I drammatici fatti verificatisi ieri nella zona di Jenin, in Cisgiordania, hanno ulteriormente elevato il livello di tensione e, si teme, possano incrementare quello dello scontro armato, prefigurando addirittura il fantasma di una terza intifada. Il bilancio della giornata appena trascorsa è noto: nove morti tra i palestinesi del campo profugo di Jenin, un’area da sempre oltremodo «calda» nella quale le forze di sicurezza israeliane erano intervenute per effettuare una operazione mirata contro una locale cellula della Jihad islamica palestinese ritenuta dallo Shin Bet in procinto di compiere azioni terroristiche servendosi di armi da fuoco ed esplosivi. Ma, il combat team israeliano è stato scoperto e ne è seguito un prolungato scontro a fuoco che ha provocato la morte di nove persone, tra le quali un civile che nulla aveva ache vedere con l’organizzazione armata islamista obiettivo dei militari dello Stato ebraico; venti invece i feriti.
ORA È POSSIBILE QUALSIASI SCENARIO
Fonti della Difesa israeliana rendono noto che l’esercito è stato posto in stato di all’erta dal comando supremo e si prepara a fare fronte a qualsiasi scenario, inclusi i lanci di razzi da Gaza (che nei fatti sono già iniziati), come a un’escalation delle violenze in zone quali il Monte del Tempio nella Città Vecchia di Gerusalemme, ma anche nei territori cisgiordani dove la competenza per il mantenimento dell’ordine pubblico e della sicurezza ricade nelle competenze dell’Amministrazione palestinese qualora quest’ultima non voglia o riesca a evitare azioni terroristiche. Quello di ieri è stato il più grave bilancio di vittime di uno scontro a fuoco registrato negli ultimi anni. Tra le persone decedute risulta anche una donna di sessantuno anni, Magda Obaid, che secondo la testimonianza resa dalla figlia sarebbe stata colpita mentre osservava icombattimenti dalla finestra della sua abitazione.
MORTE A JENIN E AD A-RAM
Tra gli armati palestinesi uccisi, oltre a membri della locale cellula della Jihad islamica, figurerebbe anche un affiliato all’organizzazione Brigate dei martiri di Al-Aqsa, ritenuta riconducibile al Fatah, partito politico che detiene il potere in Cisgiordania e che esprime il presidente dell’Anp Mahmoud Abbas (Abu Mazen). Quest’ultimo, a seguito degli eventi ha proclamato tre giorni di lutto in commemorazione della morte dei nove palestinesi. In una dichiarazione riportata dai media palestinesi egli ha ordinato che le bandiere vengano esposte a mezz’asta «per piangere le anime dei martiri nel massacro dell’occupazione nel campo profughi di Jenin». Sempre nella giornata di ieri un altro palestinese è rimasto ucciso nel corso di scontri con le forze di difesa israeliane nella città di a-Ram, a nord di Gerusalemme.