Finalmente in Europa si è giunti a un accordo sul tetto al prezzo del gas natuarle, che è stato fissato a 180 euro per megawatt/ora (MWh). Si tratta di una leva che, dal mese di febbraio, si attiverà al massimo per venti giorni qualora il prezzo all’ingrosso della materia prima energetica supererà i 180 euro per MWh per tre giorni lavorativi consecutivi e sarà superiore di 35 euro al prezzo del gas naturale liquefatto (Gnl) sui mercati globali.
UN INTESA SOFFERTA
Si tratta di un’intesa sofferta e che, in ogni caso, prevede forme di salvaguardia che potranno portare alla sua sospensione. Durissima la reazione di Mosca, che dal provvedimento potrebbe venire seriamente danneggiata sul piano finanziario, «è un accordo inaccettabile che crea distorsioni nel mercato, reagiremo», ha immediatamente fatto sapere Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino. L’intesa è arrivata all’ultimo Consiglio affari energia in calendario per il 2022, con i maggiori leader europei che la scorsa settimana avevano sollecitato l’approvazione del pacchetto energia, includente anche la piattaforma comune per gli acquisti del gas e la solidarietà tra i paesi membri dell’Unione europea in caso di emergenza delle forniture.
IL MECCANISMO DEL PRICE CAP
Il price cap fa riferimento al Ttf di Amsterdam, la borsa energetica nella quale vengono negoziati parte dei contratti aventi a oggetto il gas naturale; una volta attivato non verranno consentite transazioni sui contratti futures, che, dunque, rientreranno nell’ambito di applicazione del tetto al prezzo al di sopra del limite di offerta dinamica. Nell’intesa è stata altresì inclusa l’ipotesi che possa essere applicato alle transazioni fuori borsa, mentre il meccanismo di correzione del mercato verrà monitorato dall’Acer ma, come accennato, in caso di emergenze relative alla sicurezza degli approvvigionamenti, esso potrà venire immediatamente disapplicato. «L’Unione europea sarà meglio preparata per la prossima stagione invernale e per il nuovo round di riempimento degli stock», ha commentato la Commissaria europea all’Energia Kadri Simson.
ASTENUTI E CONTRARI
Obiettivo della Commissione e della presidenza di turno ceca era il raggiungimento del maggiore consenso possibile in Europa, che tuttavia non è stato conseguito, poiché Austria e Olanda si sono astenute, mentre l’Ungheria di Viktor Orbán ha votato contro. L’accordo politico è stato dunque raggiunto a maggioranza qualificata. Il ministro degli esteri ungherese Péter Szijjarto ha abbandonato in anticipo la riunione di Bruxelles esprimendosi sinistramente contro l’Unione europea e la sua precaria coesione: «Saremo liberi su eventuali modifiche al contratto per le forniture di gas con la Russia, senza notificarlo alla Commissione». In serata la Borsa di Amsterdam ha chiuso in calo del 6%, a 108 euro al MWh.