Nel corso della quinta edizione del Premio Italia Informa, conferito ogni anno alle eccellenze che hanno svolto attività in ambiti diversi, distinguendosi in modo particolare durante il loro percorso professionale e di vita. Il 26 novembre scorso, presso il Rome Cavalieri Waldorf Astoria Hotel, nella categoria speciale “il Personaggio dell’anno” il Premio è stato assegnato a Elisabetta Belloni, attuale Direttore Generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), organo del quale si avvalgono il Presidente del Consiglio dei ministri e l’Autorità delegata per l’esercizio delle loro funzioni e per assicurare unitarietà nella programmazione della ricerca informativa, nell’analisi e nelle attività operative di AISE e AISI (le due attuali agenzie di intelligence della Repubblica Italiana).
UNA INTELLIGENCE IN COSTANTE EVOLUZIONE
Nel 2007 il sistema dell’intelligence italiana fu oggetto di una profonda riforma che lo condusse all’attuale conformazione. Da allora il contesto di riferimento nel quale si trova a operare è mutato e le sfide profilatesi hanno imposto degli ulteriori adeguamenti. «È certamente vero – afferma la Belloni – che il mondo di oggi si caratterizza per le minacce sempre più pressanti e sempre più complesse che originano spesso da fattori tra loro interdipendenti. Questo, naturalmente, richiede che l’intelligence si doti degli strumenti necessari per affrontare queste sfide. Dal 2007 a oggi l’intelligence italiana è stata oggetto di un processo di costante evoluzione che l’ha resa preparata sia dal punto di vista tecnologico che professionale. Negli ultimi anni si è trattato di puntare non soltanto sulla ricerca di quegli strumenti che consentono di garantire la sicurezza nel Paese, come il contrasto del terrorismo e della criminalità organizzata o dei traffici illeciti, ma soprattutto garantire la stabilità del Paese».
GARANTIRE LA STABILITÀ DEL PAESE
Per conseguire questo obiettivo, sottolinea il Direttore del DIS, «bisogna essere equipaggiati anche in termini di capacità di identificazione e promozione dei reali interessi nazionali, che sono certamente la stabilità sociale, quella economica, la promozione della nostra impresa. Negli ultimi anni c’è stata una vera e propria rivoluzione, non soltanto culturale ma anche pratica, che credo abbia consentito all’intelligence di essere all’avanguardia, aspetto che le viene riconosciuto a livello internazionale. È vero che noi dobbiamo lavorare “dietro le quinte”, in silenzio, e che spesso non si conosce il lavoro che svolgiamo, ma io invito l’opinione pubblica a riflettere su di una semplice questione: tutto sommato il nostro paese …e voglio essere cauta, non ha ancora assistito a quelle che sono le vere crisi, che invece hanno colpito altri paesi. Ebbene, forse un po’ del merito di questo è dovuto anche ai tanti funzionari dell’intelligence che dietro le quinte fanno un lavoro pericoloso che richiede loro molta professionalità, molte capacità, ma che dà anche buoni risultati».
UNA DONNA IN CARRIERA
Elisabetta Belloni proviene dalla carriera diplomatica, dal 2016 al 2021 è stata Segretario Generale del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, un ambiente lavorativo in passato non certo facile per una donna, una donna che adesso è a capo dei servizi segreti. «In Italia la carriera diplomatica è stata aperta alle donne relativamente di recente, però oggi per fortuna ci sono moltissime donne che possono accedervi e che stanno facendo una brillante carriera. Per ciò che mi riguarda, la mia regola è sempre stata la stessa: fare al meglio delle mie capacità, cercare di mettere al servizio dello Stato la mia professionalità in maniera leale e in maniera estremamente istituzionale. Tutto sommato devo dire che questa filosofia che mi ha sempre accompagnata e che mi deriva dall’educazione che ho ricevuto a scuola e dalla famiglia, mi ha consentito di fare carriera».
I DOSSIER PIÙ DIFFICILI
«Un po’ per casualità e un po’ perché era la mia attitudine, ho sempre ricoperto incarichi che hanno richiesto l’assunzione di moltissime responsabilità. Quindi, direi che mi sono abituata ad affrontare queste sfide con la serenità che deriva dall’avere sempre l’obiettivo di fare la cosa giusta. Le situazioni più difficili per me, quelle che mi hanno fatto soffrire di più, sono state quelle che hanno comportato delle decisioni che riguardavano le vite umane, ovvero quando lavoravo all’unità di crisi, o quando mi occupavo di personale e anche adesso, quando si affrontano contesti delicati come quello più recente della ragazza italiana detenuta in Iran che è stata riportata in Italia».