Al centro dell’evento le evoluzioni di alcuni dei parametri monitorati come temperatura, CO₂, metano, i contributi alle principali infrastrutture di ricerca ambientali, anche internazionali, come il GAW WMO (Global Atmosphere Watch – Organizzazione Meteorologica Mondiale), ICOS (Integrated Carbon Observing System), ACTRIS (Aerosol, Clouds, and Trace gases Research Infrastructure) ed EMSO (European Multidisciplinary Sea Floor and Water Column Observatory); illustrati inoltre i risultati del progetto ES-PA per lo sviluppo sostenibile dell’isola. Ambiente, clima, sue mutazioni ed effetti sul riscaldamento terrestre: i ricercatori dell’ENEA da anni operano a Pantelleria allo scopo di ricavare informazioni importanti che gli scienziati in seguito analizzeranno. Una osservazione sull’intero globo che viene effettuata da un punto ottimale quale è il Mare Mediterraneo.
L’UOMO HA CAMBIATO LA CHIMICA DELL’ATMOSFERA
Nell’Antropocene l’essere umano ha impresso alla chimica dell’atmosfera dei radicali mutamenti, soprattutto a partire dall’era industriale, cioè da quando il ciclo ha inciso in maniera maggiore rispetto, ad esempio, al grande caldo che si registrò nel Medio Evo o alla piccola era glaciale. Attualmente, osservano i ricercatori di ENEA e CNR, il riscaldamento globale ha assunto la caratteristica dell’omogeneità, di pari passo con l’incremento della CO₂ in atmosfera. La temperatura media globale aumenta, essi sottolineano con toni pacati che, tuttavia non celano una solida base di allarmismo: «Ormai a Cervinia non si scia più neppure con gli sparaneve e l’Italia, come un termometro, sta divenendo sempre più rossa».
OSSERVATORI ENEA A LAMPEDUSA E VENEZIA
Insomma, il messaggio è oltremodo chiaro: abbiamo ancora una finestra per scappare ancora aperta, però bisogna sbrigarsi. Intervenire sulle cause, dunque, e farlo sulla base delle informazioni ricavate da fonti quali le infrastrutture permanenti come quella dell’ENEA di Lampedusa e di Venezia, due siti differenti entrambi nelle acque del mare che bagna la Penisola. Nel workshop romano del 6 dicembre è stato sottolineato come Lampedusa sia ottimale per la raccolta dei dati e la loro successiva verifica dallo spazio, operazione quest’ultima resa possibile grazie ai satelliti lanciati in orbita nel quadro del programma Copernicus, essenziali anch’essi ai fini dell’osservazione e dell’analisi dei fenomeni in atto.
IL WORKSHOP DI ROMA
Temperature, correnti, clorofilla, salinità delle acque marine e molto altro sono i termini di riferimento che ormai da venticinque anni vengono presi in considerazione dagli scienziati. I lavori del workshop, che si è svolto presso Roma Eventi Fontana di Trevi, sono stati introdotti dal saluto, porto da remoto dal presidente di ENEA Gilberto Dialuce, che ha preceduto le quattro sessioni di interventi che si sono articolate nella mattinata e nel pomeriggio: L’Osservatorio di Lampedusa, un faro sul clima del Mediterraneo; L’Osservatorio climatico di Lampedusa e le infrastrutture di ricerca europea (ESFRI); L’Osservatorio di Lampedusa dalla scala mediterranea a quella globale; Interventi per lo sviluppo sostenibile sul territorio, il progetto ES-PA e l’Osservatorio.
Di seguito è possibile ascoltare la registrazione integrale dell’audio relativo alla seconda parte del workshop, inclusiva delle sessioni 3 e 4 (A496)