KAZAKISTAN, elezioni presidenziali. Domenica alle urne 12 milioni di elettori: Tokayev cerca la rielezione

I pronostici non riservano sorprese, poiché il presidente uscente viene dato per favorito. Oltre a Kassym Jomart Tokayev altri cinque candidati si sfideranno nelle urne, dove saranno chiamati a votare dodici milioni di cittadini kazaki.

Si tratta dell’attivista Karakat Abden, del direttore della scuola di economia di Astana Meiram Kazhiken, di Nurlan Auesbayev (esponente del Partito nazionale socialdemocratico, Pnsd), dell’attivista per i diritti delle donne Saltanat Tursynbekova e dell’esponente del partito Auyl, Zhiguli Dairabayev. Qualora dovesse venire riconfermato alla carica, Tokayev sarebbe presidente per i prossimi sette anni, ma dopo non potrà più ripresentarsi alle elezioni.

TOKAYEV E LA SITUAZIONE IN KAZAKISTAN

Le numerose proposte di riforme costituzionali presentate da quest’ultimo nei mesi scorsi hanno condotto alla riduzione dei poteri presidenziali e al potenziamento di quelli del parlamento, all’istituzione di una corte costituzionale e alla nomina di un commissario per i diritti umani. Si tratta del percorso avviato a seguito dei gravi disordini di piazza che sconvolsero il Kazakistan all’inizio dell’anno, che presero avvio nella forma della protesta contro il rincaro del gas propano liquido, degenerando in seguito in pochi giorni in una rivolta armata contro il governo. Allora il bilancio degli scontri ammontò a oltre 230 morti, con Tokayev che riuscì a ristabilire l’ordine soltanto grazie all’intervento in suo aiuto di un ridotto contingente militare dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Csto) inviato da Putin, che assunse il controllo delle infrastrutture critiche del Paese centrasiatico lasciandolo pochi giorni dopo.

LE RIFORME DOPO LA RIVOLTA

In seguito il presidente ha ampliato la propria base di potere varando una serie di riforme volte a consolidare la democrazia, epurando inoltre numerosi personaggi legati all’ex presidente Nursultan Nazarbayev, in primo luogo l’ex primo ministro Karim Masimov, arrestato nel pieno dei disordini quando ricopriva l’incarico di responsabile dei servizi di sicurezza interni e, ora, sotto processo per il reato di alto tradimento, tentata sovversione violenta e abuso di potere. Le tensioni interne derivano anche dalla ritrovata centralità geopolitica del Kazakistan dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, poiché esso condivide con la Federazione russa quasi ottomila chilometri di frontiera ed è storicamente soggetta all’influenza politica, economica e culturale di Mosca.

L’OMBRA DEL CREMLINO SU ASTANA

Tuttavia, recentemente Tokayev ha preso spesso le distanze dall’operazione militare scatenata dal Cremlino in Ucraina, al punto che nel giugno scorso, in occasione del forum economico di San Pietroburgo, al cospetto di Vladimir Putin dichiarò pubblicamente che il suo governo, «nel rispetto dell’integrità territoriale degli altri Paesi, non avrebbe riconosciuto l’indipendenza delle province di Luhansk e Donetsk». La scorsa estate un tribunale russo ha ordinato l’interruzione (ufficialmente per ragioni di salvaguardia ambientale) delle esportazioni di petrolio kazako attraverso il Mar Caspio, successivamente ripristinate. Il Kazakistan permane comunque dipendente dalle importazioni russe, che soddisfano la domanda del proprio mercato interno, nonché  per quanto concerne le esportazioni di petrolio.

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