STRATEGIA, analisi. Conflitti: la guerra si avvicina?

Cosa sta accadendo in questa fase di radicale mutamento che il mondo attraversa? Quello che alcuni considerano ancora un conflitto regionale, quello in atto in Ucraina, in realtà diffonde i suoi perniciosi effetti a livello globale, coinvolgendo in una crisi che si prevede di non breve durata anche il resto dell’Europa, l’Asia e il Medio Oriente, oltreché il Sud America. Nel corso della trasmissione diffusa live streaming il 1 febbraio scorso Andrea Cucco (direttore di Difesa Online), Maria Grazia Labellarte (analista di strategia e geopolitica) ed Ely Karmon (politologo, ricercatore presso l'Istituto internazionale per la lotta al terrorismo ICT e l’Istituto per la politica e la strategia presso al Centro interdisciplinare IDC di Herzliya, Israele) hanno affrontato i temi relativi alle crisi e ai conflitti attuali e che potrebbero divampare nel prossimo futuro, delineando una serie di possibili scenari

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Ad avviso del professor Ely Karmon, il conflitto in atto nell’Ucraina è anche una conseguenza della guerra civile in Siria, che ha visto l’intervento diretto delle forze armate e dei contractors russi in sostegno del vacillante regime di Bashar al-Assad. Mosca è infatti divenuto il principale player nel Paese arabo in ragione della sua presenza militare, principalmente navale e aerea, quest’ultima componente impiegata nel corso della guerra civile siriana sulla falsariga del suo precedente intervento in Cecenia. Sottolinea Karmon, che tutto questo (cioè la riconquista dei due terzi del territorio che era stato conquistato dai nemici di Assad) è avvenuto nel sostanziale immobilismo di Washington, maggiormente concentrata al contrasto di Islamic State. Ebbene, in Ucraina i russi hanno ripetuto il copione, ricorrendo alle medesime modalità di azione e impiegando sul campo di battaglia numerosi comandanti che avevano precedentemente operato in Siria.

IL CONFLITTO IN UCRAINA

«A partire dal 2014 – aggiunge il ricercatore di Herzliya – anche l’Iran è entrato nel conflitto ucraino, sostenendo i russi contro gli interessi europei e statunitensi». Mosca nel frattempo ha realizzato dei sistemi missilistici ipersonici a lungo raggio, come per altro, sorprendentemente, è riuscito a fare anche l’Iran, che ha inoltre sviluppato anche micidiali velivoli senza pilota (droni) da combattimento. «Teheran non dispone di potenti e moderne forze armate, e questo è vero soprattutto per quanto concerne l’aviazione. In campo navale, invece, si è dotata di mezzi di ridotte dimensioni ma molto efficienti concepiti per l’utilizzo in massa, in modalità swarm. Ora, con la guerra in Ucraina e l’accordo con Vladimir Putin, ha ottenuto la possibilità di dotarsi di armamenti più moderni, come i velivoli Suchoi Su-35, uno dei più avanzati prodotti dai russi, a fronte della cessione di droni a Mosca, velivoli che quest’ultima ha iniziato a produrre grazie alla tecnologia messa in comune dagli iraniani».

CRESCENTE RUOLO IRANIANO

La nuova situazione venutasi a creare ha finalmente indotto i Paesi europei a mutare atteggiamento nei confronti della Repubblica Islamica, considerandola un alleato strategico della Russia e della Cina. Anche se gli ayatollah per anni hanno lavorato alla realizzazione di propri missili intercontinentali, in precedenza le cancellerie europee non consideravano comunque Teheran una minaccia, dunque si tratta di un mutamento di atteggiamento. «Un cambiamento che assume molta importanza anche per Israele – afferma Karmon -, che adesso nell’ottica europea viene visto sempre più come un alleato nel confronto attualmente in corso, visto che la Russia ormai necessità delle tecnologie iraniane». Nel corso del dibattito è stato affrontato anche l’argomento delle proteste in Iran per i diritti civili e i loro potenziali effetti destabilizzatori per la teocrazia al potere.

L’ARMATA DI PUTIN IN STALLO

«Certamente la possibilità che i russi attacchino anche gli alleati dell’Ucraina non va esclusa – argomenta Karmon -, tuttavia, fin dal primo momento di questa guerra sono apparsi chiari i reali obiettivi strategici del Cremlino. Putin riteneva che la sconfitta dell’Ucraina sarebbe stata un’operazione facile e, successivamente, avrebbe esteso le sue mire di conquista a tutti i territori che dopo la Seconda guerra mondiale erano caduti sotto il controllo sovietico, in primo luogo i Paesi baltici, ma anche gli ex satelliti dell’Est europeo. Egli era convinto che una volta sbaragliate le forze armate di Kiev nessun altro esercito avrebbe potuto fermare l’Armata russa, ma le cose non sono andate come lui avrebbe voluto, poiché la situazione è cambiata molto e i russi per il momento stanno perdendo la guerra. Sul campo di battaglia si è giunti a uno stallo e questo diviene importante per bloccare gli invasori e anche tentare di ricacciarli completamente indietro».

UN GIOCO NEL QUALE LA POSTA NON È SOLO L’UCRAINA

L’obiettivo non è dunque soltanto l’Ucraina, bensì è in corso un gioco di natura politica e diplomatica che si incentra sulla tipologia e la quantità di aiuti militari forniti dall’Occidente a Zelensky, «un gioco disputato dagli Stati Uniti d’America e gli Stati europei. Se prima Washington era restio a inviare armamenti pesanti a Kiev oggi si parla di velivoli da caccia. Tutto è cambiato perché questo stallo non può proseguire, dato che Mosca sta preparando la sua offensiva che sferrerà in primavera». Riguardo alle defaiance delle intelligence occidentali Karmon ha ricordato come nei paesi autocratici o totalitari decisioni come quella di entrare in guerra vengono assunte da una ristretta cerchia di persone al vertice di quegli stati, conseguentemente la predittività dei comportamenti è difficile.

GRAVI ERRORI DI VALUTAZIONE

«A mio avviso, i concetti di Putin sono mutati a seguito degli eventi verificatisi in Crimea, che ha occupato nel 2014, e poi con la guerra in Siria dal settembre 2015, contestualmente al disimpegno americano dal Medio Oriente, un processo facilitato anche dall’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump. Questa concomitanza di fattori, cioè la presunzione dell’assenza di un valido avversario, unitamente alla sopravvalutazione del proprio strumento militare, ha fatto sì che il Cremlino divenisse maggiormente aggressivo. Anche riguardo al nuovo presidente americano, Joe Biden, la sottovalutazione della sua determinazione ha indotto Putin ad attaccare l’Ucraina». Al seguente link (oppure fleggando l’item del riquadro immagine di corredo a questo articolo) è possibile vedere l’intero dibattito trasmesso da “Difesa Online”: https://www.youtube.com/watch?v=6e6zmz2iOaw&t=13s

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