SALUTE, cancro. Ricerca, i successi nel contrasto delle metastasi: inibire gli invadopodi

Il passo in avanti della scienza è stato compiuto presso la Bar Ilan University, dove si ritiene di aver trovato il mdo di impedire alle cellule tumorali di entrare nel sangue e, quindi, di muoversi nell’organismo. Questo potrà divenire possibile ricorrendo a una particolare catena di aminoacidi in gardo di interrompere l’interazione proteica che attiva il movimento degli invadopodi che causano la diffusione del cancro secondario. Ora la sfida diviene quella della realizzazione di un farmaco specifico.

La notizia è oltremodo incoraggiante e, se troverà una pratica conferma, alimenterà le speranze dell’umanità riguardo a una futura sconfitta del cancro, anche attraverso una sua limitazione degli effetti derivante dall’arresto delle metastasi, delle quali spesso si ha contezza ormai troppo tardi, cioè quando hanno irrimediabilmente attaccato buona parte dell’organismo.

INIBIRE LE METASTASI

Intanto va preliminarmente detto che il peptide (catena di aminoacidi) scoperto dai due ricercatori applicati alla Bar Ilan University di Ramat Gan (Tel Aviv), il professor Jordan Chill e la dottoressa Hava Gil-Henn, dovrebbe sortire la propria efficacia sui tumori diversi da quelli del sangue, del midollo osseo e dei linfonodi. Il gruppo di scienziati israeliani è giunto a questo risultato a seguito di una sperimentazione effettuata su delle cavie ammalate di cancro al seno, sulle quali il principio attivo testato ha avuto un tasso di efficacia superiore al 90 per cento. Lo ha reso noto ieri il giornalista Nathan Jeffay in un articolo a sua firma pubblicato dal quotidiano “Times of Israel” – https://www.timesofisrael.com/israeli-scientists-say-substance-prevents-cancers-spread-in-mice-with-90-success/?utm_source=Startup+Daily&utm_campaign=startup-daily-2023-01-17&utm_medium=email -, nel quale si afferma inoltre come questo significhi che si possa dunque impedire l’attivazione dell’invadopodia con la conseguente inibizione delle metastasi.

I RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE SUI TOPI

Ricerche condotte in precedenza su malate con diagnosi di cancro al seno hanno evidenziato come il 12% di essi sviluppi metastasi, vedendo a causa di ciò ridotto il proprio tasso di sopravvivenza a cinque anni del 26 per cento. Infatti, la chemioterapia è in grado di eliminare il maggior numero possibile di cellule tumorali, tuttavia non impedisce a quelle sopravvissute di attivarsi e diffondersi nell’organismo. Dunque, qualora realizzato, un farmaco del genere troverebbe impiego in aggiunta alla chemioterapia e agli altri trattamenti attualmente praticati, che agiscono uccidendo le cellule tumorali ma non inibiscono le metastasi. «La maggior parte dei farmaci si concentra sulla riduzione dei tumori una volta che si sviluppano – ha al riguardo dichiarato il professor Chill al quotidiano israeliano -, mentre noi ci siamo invece orientati verso un approccio preventivo che potrebbe salvare molte persone dal cancro secondario»

ORA LA SFIDA È LA REALIZZAZIONE DEL FARMACO

Ora ci si concentrerà sullo sviluppo del peptide quale principio attivo di un farmaco che si caratterizzi per dei meccanismi di dosaggio in grado di recare effetti laddove si renda necessario all’interno del corpo umano. La catena di aminoacidi individuata dal gruppo di ricercatori della Bar Ilan University, impedendo alle cellule tumorali di entrare nel sangue non le consentirà di muoversi all’interno del corpo, evitando in questo modo la diffusione del male attraverso la metastatizzazione di altri organi.

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