STRATEGIA, workshop. Balcani: il futuro della regione nelle analisi predittive della NATO Defence College Foundation

La stabilità e la sicurezza dei Balcani e del Mar Nero sono strettamente connesse a quelle della comunità euro-atlantica e oggi risulta più evidente che nel passato come il legame profondo tra le due regioni e la rilevanza di quello spazio strategico siano ormai in cima alle agende politiche

a cura di Giuseppe Morabito, generale in ausiliaria dell’Esercito italiano e attualmente membro del direttorio NATO Defence College FoundationLa stabilità e la sicurezza dei Balcani e del Mar Nero sono strettamente connesse a quelle della comunità euro-atlantica e oggi risulta più evidente che nel passato come il legame profondo tra le due regioni e la rilevanza di quello spazio strategico siano ormai in cima alle agende politiche di Unione europea e NATO.

VIAGGIO A BELGRADO E PRISTINA

Entrambe, infatti, sono tornate a sostenere il processo di integrazione e la sicurezza regionale, anche alla luce dei drammatici avvenimenti verificatisi in Ucraina a seguito dell’invasione militare russa. Per l’Italia, la regione è oltremodo importante, tanto è vero che lo scorso novembre il vicepresidente del Consiglio dei ministri nonché titolare del dicastero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, unitamente al ministro della Difesa, si sono recati in visita a Belgrado e Pristina allo scopo di incontrare i vertici degli Stati di Serbia e Kosovo. Facendo appello al senso di responsabilità delle parti, nel corso di una delle prime visite compiute all’estero degli esponenti del nuovo governo italiano, è stato indicato come Roma  intenda continuare a incoraggiare e a intensificare il dialogo al fine di superare le recenti tensioni rialimentatesi tra albanesi e serbi, anche allo scopo di dare slancio alla loro prospettiva europea.

APPELLO ALLA RESPONSABILITÀ

La stabilità dei Balcani è un obiettivo prioritario per l’Italia, paese che da sempre opera per la sicurezza e la pace della regione, anche attraverso la propria ventennale partecipazione alla NATO Kosovo Force (KFOR) e alla missione europea EULEX. La visita a Pristina è iniziata con le riunioni bilaterali: il ministro degli Esteri ha incontrato la sua omologa, Donika Gërvalla-Schwarz, e così quello della Difesa, Armend Mehaj. In seguito hanno avuto luogo gli incontri congiunti con il Presidente della Repubblica, signora Vjosa Osmani, e il Primo ministro Albin Kurti. A tutti gli interlocutori kosovari è stata ribadita la necessità della de-escalation e la disponibilità italiana ad assumersi la responsabilità della definizione, in coordinamento con l’Unione europea e con i principali partner internazionali, di un percorso di uscita dall’attuale crisi innescata dalla normativa introdotta dal governo di Pristina relativa alle targhe automobilistiche e dalla nomina di Nenad Rašić quale ministro per le minoranze.

UN MOMENTO DELICATO

In ambito bilaterale, sia Tajani che Crosetto hanno ribadito la volontà di rafforzare la collaborazione politica, economica e culturale tra i due paesi. Al termine della visita, i due ministri si sono recati in visita alla base sede della missione multinazionale KFOR, che costituisce il presidio alla sicurezza e ala stabilità della regione, forza militare di pace attualmente sotto il comando di un ufficiale italiano. Il contingente del nostro paese è dislocato in varie zone del Kosovo ed  è il più numeroso della missione, poiché è formato da oltre 750 uomini. Inoltre, va ricordato che il vertice Unione europea-Balcani occidentali, che si terrà il prossimo 6 dicembre a Tirana, è particolarmente importante nel quadro dell’attuale situazione geopolitica, dopo che il portavoce di Bruxelles, riferendosi alla situazione creatasi a seguito della nomina di Rašić a ministro nel governo di Pristina e all’annuncio di Belgrado che avrebbe annullato la propria partecipazione al vertice, in quanto l’interpretazione preliminare della nomina non soddisferebbe tutte le condizioni della Costituzione del Kosovo.

LA FERMA POSIZIONE DI VUCIĆ

L’Unione europea si attende da Pristina che armonizzi la sue procedure con la costituzione, un aspetto, dunque, di fondamentale importanza per lo stato di diritto, inoltre ha rinnovato l’appello a Belgrado affinché i serbi della minoranza in Kosovo tornino nelle istituzioni locali il prima possibile al fine di evitare un’ulteriore escalation della crisi. È evidente come la mancata partecipazione di Belgrado riduca quasi ad annullare l’importanza dell’evento. La Serbia non intende parteciperà al vertice in segno di protesta per la mancata reazione dell’Unione europea alla nomina di un nuovo ministro nell’esecutivo kosovaro, un oppositore della linea politica di Belgrado. Il presidente serbo Aleksandar Vucić ha stigmatizzato la decisione del premier kosovaro Albin Kurti di nominare nel suo governo Rašić, serbo schierato all’opposizione, nuovo ministro per le Comunità e il ritorno dei profughi in sostituzione di Goran Rakić, esponente di Srpska Lista (SL), il partito legato a Belgrado e allo stesso Vucić, dimessosi nelle scorse settimane unitamente a tutti gli altri serbi presenti nelle istituzioni del Kosovo.

I BALCANI SECONDO LA NATO FOUNDATION

Ad avviso del presidente serbo, una tale decisione apertamente ostile da parte di Kurti meritava una doverosa condanna da parte di Bruxelles. Sin dal 2014 la NATO Foundation analizza a fondo questi aspetti organizzando ogni anno un dibattito di alto livello sulla regione, partendo dalle premesse costituite da elaborazioni strategiche ed esperienze maturate più di recente, avvalendosi di esperti specializzati sui Balcani orientali. L’ottavo appuntamento della serie di conferenze annuali sul tema avrà luogo il prossimo 7 dicembre, articolato in tre sessioni vedrà la partecipazione di decisori politici e analisti di fama internazionale. La prima di esse verterà sull’attuale situazione e sulle prospettive future dell’integrazione regionale nelle strutture euro-atlantiche, a fronte del  rinnovato slancio politico internazionale in questa direzione.

IL CONVEGNO DI ROMA

La seconda sessione entrerà nel merito delle specifiche sfide poste alla sicurezza degli assetti regionali, approfondendo i temi della fragilità delle istituzioni e dell’influenza negativa della criminalità organizzata nell’area, oltre al possibile ruolo di attori internazionali nel suo contrasto. La terza e ultima sessione verrà invece incentrata sul consolidamento delle democrazie e sulle legittime aspirazioni di quei paesi a divenire membri delle organizzazioni internazionali, in primo luogo l’Unione europea. I lavori si terranno presso l’Hotel Quirinale, in via Nazionale 7 a Roma; la lingua d lavoro sarà quella inglese, ma sarà anche possibile avvalersi della traduzione in italiano; i lavori del convegno verranno trasmessi in diretta streaming. Per ulteriori informazioni è possibile contattare il team comunicazione NDCF all’indirizzo: ndcf.pressmediarelations@gmail.com

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