C’è davvero molto nel libro che racconta l’esistenza di Lino Cardarelli, parmense, classe 1934, noto soprattutto, tra i tanti altri suoi incarichi di responsabilità, per essere stato dapprima direttore della pianificazione, finanza e controllo del Gruppo Montedison, quindi amministratore delegato. Uomo per anni a strettissimo contatto con Mario Schimberni, al quale lo legava un intenso rapporto basato su reciproca fiducia e considerazione. Personaggi ormai di altri tempi, si direbbe, appartenenti a un mondo che non c’è più. Quello degli aspri scontri intestini al capitalismo italiano, laici contro cattolici, famiglie conto sindacati, con Mediobanca di Enrico Cuccia che fungeva da camera di compensazione quando non determinava essa stessa le dinamiche che portavano al successo o alla disgrazia progetti societari e persone.
UNA RISERVATA EMINENZA MANAGERIALE NEI SANCTA SANCTORUM DELL’ESTABLISHMENT
I miti, si sa, sono necessari a nutrire la fantasia e gli animi dell’umanità, anche quelli costruiti a tavolino negli studi degli spin doctor e degli esperti di comunicazione. Dove è il vero e dove invece il falso? Quanto rispondeva al vero – ad esempio, per restare al nostro manager di successo degli anni Settanta e Ottanta -, la velatamente caustica definizione che ne dette di lui alcuni anni dopo quei fasti Giancarlo Galli nel suo saggio “Poteri deboli, la nuova mappa del capitalismo nell’Italia in declino”? «Lino Cardarelli – scrisse infatti il giornalista autore del volume edito nel 2006 da Mondadori – è una riservata eminenza manageriale che, in mezzo secolo di carriera, ha attraversato con incarichi discreti ma d’altissimo profilo i Sancta Sanctorum dell’establishment: Cefis, Gardini, le banche; filodemocristiano, vanta consuetudine antica con Romano Prodi».
UNO SPACCATO DI STORIA DEL PAESE ATTRAVERSO LA VITA DI UN UOMO
In effetti, Cardarelli quella fase la attraversò tutta da protagonista, anche se con discrezione, come appunto sottolineava Galli. Egli non si risparmiò nulla, neppure le vicissitudini giudiziarie, genere di disavventura che in seguito avrebbero afflitto ben più pesantemente quella Montedison, divenuta Enimont, dalla quale era nel frattempo uscito. Il volume presentato ieri pomeriggio a Roma presso la Sala delle scuderie di Palazzo Altieri, sede dell’Associazione bancaria italiana, attraverso la storia della vita di quest’uomo offre l’opportunità di ripercorrere decenni di storia economica e politica italiana e, perché no, soffermarsi a riflettere sugli attuali scenari, che presentano una realtà caratterizzata dal massiccio ritorno dell’intervento pubblico nell’economia.
DALLA MONTEDISON A BAGHDAD
Se ne è discusso ampiamente ieri, nel solco tracciato da Cardarelli e fissato dall’inchiostro nero sulla carta delle quasi quattrocento pagine della sua biografia: Dalla Montedison a Baghdad. Dal ginepraio della finanza alle eterne crisi del Medio Oriente, opera edita per i tipi di Guerini e Associati e curata da Gianfranco Fabi, con la introduzione di Roberto Longoni. Uno strumento utile ad accedere in quel mondo difficile e spietato, la finanza italiana, comprendendone meglio le caratteristiche poiché guidati dalla personale testimonianza di un manager che in quegli anni rivestì prestigiosi incarichi di elevata valenza strategica. La Montedison in primo luogo, e in particolare la sua internazionalizzazione sui mercati, un risultato che Cardarelli conseguì lavorando a stretto contatto con Schimberni.
STRATEGIE DI RESPIRO GLOBALE
Erano gli anni Ottanta e l’intenzione dei vertici del Gruppo era quella di internazionalizzare la società secondo una modalità che non si discostasse eccessivamente dalla mission privatistica che fino a quel momento aveva informato la sua dirigenza, «mantenendo gli standard italiani di trasparenza e correttezza su entrambi i piani, finanziario e bilancistico». A differenza di quanto si sarebbe verificato in seguito nel caso di altre società italiane, non si sarebbero cedute quote, bensì cercato investitori in un quadro di public company nazionale. Un progetto che suscitò l’interesse – si afferma – di alcuni grandi «annodatori di punti mondiali» del calibro di Henry Kissinger e Alan Greenspan. Tuttavia, da questo libro traspaiono anche anche momenti di amarezza.
GARDINI E MEDIOBANCA
Se la Montedison costituisce uno degli elementi centrali di questa narrazione, Raul Gardini, ancorché decisivo per le sorti di quel Gruppo industriale, attraversa soltanto due capitoli del libro per complessive venti pagine. E non ne esce affatto bene, poiché al «corsaro di Ravenna» – così allora lo aveva soprannominato apologeticamente la stampa -, vengono ascritte con durezza una serie di mancanze e, senza trattenere alcuna sillaba tra i denti, la responsabilità del fallimento del citato progetto di Schimberni e Cardarelli relativo a una Montedison internazionalizzata anche mediante l’azionariato popolare. Quel bel sogno finì – a detta di chi a Cardarelli rimase vicino – perché Gardini su ordine di Mediobanca «chiuse tutto».
NÉ CULTURA INDUSTRIALE, NÉ VISIONE
Non è questa la sede per ripercorrere la vicenda Enimont, il rastrellamento dell’azionariato fluttuante da parte dello stesso Gardini e, a seguito dell’inchiesta della Procura della Repubblica sullo scandalo per la maxitangente, la tragica fine dell’uomo. Qui sarà sufficiente fare cenno alla considerazione sulla «scarsa cultura industriale» e il «provincialismo» che nel volume gli si attribuisce al paragrafo, non a caso spietatamente intitolato “Gardini: né cultura industriale, né visione”. Tornando a Cardarelli, va rilevato come egli superò la fine dell’esperienza in Montedison incamminandosi su nuove strade quella della ricostruzione dell’Iraq nel dopo-Saddam e, successivamente, quella dell’integrazione del Mediterraneo, un processo difficile che, nonostante apporti di personalità come la sua, è stata un sostanziale fallimento.
CINQUANT’ANNI DI STORIA REPUBBLICANA
La vicenda personale e professionale intrecciata con gli avvenimenti di maggiore rilievo verificatisi negli ultimi cinquant’anni di storia repubblicana, nei campi dell’economia e delle Istituzioni, fa sì che la biografia di una singola persona assuma la consistenza di un complesso di molteplici storie collegate e spesso parallele, una visione del Paese da una prospettiva informata e privilegiata. La presentazione del volume che ha avuto luogo a Palazzo Altieri, e che ha visto la partecipazione del segretario generale dell’Eurispes, in rapporto di stima e profonda amicizia con Cardarelli, è stata registrata integralmente dai microfoni di insidertrend.it (A503)
INFO
Autore: Lino Cardarelli;
titolo: Dalla Montedison a Bagdad. Dal ginepraio della finanza alle eterne crisi del Medio Oriente;
curatore dell’opera: Gianfranco Fabi;
introduzione: Roberto Longoni;
editore: Guerini e Associati;
pagine: 376;
ISBN: 978-88-6250-854-4