AMBIENTE, antropizzazione e salvaguardia. Acque reflue, nuova direttiva europea in materia: realismo o eccesso di ambizione?

Misure come Fit for 55%, Hydrogen and decarbonised gas market package e Zero Pollution Action Plan, traducono in atti concreti il Green Deal, mutando lentamente ma inesorabilmente l’ordinamento eurounitario. Sulla scia dei provvedimenti richiamati si inserisce anche la proposta di nuova direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (Urban waste water treatment directive, UWWTD), pubblicata il 26 ottobre 2022. Di seguito riportiamo una sintetica analisi su di essa effettuata da Utilitalia, in seguito pubblicata sul commentario bimestrale della Fondazione Utilitatis

a cura di Luigi Del Giacco, dell’area giuridico, legislativa e fiscale di Utilitalia – La comunicazione European Green Deal, adottata dalla Commissione europea nel 2019, ha costituito un punto di svolta per la politica dell’intera Unione europea.

CONCRETIZZAZIONE DELL’EUROPEAN GREEN DEAL

Vera e propria dichiarazione programmatica, essa sta indirizzando l’azione della Commissione e dei co-legislatori europei nel perseguimento di obiettivi ben precisi: uso efficiente delle risorse; mitigazione dei cambiamenti climatici; tutela della biodiversità; riduzione dell’inquinamento. Misure come il pacchetto Fit for 55%, l’Hydrogen and decarbonised gas market package e lo Zero Pollution Action Plan, che rappresentano la traduzione in atti concreti del Green Deal, stanno lentamente ma inesorabilmente cambiando il volto dell’ordinamento eurounitario. Sulla scia dei provvedimenti richiamati si inserisce anche la proposta di nuova direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (Urban waste water treatment directive, UWWTD), pubblicata il 26 ottobre 2022.

LA DIRETTIVA CEE DEL 1991

La direttiva attualmente in vigore, adottata nel 1991, ha contribuito in maniera determinante al miglioramento della qualità dei fiumi, dei laghi e dei mari europei. Ma negli ultimi trenta anni, lo sviluppo tecnologico e le conoscenze sullo stato dei corpi idrici (e sulle pressioni a cui essi sono sottoposti) hanno fatto passi da gigante e il quadro giuridico europeo è profondamente mutato: in particolare, sono intervenute la direttiva quadro sulle acque, la modifica della direttiva sulle acque di balneazione, la nuova direttiva sull’acqua potabile. Sono tutti fattori, questi, che hanno convinto la Commissione europea della necessità di un aggiornamento della disciplina sul trattamento delle acque reflue.

I CONTENUTI DELLA PROPOSTA

La proposta della Commissione risulta fortemente innovativa, adottando un approccio olistico assente nella normativa vigente: se la direttiva 91/271/CEE ha come obiettivo primario (se non unico) la tutela dell’ambiente, il testo recentemente presentato individua ulteriori target, che vanno dalla tutela della salute umana alla riduzione delle emissioni climalteranti e dei consumi di energia fossile, passando per il miglioramento dell’accessibilità dei servizi, la trasparenza e il monitoraggio sanitario. Per dare sostanza a tali obiettivi, le nuove norme puntano a estendere gli obblighi di raccolta e trattamento a tutti gli agglomerati tra 1.000 e 2.000 abitanti equivalenti (attualmente esclusi dalla direttiva in vigore).

OBBLIGHI PER GLI STATI MEMBRI

Si prevede, inoltre, l’obbligo per gli Stati membri di predisporre piani integrati di gestione delle acque reflue urbane nelle città medie e grandi (inizialmente nelle città con oltre 100.000 abitanti e, successivamente, in quelle con più di 10.000 abitanti), che dovranno includere anche la gestione delle acque meteoriche. Continua a leggere questa analisi, pubblicata sul Commentario bimestrale della Fondazione Utilitatis, al seguente indirizzo web: https://www.utilitatis.org/my-product/la-nuova-direttiva-sul-trattamento-delle-acque-reflue-realismo-o-eccesso-di-ambizione/

www.utilitatis.org

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