L’organizzazione non governativa Libertà e Progresso, da tempo attiva in campagne di sensibilizzazione sulla questione della popolazione sahrawi e della loro condizione all’interno dei ampi profughi gestiti in territorio algerino dal Fronte Polisario (strutturata organizzazione che si batte da decenni contro il Marocco per il controllo della contesa regione del Sahara Occidentale), ha riaperto la questione relativa a presunti casi di schiavitù verificatisi nei campi di Tindouf.
LE DENUNCE DI LIBERTÀ E PROGRESSO E HUMAN RIGHTS WATCH
Attraverso alcune forme di protesta, quali un sit-in e la pubblicazione di una serie di comunicati stampa nei quali viene denunciata «la complicità e la passività della dirigenza del Polisario nel porre fine a tali pratiche discriminatorie» la ong stigmatizza le asserite «misure discriminatorie quotidiane assunte nei confronti di sahrawi nei campi in ragione del colore della loro pelle». Quella di Libertà e Progresso è una azione risalente nel tempo, infatti nello scorso mese di novembre aveva posto in guardia riguardo «alla esclusione dei sahrawi dalla pelle scura dalla partecipazione agli incontri preparatori del congresso del Polisario», evento in calendario dal 13 al 17 gennaio prossimi nel campo profughi di Dakhla, sempre in Algeria.
SHIAVITÙ NEI CAMPI PROFUGHI
Le accuse mosse dalla ong sono oltremodo pesanti, poiché essa fa esplicito riferimento a pratiche «di apartheid» nei confronti della popolazione nera dei campi. A seguito delle testimonianze raccolte da Libertà e Progresso, nel 2014 l’organizzazione impegnata nella difesa dei diritti umani, Human Rights Watch, aveva parlato di «persistenti forme di schiavitù all’interno dei campi», indicando altresì nei «sahrawi dalla pelle scura» le vittime dei numerosi casi accertati, sottolineando come la schiavitù assumesse «principalmente la forma dei lavori domestici involontari».
IL CONTROVERSO CASO GHALI
Lo stesso Brahim Ghali, leader del Fronte Polisario, nel 2008 si trovò costretto a lasciare precipitosamente la Spagna, paese nel quale svolgeva la funzione di rappresentante della sua organizzazione, a seguito della denuncia sporta nei suoi confronti da una ragazza sahrawi, Soltana Bent Bilal, che lo accusava di maltrattamenti. Nel 2007 il Polisario fermò due giornalisti australiani, Violeta Ayala e Daniel Fallshaw, mentre indagavano sul fenomeno della schiavitù nei campi di Tindouf, rilasciati a seguito di una campagna di protesta lanciata da Reporters Without Borders e dell’intervento delle Nazioni Unite.