente il 32% e il 29,6% dei voti, dunque saranno loro due a competere per la massima carica istituzionale al ballottaggio in calendario per il prossimo 12 febbraio. Christodoulides era favorito nei sondaggi, seppure al di sotto la soglia necessaria all’elezione al primo turno. Egli, ufficialmente presentatosi all’elettorato come «indipendente», viene sostenuto da diverse formazioni politiche dell’area centrista (tra le quali figurano DIKO ed EDEC), Mavroyiannis, candidato espressione della sinistra, viene invece appoggiato dal Partito progressista dei lavoratori (AKEL). Averof Neofytou, leader del partito di centrodestra DISY (formazione che annovera anche il presidente uscente, il moderato Nikos Anastasiadīs, e già partito di appartenenza dello stesso Christodoulides) è il terzo per consensi, essendo stato votato da poco più del 26% degli elettori ciprioti che si sono recati alle urne. Questi ultimi sono stati 404.000, rispetto ai 561.000 aventi diritto registratisi nelle liste allo scopo, dunque l’affluenza ai seggi è stata del 72 per cento.

LA GUERRA IN UCRAINA E IL GAS DEL MEDITERRANEO

Negli ultimi vent’anni la dipendenza europea dalle importazioni di gas naturale è aumentata del 20%, passando dal 65,7% all’83,6%; prima del conflitto in Ucraina la Germania importava il 60% del suo fabbisogno dalla Russia, che però, a seguito dell’invasione militare decisa dal Cremlino nel febbraio 2022 ha perduto un enorme mercato, pari a 150 miliardi di metri cubi di gas naturale commercializzati ogni anno. Nel Mediterraneo orientale, dove si trova l’isola di Cipro, vi sono riserve di questa materia prima energetica in grado, qualora estratte e immesse nel mercato, di colmare una sostanziale quota dei volumi precedentemente forniti da Mosca. Una opportunità che ha accentuato la competizione per il controllo di quei giacimenti, che vede la Turchia in primo piano, poiché dalla crisi che sta attraversando la Federazione russa ne rinviene un alimento per le proprie, mai sopite, ambizioni di divenire hub energetico per l’Europa.

ATTORI REGIONALI E CORPORATIONS

Altri attori, quali Turkmenistan, Azerbaigian e Qatar si pongono come alternativa attraverso un incremento dei volumi di gas naturale fornito ai clienti europei. Per quanto concerne Ankara, va tuttavia rilevato come l’instabilità regionale e i contrastanti interessi dei paesi suoi vicini costituiscano un non indifferente fattore di rischio. Nel Mediterraneo orientale Egitto e Israele sono i due principali produttori di gas nel Mediterraneo orientale, mentre Cipro ha scoperto riserve che attualmente sono in fase di sviluppo. Le compagnie americane Chevron ed Exxon, Royal Dutch Shell, French Total, Korean Kogas, Israeli Delek, oltre ad altre società del settore hanno stipulato contratti con Nicosia aventi per lo sviluppo di offshore di giacimenti, incluso Aphrodite. L’aumento della tensione con la Turchia influisce però sulle prospettive future, questo quando il non lontano Libano ha recentemente concluso un accordo di demarcazione marittima con Israele malgrado l’influenza esercitata dagli iraniani sul Paese di cedri principalmente per il tramite di Hezbollah.

LA QUESTIONE CIPRIOTA

E qui ritorna la politica interna cipriota, poiché due partiti alleati di Christodoulides, DIKO ed EDEC, si oppongono a una soluzione di tipo federale che conduca alla riunificazione dell’isola, principale fonte di tensione tra Ankara e Atene. Gli oppositori di Christodoulides criticano la sua linea politica dura nei confronti della Turchia, accusandolo di perseguire invece per Cipro una soluzione «a due Stati», cioè una sostanziale divisione tra la parte greca e quella turca, così come auspica anche Recep Tayyip Erdoğan. Intanto Ankara accusa Nicosia effettuare unilateralmente nell’area marina contesa attività di esplorazione di gas, violando i diritti dei turco-ciprioti. Questi ultimi (cioè la Repubblica turca di Cipro del Nord), paese autoproclamato nel terzo settentrionale dell’isola e riconosciuto diplomaticamente soltanto dalla Turchia (in quanto suo sostanziale satellite), ha respinto la divisione dei proventi della vendita di gas che gli era stata offerta da Nicosia.

TENSIONI NEL MEDITERRANEO ORIENTALE

Sono noti i tentativi turchi, non lontani nel tempo, di impedire le attività esplorative di idrocarburi nelle acque cipriote, posti in essere con discreto successo attraverso le intimidazioni compiute da Erdoğan utilizzando le unità della sua marina militare, che hanno preso di mira le navi che incrociavano in quelle acque per conto dell’ENI e della francese TotalEnergies. Ma Ankara, che attualmente si sforza di trovare alleati in Mediterraneo, gode del sostegno di Washington e Londra in ragione del suo intenso impegno nel Caucaso, Asia centrale e Ucraina, mentre l’Unione europea e la NATO invece sono indotte a diffidarne, poiché Erdoğan potrebbe addirittura giungere a ritenere di annettersi Cipro Nord (che la Turchia già occupa militarmente dal 1974) nel caso in cui gli sforzi per la riunificazione dell’isola dovessero fallire a causa della possibile eccessiva intransigenza manifestata dal prossimo presidente della repubblica che si insedierà a Nicosia. Un elemento critico che potrà alimentare la tensione se verrà eletto Christodoulides sarà quello dalle rivendicazioni turche rispetto alla propria zona economica esclusiva (ZEE), che andrebbe a incidere sul nervo scoperto della demarcazione marittima.

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