La controversia diplomatica tra la Repubblica federale tedesca e la Repubblica islamica dell’Iran continua ad acuirsi. Il ministro degli esteri di Berlino, Annalena Baerbock (del partito dei Verdi) non si è affatto mostrata impressionata dalle recenti ostilità espresse dal suo omologo iraniano Hussein Amirabdollahian e ha ribadito con fermezza la posizione del proprio Paese in materia di rispetto dei diritti umani universali. «Non è una questione nazionale – ha ella affermato -, bensì una questione universale». Elemento scatenante le minacce di Teheran è stata l’iniziativa assunta da Berlino in sostegno del movimento di protesta civile iraniano che alimenta la protesta divampata a seguito del barbaro assassinio della giovane Mahsa Amini da parte della polizia religiosa degli ayatollah, promuovendo ulteriori sanzioni contro la Repubblica islamica iraniana.
SANZIONI ALLA REPUBBLICA ISLAMICA DELL’IRAN
Al medesimo riguardo anche il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz si era rivolto a Teheran alzando i toni: «Che sistema è mai quello in cui lo Stato spara ai propri cittadini?», ha di recente dichiarato pubblicamente. Teheran ha accusato il governo tedesco di mostrare un «atteggiamento provocatorio, interventista e non diplomatico», minacciato minacciando inoltre la Germania di conseguenze. Nel frattempo, la signora Baerbock, che assieme al titolare del dicastero della giustizia, il liberale Marco Buschmann, ha inaugurato nella capitale tedesca il Congresso mondiale contro la pena di morte, assise che ha luogo ogni tre anni, esortando nell’occasione gli Stati nei quali la pena capitale è ancora in vigore ad abolirla.
ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE
Ogni anno nel mondo sono ancora diverse migliaia le persone vittime di esecuzioni capitali e la pena di morte viene ancora applicata in più di cinquanta paesi. Secondo Amnesty International, tra quelli che praticano la pena di morte anche come strumento di repressione figura l’Iran. In una nota in merito emessa di recente dall’organizzazione per i diritti umani, si afferma come in Iran nel primo semestre di quest’anno siano state uccise 251 persone, tuttavia il numero dei casi di esecuzioni sommarie perpetrate in quel paese che non sono venuti alla luce potrebbe essere decisamente superiore.