Con l’eleganza e la classe che contraddistinguono e permeano ogni sua release, Gianluca Amore, riconosciuto dalla critica come una delle vocalità maschili più emozionanti, intense e incantevoli del cantautorato di matrice Pop-R’n’B dell’ultimo decennio, col brano “Disordine” torna ad accarezzare e ad avvolgere di pathos orecchie, menti e cuori (PaKo Music Records/Visory Records/Believe Digital), il suo primo album.
LACUNE NEL PROPRIO ESSERE
Etimologicamente derivato dal latino ordinis, con l’aggiunta alla radice del prefisso peggiorativo dis, a sovvertirne senso e significato e, nella sua accezione più profonda identificabile nella locuzione greca «Caos», che ritrae una profonda lacuna nella continuità lineare del proprio essere e della propria vita, “Disordine” è un album musicale che stravolge ogni contorno, mescolando abilmente le carte in tavola, poiché le dieci tracce che lo compongono, riprogrammano cogliendole da nuove e più luminose, le prospettive del subbuglio interiore, la confusione apparentemente irresolubile che affolla e scompiglia lo spazio che separa l’essere umano da un tanto inseguito equilibrio in ogni ambito della sua esistenza. Italiano e inglese si amalgamano nei testi così come nella vita di Gianluca, che è cantautore, musicista, musicoterapeuta e performer, giovane uomo che attraverso una spiccata e finissima sensibilità e un’innata inclinazione alla ricerca e alla condivisione dei sentimenti umani attraverso l’arte, giunge dritto al cuore del pubblico che lo ascolta, grazie alla sua autenticità, a una delicatezza e a una purezza disarmanti.
DISORDINE
In “Disordine” anche le sonorità sulle quali si posano emozioni e riflessioni variano di continuo: dalle atmosfere anni Ottanta del brano apripista “I wanna sing forever”, si passa in un naturale fluire di battiti e coscienza al suggestivo R&B di “Senza Ragione”, urlo sospeso tra la silente ma più fragorosa che mai implosione di un sedicenne imprigionato nelle sofferenze dell’adolescenza e la liberazione da essa mediante la sua catarsi in musica, quindi si giunge al pop tipico degli anni Novanta di “Masochist”, primo singolo estratto dall’album, che cullato da una ritmica incessante e travolgente, descrive con ironia la fine di una storia.
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